Si aprirà ufficialmente il 19 gennaio l’anno in cui Matera mostrerà al mondo il suo fascino e le sue suggestioni come Capitale Europea della Cultura. Un anno in cui i Sassi, unici nel loro genere, patrimonio mondiale dell’Unesco, si offriranno ai visitatori come un autentico museo a cielo aperto.
Decidiamo di scoprire Matera la Città dei Sassi, considerata tra le più antiche al mondo, in un periodo ancora di relativa calma, anche se a ridosso delle festività natalizie. Il clima è ideale, fresco, ma non freddo e l’aria natalizia è già dilagante. Il nostro itinerario parte dal Belvedere di Murgia Timone nel Parco Naturale della Murgia, dove questo immenso presepe prende vita davanti ai nostri occhi. Raggiungiamo il Parco e ci inerpichiamo tra sentieri e Chiese Rupestri, in questo paesaggio fatto di canyon, grotte e profondi crepacci scavati dall’azione erosiva del torrente Gravina. Siamo ormai all’ora del tramonto, i colori si fanno caldi ed intensi per declinare verso quelli freddi di quella che viene definita l’ora blu. Attendiamo che le luci si accendano, qualcosa già brilla all’orizzonte, poi la magia all’unisono. Un colpo d’occhio straordinario. Se siete amanti della fotografia non perdete questo momento, trovate il vostro stallo ideale ed attendete che il paesaggio vi offra quei giochi cromatici che renderanno i vostri scatti profondi e coinvolgenti. Avrete una visuale d’insieme sulla città, adagiata sui due anfiteatri naturali del Sasso Caveoso e del Sasso Barisano con al centro lo sperone della Civita, il nucleo più antico dell’abitato di Matera.
Un consiglio che mi sento di dare, prima addentrarsi in questo groviglio di case, sotto le quali brulica una città sotterranea fatta, di cunicoli, cisterne per la conservazione e distribuzione dell’acqua, e chiese rupestri splendidamente affrescate, è quella di affidarvi ad una guida locale. Non farete fatica a trovarne una per pianificare al meglio le vostre giornate alla scoperta di un mondo “antico” fatto di tradizione e semplicità, ma anche di quell’ingegno che caratterizza da sempre il popolo italiano. Non tutti sanno infatti che i Sassi di Matera, fondano la loro esistenza su un complesso sistema di raccolta delle acque, tutt’oggi fonte di studi. Un intricato sistema di canali, cisterne e palombari collegati con un sistema di vasi comunicanti che riforniva di acqua le abitazioni scavate nella terra, strutturate a terrazzamenti e poste a susseguenza. Sarà proprio questa la peculiarità che valse a Matera, nel 1993, il riconoscimento come Patrimonio Mondiale Unesco.
Tappa fondamentale è la visita di una “casa-grotta” a memoria di quella che fino a pochi anni fa rappresentava la quotidianità della vita contadina di Matera. I suoi spazi, gli arredi e gli utensili da lavoro. Non c’era elettricità ed un adeguato sistema di fognature, né di riscaldamento. Si viveva una vita semplice e condivisa con il vicinato con il quale si aveva un rapporto di familiarità e aiuto reciproco. Gli animali abitavano spesso nello stesso ambiente con le persone e le condizioni igieniche erano a dir poco “precarie”.
Come è ormai noto fu l’intellettuale antifascista Carlo Levi a riscoprire questo mondo dimenticato, durante il suo periodo di confino in Basilicata tra il 1935 e il 36 raccontandola nel suo Cristo si è fermato ad Eboli (1945).
” Arrivai a Matera, mi raccontò (parla la sorella, ndr) verso le undici del mattino. Avevo letto nella guida che è una città pittoresca, che merita di essere visitata, che c’è un museo di arte antica e delle curiose abitazioni trogloditiche…
Allontanatami un poco dalla stazione, arrivai a una strada, che da un solo lato era fiancheggiata da vecchie case, e dall’altro costeggiava un precipizio. In quel precipizio è Matera.…La forma di quel burrone era strana; come quella di due mezzi imbuti affiancati, separati da un piccolo sperone e riuniti in basso in un apice comune, dove si vedeva, di lassù, una chiesa bianca, Santa Maria de Idris, che pareva ficcata nella terra.
Questi coni rovesciati, questi imbuti, si chiamano Sassi. …Hanno la forma con cui, a scuola, immaginavamo l’inferno di Dante….in quello stretto spazio tra le facciate e il declivio passano le strade, e sono insieme pavimenti per chi esce dalle abitazioni di sopra e tetti per quelle di sotto. …alzando gli occhi vidi finalmente apparire, come un muro obbliquo, tutta Matera.
…E’ davvero una città bellissima, pittoresca e impressionante.”
Sarà proprio il clamore della pagine dedicate alla vita nei Sassi ad accendere i riflettori su Matera, e da allora giornalisti ed intellettuali del tempo iniziarono a visitare e descrivere quella vita semplice come simbolo dell’arretratezza del sud d’Italia. Anche la politica iniziò ad interessarsi , definita “Vergogna d’Italia” nel 1952 il governo De Gasperi decise lo sgombero di massa dei Sassi costruendo nuove abitazioni ed espropriando le vecchie. Per questo motivo ancora oggi i Sassi di Matera sono l’unico centro storico in Europa, quasi esclusivamente di proprietà statale. Allo sfollamento seguirono anni di totale abbandono, trasformandola in una città fantasma. Sarà l’orgoglio di parte dei materani che grazie ad associazioni culturali, intellettuali e politici fondarono un movimento che riaccese l’interesse per quel patrimonio che stava deteriorandosi, riportandolo alla vita e al successo che vive oggi.
Proseguiamo la nostra visita verso lo sperone di roccia che si erge nel Sasso Caveoso e raggiungiamo il Complesso del Monterrone, che si articola in due Chiese quasi interamente scavate nella roccia. Entriamo nella Chiesa di Santa Maria “de Idris”, subito il nome rievoca la presenza dell’acqua, deriva probabilmente dal greco Odigitria (guida della via, o dell’acqua). La sua costruzione si attesta tra il ‘300 e ‘400, ed è caratterizzata da due parti distinte: una costruita e una scavata. La facciata, modesta e realizzata in tufo, fu rifatta nel ‘400, a seguito di un crollo. E’ abbellita da un piccolo, ma elegante campanile. Sull’altare maggiore, del 1804, realizzato in tufo e gesso, sulla destra dell’affresco dedicato alla Vergine è raffigurata la scena di conversione di Sant’Eustachio, Patrono di Matera. Oltre il vano dell’altare maggiore, attraverso un cunicolo si accede alla Cripta di San Giovanni in Monterrone (X secolo) splendidamente affrescata. La posizione è stupenda e offre un panorama unico, sulla città e sul quartiere del Piano con i suoi sfarzosi edifici barocchi e sulla Gravina.
In questi giorni ad accompagnare il viaggiatore alla scoperta della città dei Sassi, tante sono le iniziative alle quali partecipare, rappresentazioni teatrali, concerti e mostre. Tra le belle chiese e piazze troviamo le opere monumentali di Salvador Dalì, Danza del tempo, Elefante spaziale e Piano Surrealista. Mentre le altre 200 sono esposte nelle Chiese rupestri di Santa Nicola dei Greci e Madonna delle Virtù.
Per gli amanti del trekking, decidiamo di lasciare i tesori dei Sassi di Matera per dedicarci alla scoperta del Parco Regionale Archeologico Storico Naturale delle Chiese Rupestri del Materano, anche qui è consigliabile la presenza di una guida locale, considerando che molte delle chiese sono chiuse. In questo percorso dall’incredibile varietà naturale, tra sentieri, cascate, rarità vegetative, gravine e grotte naturali utilizzate dall’uomo sin dalla preistoria, si celano antichi insediamenti e le chiese rupestri.
Tra tutte la più famosa è sicuramente la Cripta del Peccato Originale, in località Pietrapenta, a circa 14 km da Matera, anche nota come Grotta dei cento Santi, con magnifici affreschi del IX secolo raffiguranti episodi della Genesi. E’ considerata una delle più antiche e significative testimonianze dell’arte italiana. Per il valore teologico ed artistico è stata definita la “Cappella Sistina” della pittura parietale rupestre.
Se tra i vari oggetti di artigianato trovate un Sole dalle sembianze umane, questo ha origine dalla Grotta del Sole, che si incontra proseguendo per la strada statale 7 in direzione di Taranto, scolpito nella stanza centrale, questo sole impreziosito da gemme a richiamare i chicchi di grano, metafora della luce, la vita e la ricchezza della terra. Altri oggetti che potrete trovare sono i fischietti in terracotta a forma di galletto. I timbri per il pane, che un tempo permetteva di riconoscere il proprio cotto nei forni comuni. E le coloratissime Pupe, vecchie bamboline di formaggio usate al posto dei ciucci.
A completare la nostra esperienza materana le soste nei forni con il pane appena sfornato e le focacce per pranzi sfiziosi, ma veloci. Senza rinunciare per la cena ai caratteristici ristoranti ricavati dai sassi, dove il contrasto tra l’ambiente rustico e la raffinatezza della mise en place creano un effetto molto suggestivo ed invitante. Ottimo vino e piatti tipici della tradizione, come gli sfiziosi peperoni cruschi, le zuppe di legumi, le strascinate, il baccalà, finendo con delle deliziose spumette (biscotti soffici a base di mandorle tritate).
Come arrivare a Matera?
L’aeroporto più vicino è quello di Bari che dista 60 km. Per chi arriva dal versante adriatico può seguire l’autostrada A14 fino a Bari Nord, la SS96 per Altamura e poi la SS99 per Matera. Dal versante Tirrenico si percorre invece la A3 Salerno-Reggio Calabria fino all’uscita per Sicignano, e la E847 fino a Potenza dove si prende la SS407 Basentana per Metaponto fino all’uscita per Matera.
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