Paesaggi, villaggi fortificati, oasi, città moderne e tratti costieri. Percorrere l’Oman in moto, è un’emozione forte e indimenticabile
Quante volte, prima di organizzare un viaggio abbiamo diviso il paese interessato, secondo una convinzione geografica, culturale o semplicemente facendo riferimento ai 4 punti cardinali NWSE? Il Nord solitamente perché richiama le montagne, il centro perché ci ricorda la zona costiera, le spiagge, il sud perché rievoca paesaggi avventurosi come il deserto, che non sempre è di sabbia. Bene, percorrere l’Oman in moto, consente di godere di questa grande varietà di paesaggi, senza dover macinare tanti chilometri.
Le montagne del Nord accompagnate da verdi fondovalle, ricchi di acqua, quelle del sud, più aride perché pressate dal deserto, la zona costiera ancora da scoprire, incontaminata e quindi con la grande possibilità di fare piacevolissime scoperte come la quotidianità e infine il deserto, dune imperiose di color ocra che scendono fino al mare arabico.
L’Oman, custode di storia e tradizioni
L’ Oman però non è solo paesaggio, tra i paesi del Golfo è sicuramente quello che ha la storia più affascinante, depositario di cultura e tradizione, i suoi villaggi fortificati ne sono la prova ancora vivente, insieme alle grandi fortezze ancora ben conservate e mano tenute quasi a sottolineare il significato della tradizione e non far dimenticare i fasti del passato.
La caratteristica di questo paese, è però, quella di un paese ancora da scoprire, un posto che ti offre la possibilità di fermarti e riflettere, di ascoltare le tantissime storie comuni che la gente di questo Sultanato ha da raccontare.
Tra modernità e il mito del marinaio Simbad
C’è l’Arabia rampante, che gronda opulenza da rubinetti di oro massiccio, e fa a gara per il grattacielo più alto e futuristico, poi c’è l’Arabia delle Mille e una Notte. Tenere alta la Tradizione, la Cultura, la Storia e il mito del marinaio Simbad, c’è l’Oman, tenuto ai margini dell’Impero del petrolio e assediato da un deserto fantastico e incandescente e in parte inesplorato. Questi splendido paese, rimane sempre quello dei Suq vocianti, dei forti seicenteschi, delle spezie colorate, dai tappeti fatti a mano e delle spiagge incontaminate. Solo con la moto, tra mare, deserto e montagne, immersi nella magia dei vivaci colori d’Arabia si può assaporare in maniera completa il paese.
” Tutti gli uomini sognano, quelli che sognano di notte scoprono al risveglio la caducità di quelle immagini. Ma quelli che sognano di giorno sono audaci perché può darsi che recitino il loro sogno ad occhi aperti per attuarlo “
Lawrence D’Arabia
La partenza dal sud del Paese
Il tour parte da sud, da Salallah, quindi dalla regione del Dhofar, di cui è la capitale. Regione con una scenografia particolare, di confine, tra oceano e montagne. La costa, bellissima e frastagliata verso lo Yemen è un susseguirsi di palme da cocco su splendide spiagge, scogliere, soffioni e grotte, tutto questo, lo ritroviamo dopo aver percorso i tornanti del Jabel al Qamar, il canyon del Wadi Aful, fino ad arrivare al promontorio di il Sink hole alto ben 900 m, da qui, la vista è mozzafiato, la lunghissima spiaggia bianca di Al Mughsayl contornata di palme, è lo sfondo a questo spettacolare paesaggio. Una pista suggestiva ci guida sino al bagnasciuga della spiaggia di sabbia bianca finissima dove persino il relitto di una nave arenata, è segno che siamo in un posto difficile da abbandonare.
Da Salallah, la risalita verso nord è apparentemente impegnativa per i km che si effettuano, ma il cammino è invece mitigato da paesaggi splendidi, costeggiando l’oceano indiano e le sue immense spiagge da una parte, mentre le montagne del Jabal Samhan spezzano la vista ed insieme al deserto completano un quadro che rimane impresso non solo durante il trasferimento, ma modera i 650 km che separano Salallah a Duqm.
Percorrendo le strade dell’Oman si ha la sensazione di poter perdere da un momento all’altro, parte del paesaggio per l’intensità dello stesso, la strada bellissima fino alla baia di Al Khaluf, è costellata di dune bianche e lagune colorate che sono il contorno ai pochi, isolati e umili villaggi di pescatori. Questa spettacolare parte della costa del Mar d’Arabia conduce alle alte dune del deserto di Wahibah.
“Enormi tartarughe, sono di guardia alle loro uova…”
Non ci accorgiamo dei km macinati e arriviamo a Sur, precisamente a Ras al Jinz che, oltre essere il punto più orientale della penisola arabica, è anche un importante centro di tutela della specie delle tartarughe verdi, specie a rischio di estinzione e di cui la spiaggia è popolata. La notte, le tartarughe vengono a deporre le uova, armati di pile a luce rossa, camminando praticamente al buio raggiungiamo la battigia seguendo per lo più per lo scroscio delle onde e dalle urla intimidatorie della guida che ci invita a guardare dove si mettono i piedi e fare silenzio, non lo immaginiamo, ma assistiamo ad uno dei più grandi spettacoli della natura. Enormi tartarughe, dopo aver scavato profonde buche nella sabbia, sono di guardia alle loro uova che schiudendosi liberano decine di piccole tartarughe che, come se fossero armate di gps, raggiungono il mare per la via più breve.
Percorrendo la strada che costeggia il mare, fino al villaggio di Ayjah, al centro della regione di Sharqiya ci imbattiamo nelle torri di guardia della baia che segnalano l’ingresso alla laguna alle tradizionali imbarcazioni in legno, i Dhow, i cui cantieri sono ancora visitabili a ridosso della baia.
Dhow è il nome generico di un certo numero di imbarcazioni a vela tradizionali con uno o più alberi con vele, utilizzate nella regione del Mar Rosso e dell’Oceano Indiano. I Dhow erano utilizzati come navi per trasportare principalmente oggetti pesanti, come frutta, acqua dolce o altra merce pesante, lungo le coste dell’Arabia orientale (stati arabi del Golfo Persico), Africa orientale, Yemen e l’Asia meridionale costiera (Pakistan, India, Bangladesh). I Dhow più grandi avevano equipaggi di circa trenta persone.
Una favola di origine persiana
A proposito di imbarcazioni, naviganti e navigatori, Sindbad il marinaio, il cui nome sembrerebbe ricollegabile alla regione del Sind, è un personaggio interprete di una leggendaria favola di origine persiana. Il tema della favola sono di questo marinaio marinaio vissuto ai tempi del Califfato abbaside, sono le sue fantastiche avventure durante i viaggi nell’Africa orientale e nell’Asia meridionale, durante le quali, racconta di incontri in luoghi magici, di mostri e fenomeni soprannaturali. I racconti sono in parte basati sull’esperienza dei navigatori nell’Oceano Indiano, in parte riferendosi alla poesia antica, in parte a storie mirabolanti di origine indiana e persiana.
“Percorrere l’Oman in moto, è un’emozione forte e indimenticabile”
Il castello di Al Mintharib
Prima di arrivare a destino, visitiamo il castello di Al Mintharib per poi arrivare al campo nell’ Erg di Wahiba dove passiamo fra le dune una notte in un campo a mille stelle, tante sono quelle che riempono il cielo terso. Un deserto con dune possenti, infuocate al tramonto e pallide all’alba. Le creste che arrivano fino a 300 metri, regalano paesaggi “africani” sempre suggestivi e silenziosi.
La verde vallata di Wadi Bani Khalid, ricca di oasi e laghetti dai colori turchesi, spezza piacevolmente il nostro tragitto, regalando al mattino presto ai nostri occhi, pantoni di colori che nel deserto avevamo dimenticato, queste oasi che si raggiungono attraverso i sinuosi tornanti ai piedi delle spettacolari conformazioni rocciose dello Jebel Hojannon non possono che invitarci una volta arrivati, ad un tuffo nelle acque cristalline appena rifornite dal monsone Kharif.
Il forte di Bahla
Risaliti in moto proseguiamo per Nizwa, antica capitale religiosa dell’Oman, ai piedi della Western Hajar, la più alta catena montuosa dell’Oman, questa zona, è la parte storica culturale del paese, denominata anche la via dei forti a cominciare proprio da quello di Nizwa le cui mura racchiudono anche un vivace suq. Il forte di Bahla dove l’immensa struttura padroneggia sulla città, ad avvalorare il concetto di difesa. Ancora il palazzo di Jabrin, il primo compreso nella lista dei Patrimoni Unesco.
Da Bahla raggiungiamo il villaggio di Tanuf e l’oasi della vecchia Al Hamra, considerati tra i centri abitati più antichi del paese e tra i più caratteristici, per lo stile yemenita con cui sono ancora costruite le loro abitazioni. Da qui il villaggio tradizionale di Misfat e Al Abryyin: Sono villaggi arroccati sulla roccia, tradizionali ma purtroppo adeguatisi al turismo di massa in maniera troppo frettolosa, cosi da lasciarci stupefatti solo dal panorama. La visita alle Haloota Cave, ricchissime di stalattiti e stalagmiti e il museo geologico al loro interno, ci hanno dato la possibilità di capire quanto il sottosuolo di questo paese sia ricco di minerali che lo rendono così diverso nei suoi paesaggi e cosi importante a livello mondiale.
Il nostro arrivo a Muscat
E’ mattino presto quando arriviamo a Muscat, all’esterno della Grande Moschea del Sultano Al Qaboos. Dal punto di vista religioso la più importante del paese, da quello architettonico tra le più belle al mondo insieme a quella di Abu Dhabi e Casablanca. Siamo tutti d’accordo che davanti a queste strutture non conta la religione per apprezzarle, gli immensi spazi all’interno contornati di marmo luccicante, regalano un senso di pace a tutti, davanti a queste opere non rimane che meditare, riflettere e perché no, pregare qualsiasi sia il proprio Dio.
Al Qaboos: il palazzo Al Alam. Un’altra cosa che ci ha colpito è stata la scoperta di un paese mediorientale più occidentale dei paesi occidentali, questo intreccio di parole, per spiegare come l’ordine, la pulizia, e il senso civico sono così coinvolgenti in un paese arabo come l’Oman.
Muscat non è solo la capitale dell’Oman, è la città più popolata, più moderna e allo stesso tempo la più tradizionale, il quartiere cosi detto delle ambasciate, a bordo mare, offre edifici moderni ma sempre rispettosi verso l’architettura araba, mentre il vivace Suq vicino al porto, ci riporta con i suoi odori e rumori, nella classica entropia araba, suggestiva e piacevole, sempre.
Lo spettacolare gioco di acqua offerto dalle fontane del Burji Kalifa
E’ troppo poco il tempo che separa questa atmosfera di un tempo ad un’altra atmosfera sempre araba, ma cosiddetta da mille e una notte, le luci sono ovunque ed illuminano qualsiasi cosa, non fosse così forte la natura, sarebbe sempre giorno a Dubai. Poche ore fa eravamo in mezzo a minuscoli villaggi di montagna e adesso stiamo cenando davanti allo spettacolare gioco di acqua offerto dalle fontane del Burji Kalifa, il grattacielo più alto al mondo, che giochi di led luminosissimi colorano ogni istante con un pantone diverso. La stessa artificialità la riscontriamo nel Emirates Mall, dove entrando in maniche di camicia ci si ritrova ai piedi di uno skilift, o passeggiando sulla spiaggia del Burj al Arab, il famoso Hotel a forma di vela, la cui spiaggia ci ricorda quelle dell’Oman solo per il colore.
La super strada che ci porta ad Abu Dhabi, è mendace, tra il Ferrari World e la sua grande percorribilità ci invita a velocità che paghiamo con valore retroattivo, sulle nostre carte di credito, in una paese dove tutto sembra finto, l’importo che ci viene addebitato è verissimo.
La grande Moschea di Abu Dhabi ci riporta un po’ all’atmosfera araba lasciata in Oman. Non è solo il colore bianco a rendere spettacolare questo edificio, ma soprattutto la struttura, la grandezza e l’architettura maestosa a lasciarci nuovamente a bocca aperta. Siamo arrivati alla fine di questo splendido viaggio e la verità la leggiamo sulle nostre magliette per la foto di gruppo: “ Chi vive vede molto, chi viaggia, vede di più…”
Testo: Ciocio Cavallo
Fotografie: Danilo Bonardo, Egidio Pastore, Franco Pennetta
Viaggio organizzato da “In Moto Ovunque”
La gallery di Oman in moto