Tanto lo sappiamo, che un po’ tutto, e quindi anche il nostro mondo, ruota intorno a una cosa sola: la patacca.
Per conquistare la patacca si fanno chilometri, ci si riduce a servi della gleba pronti a mettersi una scopa in culo per ramazzare la stanza, si prende il caldo, la polvere, il freddo, l’acqua; si sta ore in autostrada, si dorme fuori, male, oppure non si dorme affatto, ci si sveglia alle quattro del mattino, si guida per giorni di seguito, si spendono cifre importanti, quasi solo ed esclusivamente per guadagnare, come unico premio, la tanto ambita patacca.
La patacca, ovviamente, è l’adesivo che ti danno quando ti iscrivi a un evento importante, tipo quelli di endurance su strada o i ritrovi per maxienduro e che devi mettere, in alcuni casi per regolamento, sulla parte frontale della moto, quasi sempre il cupolino. Spesso le patacche sono dedicate al pilota, almeno negli eventi importanti e hanno il nome stampato sopra, altre semplicemente la data dell’evento e altre ancora solo il nome, dell’evento.
La patacca ha quasi sempre una forma molto particolare, rettangolare con un semicerchio appoggiato sulla parte superiore e che sinceramente mi ricordo sempre così da quando si vedevano le prime del Rally di Montecarlo e che la Radio Montecarlo distribuiva durante gli eventi estivi che organizzava negli anni ’70.
Quella forma, se devi organizzare un evento, non la devi sbagliare, sennò la patacca è meno patacca, perde in qualche modo valore, perché fondamentalmente certifica che con quella moto si è partecipato a un evento, si è conquistata la vetta, si è vissuto l’esperienza.
Anche se si tratta, magari, di una semplice girata su strade bianche molto polverose poter esibire la patacca quando si rientra a casa, in città o davanti al bar ci fa sentire dei viaggiatori che si sono messi alla prova, l’hanno superata e possono sfoggiare l’ambito trofeo che è decisamente più importante di qualsiasi altro gadget si possa acquisire come, ad esempio, la maglietta, perché rimane vincolata alla moto che abbiamo condotto in quella avventura.
Non sarà tanto più glorioso aver partecipato, per esempio, a La Via della Pietra con una Superténéré 1200 piuttosto che con una dual? E solo la patacca testimonierà l’impresa.
La patacca spesso rimane esposta per mesi, a volte anni finché non è palesemente desueta o viene sostituita da un’altra.
Verrebbe da pensare che si partecipi agli eventi quasi solo per conquistare questa famosa patacca, che ci si sbatta tanto esclusivamente per avere un adesivo da sfoggiare, mentre in realtà sono sì dei trofei, delle bandierine sulle cose già fatte, le esperienze già provate, ma sono anche la testimonianza che si fa parte di quella categoria di motociclisti che vogliono vivere esperienze nuove, proposte da altri che vedono la moto in maniera leggermente diversa e quindi possono portare a una maggiore esperienza, un confronto che può solo far crescere e migliorare.
Per questo, almeno per quanto mi riguarda, continuerò a collezionarne quante più possibile e diverse fra loro non solo perché formano un bel collage colorato sull’armadietto in garage, ma perché continueranno a portarmi a conoscere gente diversa, posti diversi, esperienze diverse.
Quindi, come sempre, viva la patacca!