L’Imponente è l’evento off, non competitivo, che si svolge interamente lungo il fiume Po. Un percorso ad anello che ha visto partire da Guastalla 270 moto.+
Amedeo Roma
100 km tra stradine e sterrati, e anche qualcosina di più impegnativo, che conducono i partecipanti de L’Imponente tra la golena, i borghi e i paesaggi suggestivi che solo questo angolo di Pianura Padana sa regalare. Punto di partenza Guastalla, in provincia di Reggio Emilia.
Per molti, ma non per tutti. L’Imponente è rivolto ai possessori di moto da fuoristrada prodotte fino all’anno 1996 compreso ma possono partecipare un numero limitato di enduro moderne con peso superiore ai 150 kg.
Via libera invece alle signore biker, ai giovanissimi under 20 e alle moto elettriche, che non hanno restrizioni.
L’evento.
La Domenica mattina alla decina dei partecipanti del graditissimo giro del sabato, si unisce un popolo impressionante di “veri bikers enduristi”, oltre 270 partecipanti, ben 100 in più della prima manifestazione del 2018.
Uno spettacolo: moto da enduro, tutte tenute in maniera ineccepibile da coloriti e simpatici motociclisti, schierati in maniera ordinata lungo via Gonzaga, il centro vitale della città di Guastalla.
Moto incredibili: Cagiva elefant lucky strike, Yamaha 600 XT e TT, Yamaha XT 500, Gilera RC 600, tantissime Honda Dominator 650, Honda Africa Twin sia 650 che 750. Non manca qualche BMW R 80 GS, e l’amico Nicola che sfoggia una Benelli 50 Cross 1977. Mi racconta che l’ha comprata perché è stata la moto con cui il suo papà gli ha trasmesso la passione delle due ruote, e l’ha voluta nel suo garage in ricordo del papà. Mi chiedo, dopo il racconto di Nicola, camminando attraverso il lunghissimo serpentone delle moto, quanto sia profondo e importante il rapporto che ognuno dei partecipanti ha con il loro mezzo, quante storie si potrebbero raccontare, quanto quelle moto siano amate e desiderate dai loro piloti. Negli occhi di ognuno dei partecipanti percepisco l’enorme soddisfazione della moto posseduta, magari tanto sognata in gioventù.
È ora di mettersi in movimento, qualche chilometro di strada asfaltata, che ci porta fuori dal centro abitato e poi ad un tratto di strada bianca: stiamo attraversando le campagne ben tenute dagli agricoltori della zona. Siamo un serpentone infinito, ma ben distanziato, si procede con estremo divertimento a gruppi di tre o quattro, chi in piedi sulle pedane, chi tranquillamente seduto, in fondo il percorso è abbastanza facile.
Spesso si costeggiano i canali che portano le acque per irrigare i terreni. Non ci sono salite, la Pianura Padana è così, tutto abbastanza piatto, eppure non mancano spunti per divertirsi e ammirare il territorio. Passano i chilometri, i primi dieci, poi venti, poi trenta. Ci impolveriamo, e ogni tanto veniamo sorpassati da qualche pilota che non manca di salutarci. Io e il mio compagno di viaggio, questa volta Andrea, abbiamo un passo molto blando; ci godiamo il panorama e non ci facciamo mancare diverse soste fotografiche. Sembrerebbe tutto facile, vero? Ma non è così.
Dopo aver attraversato dei boschi, proprio lungo le rive del maestoso Po, ci troviamo davanti i ragazzi dell’organizzazione, decisamente tanti e ben distribuiti lungo il percorso. Questi ci propongono o di lanciarci sulla sabbia che costeggia la riva del fiume “il sabbione”, o di prendere la scorciatoia che per qualche chilometro prosegue nel sottobosco lungo un tratto più agevole. La mia Dominator calza pneumatici poco adatti alla sabbia, per cui senza pensarci troppo mi infilo nel sottobosco.
Qualche chilometro e i due differenti percorsi si ritrovano, ma questo ci permette di vedere e dare una mano a quelli che hanno imboccato il sabbione. Pazzesco, faticosissimo, risalire dal mare di sabbia che costeggia le rive del Po. Una fatica incredibile, che non tutti riescono a portare a buon fine, tanto che nell’ultima salita che permette di accedere al percorso comune, tante moto vengono portate su direttamente dagli organizzatori. Sabbia che vola da tutte le parti, tanto da limitare la visuale, qualche moto che puzza di bruciato, eppure nessuno si lamenta, tutti sorridono e si divertono: la fatica alle volte può pure rendere felici.
Dopo tanto sudore, non può mancare un punto di ristoro, dove tutti i partecipanti si fermano per assaporare una buonissima crostata e per rifocillarsi di litri e litri di acqua. Partono i racconti tra amici, qualcuno ne approfitta per sistemare qualche problema sulle “vecchiette” a due ruote. Sembra un tuffo nel passato, quasi ci si trovasse nel film “Ritorno al futuro”, come se si fosse impostato l’anno dove ritornare e divertirsi con tanti buoni amici. Forse il 1984?
Si riparte, perché i chilometri non sono poi così pochi, oltre 100 percorsi quasi tutti in fuoristrada. Convinti di aver evitato un bel grattacapo dopo aver visto il sabbione, procediamo in mezzo al sottobosco senza troppi patemi. Qualche bel passaggio nel fossato, una posa in piedi quando scrutiamo i fotografi dislocati lungo il percorso, e via.
Poi d’improvviso incominciamo a faticare a “bestia”. Io e Andrea, facciamo coppia, e nel percorrere un lungo tratto di sabbia, una ventina di chilometri, soffriamo e sudiamo ma non molliamo. O meglio Andrea qualche segno di cedimento lo mostra, io in effetti ho qualche anno in meno, e poi a me piace “lo famo duro”. Qualche sosta per riprendere fiato, qualche incitazione a procedere senza mollare, e arriviamo al punto di ristoro, a circa metà del gruppo. Un buon piatto di pasta, 5 o 6 litri di acqua, una bella strizzata di maglietta e ci rimettiamo in sella.
Per tutti i partecipanti c’è alla ripartenza la prova a tempo, che consiste nel percorrere un breve tratto di percorso in 15 secondi, senza fermarsi o mettere i piedi in terra. Provo anche io, e ottengo un brillante 15.6, solo 6 decimi in più; chissà in quale posizione ho conquistato?
Procediamo spediti, attraversiamo le campagne e continui sottoboschi, che erano i luoghi dove il pittore Antonio Ligabue visse parte della sua vita. Questi luoghi diventano incredibilmente affascinati, quando nel periodo invernale la nebbia attenua i rumori e alle volte sembra di calarsi in una dimensione surreale.
Arriviamo alle 14.30 al punto di rientro, buona parte dei partecipanti è già a tavola; ciccioli, porchetta e tante prelibatezze sono quanto di meglio avremmo sognato. Premiazione del gruppo più numeroso, delle ragazze biker, ma poi tutto sommato siamo tutti vincitori. Si vince sempre quando si è in bella compagnia e quando ci si diverte.
Bravi gli organizzatori, il percorso è stato apprezzato da tutti, e l’assistenza era veramente numerosa. Pronti per l’edizione del 2020 con le gomme giuste, perché dobbiamo avere la soddisfazione di affrontare il Sabbione.
Il sabato.
Nadia Giammarco
A noi piace sempre molto quando motociclismo e turismo si fondono e creano occasioni di incontri e di conoscenza del territorio.
Già il sabato abbiamo cominciato ad assaporare l’atmosfera dell’evento. Il punto di ritrovo è a Guastalla, di fronte al Piccolo Museo della Moto, e visita al museo di Emilio Bariaschi. Un percorso a ritroso nel tempo ripercorrendo, attraverso marchi e leggende del motociclismo, la storia di una passione.
Emilio Bariaschi, nasce come collezionista, successivamente, spinto da uno spirito di condivisione ha poi deciso di mettere a disposizione di tutti i suoi gioielli, all’interno di un capannone. Da fuori non si può nemmeno immaginare quanto sia vasta la collezione, con moto che partono dalla fine della seconda guerra mondiale fino al 1965.
Si comincia il giro turistico. Lungo il percorso rimaniamo affascinati da panorami insoliti, per noi che siamo sempre alla ricerca di curve e tornanti. Vaste campagne, antiche corti, e il Po sempre presente. Percorrere gli argini, e ritrovarsi in paesi ricchi di storia e cultura. Come Sabbioneta.
Ci fermiamo nei pressi di Palazzo Giardino e ci spiace non aver tempo per una visita a questo palazzo che già da fuori si preannuncia molto interessante. Non a caso questa città, insieme a Mantova, è stata iscritta nella lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO.
Abbiamo letto che “la città venne costruita con lo scopo di concretizzare la concezione rinascimentale della Città Ideale in cui arte, architettura e impianto urbanistico rappresentano la massima espressione della classicità.”. Per fortuna non abitiamo lontano e lo inseriamo subito nella lista delle mete interessanti. Per ora ci limitiamo ad un caffè e ad un pezzo di Sbrisolona, perché anche i prodotti tipici fanno parte della cultura di un luogo, e noi non ci siamo tirati indietro.
Proseguiamo il nostro tour turistico. Siamo un piccolo gruppo, una decina di moto, il numero ideale per legare con i nuovi amici e muoversi in tranquillità.
Incontriamo lungo il percorso che gli organizzatori de L’Imponente hanno ideato per noi, ben due ponti di barche. Tipiche costruzioni che si trovavano spesso lungo il fiume Po costituiti essenzialmente da barche collegate tra loro.
Oggi molti sono stati sostituiti da strutture moderne, più robuste ed efficienti, ma alcuni di questi sono ancora percorribili. Ed è un’esperienza da provare.
Attraversare un ponte di questo tipo, costituito da assi di legno che si muovono al nostro passaggio, facendoci galleggiare a seconda dell’andamento del fiume, ha un qualcosa di insolito. Infatti qualcuno di noi ha fatto più volte avanti e indietro. E via di foto, selfie e video.
Cliccate sui link per individuarli su Google Maps
Giungiamo a San Benedetto Po, uno tra i borghi più belli d’Italia, che ci accoglie con una piazza magnifica. Protagonisti il Monastero e la Basilica di Polirone.
Siamo entusiasti. Il Monastero con i suoi chiostri e le cantine e la Basilica con la sua splendida facciata ci lasciano la voglia di tornare e vedere tutto con calma. Così anche questa città finisce nella nostra lista.
C’è una atmosfera particolare in questa piazza, una calma surreale. Noi parcheggiamo le nostre moto e ce la godiamo seduti al tavolo un bar.
Ma un’altra chicca ci attende a Gualtieri, la visita guidata al museo di Antonio Ligabue.
Altra strada, altri paesaggi e una decina di chilometri di strada bianca sull’argine, giusto per pregustare tutta la polvere che ci aspetta domani, la giornata clou de L’Imponente.
La piazza di Gualtieri ci sorprende, ampia e bellissima, inaspettatamente grande per le dimensioni della città. Palazzo Bentivoglio sorge maestoso e domina la scena.
Nel piccolo museo sono stati raccolti gli oggetti della vita quotidiana del pittore di Gualtieri, eccentrico, dalla personalità originale, ma certo geniale. Durante la visita al Museo di Antonio Ligabue scopriamo che è stato un appassionato motociclista; infatti nella camera da letto ricostruita nel museo, troviamo la sua moto Guzzi.
Un bel percorso tra reperti storici, aneddoti e dipinti originali. Ottima la guida che ci ha saputo catapultare nella vita di questo personaggio, che conoscevamo solamente attraverso i libri di scuola.
Complimenti allo staff de L’Imponente e del Moto Club Guastalla per la realizzazione di un itinerario tra le bellezze di questi territori, che ci ha lasciato la voglia di tornare.
Fantastico, spero di parteciparvi quest’anno, con il mio mitico TT