Eccoci giunti alla terza e ultima tappa del nostro reportage della Croazia in moto. Nella prima parte abbiamo fatto la conoscenza della natura selvaggia di questa nazione e l’abbiamo esplorata a bordo di un quad, nella seconda parte siamo rimasti estasiati di fronte ai colori del Parco Nazionale dei Laghi di Plitvice ed ora siamo pronti per scoprire Ogulin e i suoi dintorni.
La città di Ogulin è una città medievale dalla vocazione turistica ma al contempo ricca di racconti e leggende che la rendono una meta affascinante e romantica che vale la pena non farsi sfuggire se si percorre la Croazia in moto. Non per niente il suo fulcro principale è il Castello Frankopan e i suoi punti di interesse sono gli elementi base del più importante racconto dell’autrice Ivana Brlic Mazuranic.
Rimandiamo al pomeriggio la visita della città e partiamo subito in sella alla nostra Yamaha Supertenere perché, come ogni volta che arriviamo in un posto nuovo, ci assale la voglia di esplorarne i dintorni, meno noti ma spesso ugualmente interessanti al fine di fare conoscenza con gli usi e gli interessi delle popolazioni locali.
Lago Sabljaci
Anche qui, come nella stragrande maggioranza delle località della Croazia continentale visitate finora, le strade sono in buono stato, la segnaletica ben evidente e il fondo stradale ottimo; con questi presupposti diventa un piacere abbandonare il centro città e raggiungere il lago Sabljaci, meta importante sia per i turisti che arrivano ad ammirare l’incantevole pesaggio che per gruppi di ragazzi e sportivi che praticano qui i maggiori sport: canoa, ciclismo e anche windsurf, ovviamente lungo le rive del lago si può passeggiare o dedicarsi al relax e alla contemplazione nelle numerose aree ombreggiate.
Noi ovviamente scegliamo di percorrere su due ruote la splendida strada che costeggia il lago per godere dei colori che ci circondano e e del panorama che si specchia sull’acqua.
Nei pressi del lago Sabljaci numerose sono le possibilità di alloggiare, con sistemazioni che vanno dall’affittacamere privato fino all’hotel, passando per il campeggio. Proprio da quest’ultima alternativa ci siamo lasciati incuriosire, forse anche per la presenza di una moto nel parcheggio del Kamp Omoriste Sabljaci: un piccolo campeggio di nuovissima apertura e a conduzione familiare. Gli ospiti hanno a disposizione un grande forno esterno per grigliate e cene all’aperto sulla comoda veranda con tavoli e sedie, possono inoltre raccogliere i prodotti dell’orto e utilizzarli, e usufruire liberamente della rete wifi.
Nei pressi del lago Sabljaci facciamo visita all’etnocasa in località Zagorje, tipica casa arredata avendo cura di inserire solamente pezzi originali, tramandati attraverso le generazioni; tutti gli elementi presenti sono di proprietà degli abitanti del luogo che hanno voluto conferirli in questa casa-testimonianza e metterli a disposizione dei visitatori per far conoscere la cultura e le tradizioni e per tenere sempre viva la propria storia.
Sono conservati, all’interno delle stanze, attrezzi per il lavoro nei campi, stoviglie per la preparazione dei cibi, un antico telaio per la tessitura, mobili dell’epoca, biancheria tessuta e ricamata a amano ed esempi di abiti tradizionali.
Proseguendo la nostra per lustrazione delle zone limitrofe ci imbattiamo nel lago di Smit dove la leggenda narra che vivesse un drago che si cibava di una ragazza al giorno ma che fu poi sconfitto da San Giorgio.
Intorno al lago ci sono numerosi punti di ristoro, noi scegliamo il ristorante IVE proprio sulla strada che lo costeggia, luogo ideale per gruppi numerosi e con un’ampio spazio esterno per poter mangiare in veranda. La scelta dei piatti è ampia e le porzioni sono fin troppo abbondanti.
Ogulin
Torniamo ad Ogulin, con il suo castello perfettamente conservato ed integro, infatti la fortezza non è mai stata conquistata. Osservando il tetto ritroviamo le tegole che abbiamo visto realizzare a Plaski mentre, tutto intorno a noi, c’è un bel parco al cui interno scorgiamo il Centro Casa di Ivana Brlić Mažuranić.
Un museo interattivo, un posto magico in cui i racconti e i personaggi di questa scrittrice nata ad Ogulin, sono i protagonisti indiscussi e i visitatori possono partecipare attivamente mentre scoprono le sue opere.
Al piano superiore è anche prsente un ampio atelier in cui hanno luogo laboratori per adulti e bambini. All’interno del museo c’è la possibilità di assistere a racconti dal vivo, audiovisivi e ci si può soffermare per soddisfare le proprie curiosità attraverso touch screen.
A pochi passi dal Castello Frankopan, occorre solamente attraversare la strada, troviamo un orrido carsico in cui il fiume Dobra va sottoterra, durante i mesi estivi il fiume è poco più che un ruscello, ma in primavera la sua portata è molto maggiore e il canyon assume un fascino particolare. La leggenda narra, e la ritroviamo poi anche negli stessi racconti di Ivana Brlić Mažuranić, che una ragazza di nome Dula vi si gettò dopo che l’amato fu ucciso in una battaglia contro i turchi nel 16° secolo.
La città di Ogulin è ricca di storia e di leggende che le donano un’aria particolarmente romantica ma è assolutamente degno di nota il suo lato naturalistico, è infatti costruita sopra a dei grandi sistemi di grotte come se ne trovano solo pochissimi al mondo.
Il canyon di Dula ad esempio, profondo 40 metri, è oggetto di molti studi da parte degli speleologi, pur essendo inaccessibile al pubblico per ragioni di sicurezza, ed è incredibile pensare che si trovi propri a ridosso del centro della città, ai piedi del castello.
Ogulin è stata per noi una piacevole scoperta e passeggiare tra i suoi angoli ricchi di storia leggende e natura ha costituito un’interessante alternativa alla sella della moto, ma si sa, il richiamo delle curve è troppo forte. Si riparte quindi: stavolta siamo alla ricerca di strade e panorami dove scattare qualche foto interessante e ci dirigiamo verso Dreznica.
Dal centro città prendiamo quindi la strada D32 e subito cominciamo ad assaporare le curve mentre la luce del sole si fa meno fastidiosa e rende gli scorci, che cambiano repentinamente, sempre più piacevoli.
Bella strada e bell’asfalto, nessun distributore ma noi ci siamo premuniti. Ci piace la natura intorno, attraversare piccoli villaggi lungo la strada e fermarci a immaginare come sarebbe la vita da queste parti. Lungo il percorso la nostra attenzione è catturata dalla Chiesa ortodossa della Natività della Santa Vergine oggetto di incendi e di devastazioni durante la guerra e mai finita di ricostruire, con un monumento enorme dedicato ai partigiani.
Ancora più avanti, proseguendo sulla stessa strada, si incontra il cavalcavia dell’autostrada all’altezza di Jazerane, da qui la D23 potrebbe portarci fino al mare, a Segna. Noi però torniamo sui nostri passi, vogliamo ancora goderci il verde e il bosco, e comunque la fame si fa sentire. Direzione Izletiste Konaci, il ristorante dove abbiamo in programma di cenare.
Come spesso ci accade, chissà perché, nonostante il navigatore e le mappe scaricate per l’uso offline, perdiamo la retta via, inoltrandoci su una strada molto adatta all’off road e che ben si presta a qualche scatto particolare, ma che, dopo 10 chilometri senza soluzione di continuità, abbiamo capito che non ci avrebbe afffatto portato alla nostra meta. Ciò per dirvi che se per caso decidete di andare anche voi all’Izletiste Konaci, seguite le indicazioni che trovate sulla D32 e non date retta al navigatore di Google sullo smartphone.
Una volta arrivati realizziamo subito che ne è valsa la pena, il posto è veramente incantevole, circondato dal bosco e assolutamente avvolto nel silenzio. Fuori tavoli di legno e giochi per bambini home made. Ordiniamo subito una birra, rigorosamente Karlovacko, e ci godiamo l’atmosfera mentre aspettiamo di mangiare. Abbiamo provato un’ottima bistecca d’Orso e gustato dei pancake con marmellata fatta in casa con le fragole raccolte nel bosco. Tutto veramente ottimo.
Tounj
A soli 16 km da Ogulin si trova la città di Tounj piccola, ma con una traccia storica così importante da essere presente sul francobollo croato. Il suo ponte a due piani è stato costruito in due epoche differenti, il primo piano fu costruito durante l’impero romano, mentre il secondo fu realizzato dall’esercito nel periodo austro-ungarico per poter meglio attraversare le due sponde del fiume, dato che il percorso, nonostante il primo piano del ponte, risultava ancora troppo ripido.
Anche qui a Tounj, come ad Ogulin, il sottosuolo è molto ricco di corsi d’acqua, laghetti e cave tutt’ora esplorati dagli speleologi, ed è proprio durante questi scavi che furono trovati dei reperti romani come il busto del militare presente sulla balaustra del ponte.
Gli anfratti il sottosuolo e le cave e tutte le risorse del territorio, sono vissute dagli abitanti di Tounj come parte essenziale delle loro attività quotidiana: proprio sotto una di queste grotte infatti veniva fatto stagionare per 6 mesi il formaggio tipico di questa zona, prodotto ancora dal caseificio a conduzione famigliare O.P.G. Paher.
Tale modalità di stagionatura conferiva al prodotto un aroma particolare dato dalle particolari condizioni di temperatura e di umidità presente nel sottosuolo. Questa azienda produce formaggio affumicato e non con latte di vacca e misto a quello di capra, per un totale di circa 35-40 forme al giorno.
Concludiamo con questa pausa gastronomica la nostra visita della parte continentale della Corazia, caratterizzata da un paesaggio vario e mutevole che tanto può offrire a chi decide di percorrere queste regioni su due ruote. Tutto è pregno della storia recente che ha interessato queste popolazioni, l’ultima guerra risale solo a circa 20 anni fa, e le tracce sono evidenti, ma questo non ne diminuisce affatto la bellezza, anzi, non fa che arricchirne il fascino.
Non vogliamo però lasciare la Croazia senza aver prima percorso le sue coste, la parte più frequentata dai turisti italiani che visitano questa nazione, quindi la nostra nuova destinazione è Segna e la costa croata che percorreremo fino alla città di Fiume.
La D23 che abbiamo percorso per circa 60 chilometri improvvisamente, uscendo dalle curve di un paesaggio collinare, sale ripida fino ad una altura da cui si osserva uno scenario composto da una costa frastagliata che si getta nel blu del mare piatto, impreziosito da isole che affiorano. Se non fosse che la foschia impedisce la riuscita di foto dignitose a quest’ora saremmo ancora lì a scattare.
Proseguiamo quindi in direzione Fiume perdendoci costantemente, stavolta solo con lo sguardo, verso il mare. Lo spettacolo è sempre diverso e la strada, scorrevole e ottimamente manutenuta, ci permette di godere della visuale senza troppe preoccupazioni.
Il vento è forte e occorre fare molta attenzione, ma anche lui fa parte delle peculiarità di questa splendida nazione che salutiamo a Fiume con la promessa di rivederci presto.
Si ringrazia:
Ente Nazionale Croato per il Turismo
Testo, foto e video di Nadia Giammarco.