Harditaroad è un evento destinato agli amanti della guida in fuoristrada. Abbiamo preso parte alla IV edizione dell’evento.
Prosegue la nostra esperienza negli eventi dedicati al mondo dell’off-road, questa volta abbiamo preso parte all’Harditaroad, evento inserito nel ricco programma di “Le vie di Lupi e Bisonti”.
La manifestazione, tenutasi il 29 e 30 giugno, si è articolata su due giornate con percorsi differenti, sviluppati tra le regioni di Veneto e Trentino, attraverso gli spettacolari scenari delle Dolomiti.
Il nome Hardita, rappresenta decisamente bene il tipo di manifestazione, non solo perché il sabato sera, per i più temerari, è stato possibile partecipare alla “notturna”, ma anche per il grado di difficoltà e per la lunghezza del percorso.
L’Harditaroad è un evento destinato a tanti ma non a tutti, perché bisogna avere sì tanta voglia di divertirsi in compagnia, ma anche una buona esperienza di guida e resistenza fisica.
Anche per gli organizzatori questa sarà ricordata come una Hardita impegnativa, a causa della violenta tromba d’aria che si è abbattuta a fine ottobre 2018, colpendo le foreste di Trentino Alto Adige e Veneto. Le raffiche di vento, arrivate fino ai 150 km all’ora, rasero al suolo interi boschi, solo sull’Altopiano di Asiago si sono contati oltre 250 mila alberi abbattuti.
Questo può far capire l’arduo lavoro degli organizzatori nello sviluppare il percorso di questa edizione 2019, dovendo costruire un road-book, con moltissime zone completamente ostruite dagli alberi caduti.
Eppure quanto abbiamo vissuto è stato veramente molto bello, appagante sia dal punto di vista della guida ma anche per la bellezza dei luoghi attraversati.
Al nostro arrivo, il venerdì sera nella Piazza degli Scacchi di Marostica, capiamo dalle moto parcheggiate, che questo evento è destinato ad un pubblico esperto, capace di valutare la moto adatta con cui partecipare.
Nella famosa piazza, dove ogni due anni si tiene la partita a scacchi viventi, le moto parcheggiate sono quasi tutte piccole e medie cilindrate, con un’altissima percentuale delle bellissime dual degli anni 90’, molte mantenute come se fossero nuove. Pneumatici tassellati, navigatori GPS, manubri aftermarket, sospensioni raffinate, danno subito un’idea sulla reale esperienza dei piloti che prenderanno parte all’evento. Non manca qualche maxi-enduro, forse tre o quattro, ma è ben chiaro che i loro piloti sanno bene come condurle lungo il percorso.
Noi, proprio per essere in sintonia con l’evento, abbiamo tirato nuovamente fuori dal garage la nostra Honda Dominator 1996, moto assolutamente in linea con la tipologia del percorso, leggera ed affidabile, con il solo limite di sospensioni non particolarmente raffinate.
Controllato l’olio, la pressione degli pneumatici, lubrificata la catena di trasmissione e verificato l’impianto frenante, l’hondina ci ha accompagnati in questa avventura senza darci il benché minimo problema.
I° giorno, 370 km sulle Dolomiti.
Alle ore 7.30 l’evento ha inizio con la bellissima partenza attraverso lo start a gruppi di tre piloti. Il team con cui ho partecipato è decisamente più nutrito, siamo sei, tra cui partecipanti con un’altissima esperienza di guida in fuoristrada. Questo mi permette di condividere questa avventura con degli amici e in tutta sicurezza.
Dopo una ventina di chilometri dallo start, iniziamo il primo tratto di fuoristrada, abbastanza semplice che ci fa attraversare le prime colline delle Dolomiti, attraversiamo i primi paesaggi incredibili, viaggiamo vicino alle nuvole e godiamo dell’immensità del panorama. Dopo qualche chilometro ci immergiamo nel primo tratto di fuoristrada, entriamo nel bosco, sentiamo gli odori della vegetazione, guidiamo in gruppo mantenendo un ritmo costante.
Usciamo dal bosco, seguendo le tracce del GPS, percorriamo qualche tratto di asfalto, assaporando le bellezze che ci circondano, attraversiamo le stupende vallate che rendono questo viaggio un misto tra bella guida e bellezze della natura. Veniamo feriti al cuore nel constatare la devastazione della natura, che ha raso completamente al suolo interi boschi nel nubifragio del 2018.
Rientriamo nuovamente nei boschi, questa volta il tratto di off che ci aspetta è decisamente più impegnativo, per fortuna; un bel salitone su sasso bagnato è quello che ci vuole per iniziare a fare sul serio. Nulla viene lasciato al caso dall’organizzazione, che ha piazzato un proprio uomo pronto ad intervenire in caso di bisogno dei partecipanti.
Grazie alla mia moto leggera Honda Dominator, e all’incredibile trazione dello pneumatico posteriore, scalo la salita senza intoppi: soddisfazione a mille.
Proseguiamo e dopo una ventina di chilometri arriviamo al punto di ristoro, pausa caffè e delle buonissime torte artigianali presso la Malga Stenfle in provincia di Vicenza. Il momento è buono per scambiarsi qualche prima impressione sul percorso e per ammirare il panorama, rilassarci e fare qualche battuta. Non perdiamo molto tempo, abbiamo l’obiettivo di percorrere per intero il percorso, quindi dopo solo una ventina di minuti siamo nuovamente in sella.
Qualche altro chilometro sulla cima delle montagne, per raggiungere un nuovo punto panoramico sul Monte Corno sull’Altopiano dei Sette Comuni in provincia di Vicenza. Il percorso che stiamo percorrendo è ricco di storia, essendo gli stessi utilizzati con il passaggio delle truppe, mezzi e artiglieria nel periodo bellico della prima guerra mondiale. Continuiamo il nostro viaggio, prima percorrendo nuovamente un tratto di asfalto, per poi immergerci nei boschi, lasciando il Veneto e scavallando in Trentino; il tratto di fuoristrada è molto lungo, ma per nostra fortuna è quasi sempre nel sottobosco, poiché le temperature sono oltre i 30°.
Raggiungiamo il punto di ristoro intorno alle 13, considerando che la nostra partenza è stata intorno alle 7.45, è il momento giusto per mangiare e riprendere fiato. Ci fermiamo al Rifugio Barricata 1351 metri s.l.m. Altopiano di Marcesina, pane, salumi, birra, caffè, qualche battuta e via verso il percorso del pomeriggio.
Alla ripartenza siamo già praticamente su sterrato, questa volta però percorriamo sul dorso della montagna, davanti a noi il panorama è incredibilmente bello, ci sembra in questo caso di toccare “il cielo con un dito”.
Il nostro gruppo procede veloce senza incertezze, passo costante in tutta sicurezza, qualche salita bella ripida, qualche passaggio attraverso i boschi, un susseguirsi di panorami che in alcuni momenti ci distraggono dalla guida.
Non ci facciamo mancare delle soste per qualche rapido scatto, il percorso è molto lungo e non vogliamo arrivare con il buio. Arriviamo solo alle ore 20 nel comune a Pieve di Cadore, registrazione, cena al palazzetto di pattinaggio sul ghiaccio, ritiro dei bagagli trasportati dall’organizzazione e via di corsa verso il nostro albergo. I più arditi si preparano per il percorso notturno, noi preferiamo semplicemente riposarci.
II° giorno, 250 km e tre camere d’aria.
Alle 7.00 della domenica mattina siamo già pronti per partire per il percorso che ci riporterà verso il comune di Marostica, dove si concluderà l’evento. Il primo tratto di strada è asfaltato, ma incredibilmente bello; una stradina stretta con forte pendenza che si arrampica fin a portarci all’inizio del tratto off road.
Incantevole quanto ci troviamo ad attraversare, è immerso nel bosco, ma viaggia lungo il costone della montagna, lasciando libera la visuale davanti a noi sulla vallata. Procediamo di buon passo, e dopo circa una ventina di chilometri, riprendiamo l’asfalto.
Ma si sa, il fuoristrada spesso nasconde qualche sorpresa. La moto di uno dei nostri compagni di viaggio, ha lo pneumatico anteriore a terra a causa o di una pizzicata o una bucatura. Nessun problema, pensiamo tutti, e in pochi minuti abbiamo tirato giù il cerchio dalla forcella, smontato la camera d’aria, e inserita quella nuova. L’operazione è più complicata di quanto ci aspettassimo e finiamo il lavoro in due ore, tre camere d’aria “pizzicate”, un vero disastro. Decidiamo di saltare parte del percorso, siamo troppo in ritardo, ci hanno raggiunto anche le “scope” e nel liberarle gli abbiamo promesso di non rimettere le ruote in fuoristrada se non dopo averli raggiunti.
Ci dirigiamo al ristoro per asfalto, peccato, ma dopo pranzo abbiamo la volontà di proseguire seguendo le tracce. Arriviamo per ultimi al ristoro, praticamente la cucina è rimasta aperta solo per noi. Mangiamo e in meno che non si dica siamo già in sella alle nostre moto.
Dal ristoro si parte direttamente in fuoristrada, saliamo lungo una strada bianca particolarmente ripida per molti chilometri, interrotta solo dai tornanti, che in questo caso risultano anche ostici, tanto che più volte qualcuno del gruppo perde l’equilibrio e poggia la moto in terra. Ma in fondo ad una salita interminabile non può mancare anche una bella discesa, lunga e abbastanza impegnativa, con sassi smossi particolarmente insidiosi, sembra di guidare sulle uova. Scendiamo dalla montagna incolumi e felici.
Procediamo lungo la strada che ci porta alla Cantina Iomazzucato di Breganze (VI), per chiudere in bellezza l’evento, dove ci aspetta il ristoro e non ultimo l’attestato di partecipazione all’evento.
Una bella esperienza, un bel percorso, una bella faticaccia. Panorami stupendi, quelli dolomitici, tanti enduristi esperti e tanta soddisfazione nell’aver raggiunto il traguardo. Bravi gli organizzatori, che sono riusciti a mettere insieme un bel tracciato, anche dopo la tromba d’aria del 2018, che ha reso impraticabili molte strade che su cui sarebbe dovuto passare il percorso originario.
Organizzazione perfetta, con tante persone impegnate che hanno reso l’evento sicuro e godibile.
Link utili:
Prossimo evento in calendario: Raid del Montefeltro dal 7 luglio