Monica Ledda è ora in Grecia e tra storia e natura conosce persone straordinarie, come chi ha fatto il giro del mondo in moto su una Yamaha Tenere 700
Tra le prime cose che vengono in mente pensando alla Grecia, ci sono sicuramente le sue innumerevoli isolette in cui potersi tuffare in un mare cristallino o la sua antica storia, la “culla della civiltà” che ci ricorda da dove veniamo e chi eravamo. Oppure il suo cibo, mediterraneo e gustoso. E allora io mi chiedo come diavolo ci sono finita al secondo giorno in Grecia su di una pista da sci?
Entro in Grecia
Lasciata l’Albania con i suoi sorprendenti panorami, entro in Grecia con l’intenzione di andare a visitare Meteore, un complesso monastico situato nella Tessaglia, una regione centrale del paese, dove nell’XI secolo dei monaci decisero di insediarsi in cerca di isolamento spirituale.
La particolarità di questo sito, che lo fa essere una delle attrazioni turistiche più visitate dell’intera Grecia, è che i monasteri, costruiti a partire dal XIV secolo, si trovano a picco su delle vertiginose falesie di roccia.
Per arrivarci parto la mattina presto da Giannina, luogo dove ho campeggiato la prima notte, con l’idea di seguire il suggerimento di un ragazzo che mi ha consigliato di prendere la strada vecchia per arrivare a Kalambaka, punto di partenza per la visita dei monasteri. La strada è un po’ più lunga, ma molto panoramica e ne vale di certo la pena. Continuo a seguire la strada che sale finché a un certo punto non sono costretta a fermarmi per recuperare i guanti invernali, se non voglio che mi si assiderino le mani: la temperatura segnata è di 5°. Mi guardo attorno e solo a quel punto mi accorgo degli impianti sciistici che mi circondano.
Verso i mitici monasteri ortodossi
Controllo il navigatore e provo a rindirizzarlo verso la mia meta, ma continua a dirmi di essere nella direzione corretta. Proseguo per quella che dovrebbe essere la mia strada, ma vedo che mi manda su di uno sterrato che immagino essere una pista da fondo. “Cominciamo bene Monica”, penso. “Se sono riuscita a perdermi in Grecia come credo di riuscire a fare così tanta strada?” Indipendentemente da quello che il navigatore mi suggerisce, faccio retro-front senza chiedermi troppo dove ho sbagliato.
Tra una deviazione e un’altra riesco alla fine ad arrivare all’albergo dove mi riposerò prima di iniziare a esplorare questo incredibile sito patrimonio mondiale dell’UNESCO.
Uno spettacolo emozionante
Il colpo d’occhio di questi altissimi pinnacoli di arenaria è da togliere il fiato, così come la visita dei 6 monasteri ortodossi che vi si trovano in cima e che sono accessibili ancora oggi. Fortunatamente non abbiamo più bisogno di usare corde e carrucole per arrivarci, perché una comoda strada li costeggia tutti. La visita ai monasteri richiede tutta la giornata e la sera mi fermo in un tipico locale greco dove mangio spiedini di agnello e Feta fritta con miele e semi di sesamo. Una bontà.
Oltre a Meteore, non ho in programma nulla da vedere: la Grecia è solo un passaggio per arrivare in Turchia e proseguire il viaggio. Così scelgo di tornare sulla costa e avvicinarmi a Salonicco. Non amando i grossi centri cerco ogni volta piccoli paesi lontani dalle rotte turistiche dove riposarmi e godere ancora di queste piacevoli giornate di fine estate.
Uno di questi paesi, è sicuramente Fanari, che si trova nel parco nazionale della Macedonia orientale. Si tratta di un’ampia zona umida, di grande valore biologico, dove flora e fauna abbondano. Sulla strada è impossibile non notare il monastero ortodosso di San Nicholas che sembra emergere direttamente dalle acque. È infatti costruito su di una piccola isola del lago Vistonidas, raggiungibile tramite una passerella che attraversa il grosso bacino d’acqua. Davvero una piacevole sorpresa! Le giornate trascorrono così, tra piccole scoperte e ottime mangiate, esattamente quello che mi ero immaginata la Grecia avesse da offrirmi.
In giro del mondo in moto su una Yamaha Tenere 700
Prima di lasciare il paese, mi concedo una notte in mezzo alle stelle, campeggiando a ridosso di una tranquilla spiaggia isolata. Vedo il posto per caso, passando in moto. Noto diversi camper parcheggiati e mi avvicino incuriosita. C’è una famiglia su uno di essi che mi dice che il luogo è molto tranquillo e io non me lo faccio ripetere due volte, giro la moto e cerco anch’io il mio piccolo angolino di pace vicino al mare.
Subito dopo aver montato la tenda, un signore dal forte accento inglese esce dal suo furgoncino e mi viene incontro chiedendomi se ho bisogno di qualcosa. Ha visto la mia moto e mi sorride mentre mi racconta dei due anni in cui ha fatto il giro del mondo in moto a bordo di una Yamaha Tenere 700. Dopo essere rientrato in Inghilterra, ha poi deciso di proseguire il viaggio in modo “più comodo”. Ha acquistato un furgone 4×4 e dopo averlo accessoriato di tutto il necessario per viverci, è ripartito con la sua compagna. Sono in viaggio da oltre un anno. Mi viene incontro anche lei, chiedendomi se ho bisogno di acqua, gas per la cena o di qualsiasi altra cosa dicendomi di non farmi problemi in nessun modo. Sorrido e penso che dormirò tranquilla.
La mattina successiva mi offrono una tazza di caffè e scopro così che lui è un ex comandante delle forze militari britanniche che, dopo esser stato colpito in Afghanistan, si è ritirato a vita più modesta e da allora è in giro per il mondo. Mi racconta aneddoti e storie di viaggio e io rimango affascinata da tutto quello che mi dice.
Chissà, forse un giorno riuscirò anch’io a fare il giro del mondo, ma per adesso non mi importa dove riuscirò ad arrivare, l’importante per me è andare.
I racconti precedenti del suo viaggio: