TerreMoto: aiutare serve sicuramente, ma con intelligenza!

Lodevole il desiderio dei motociclisti di essere utili nei soccorsi dopo il terremoto, ma senza coordinamento lo sforzo può risultare inefficace.

Ho voluto seguire in silenzio le discussioni, le polemiche, i proclami, le esaltazioni a volte, e attendere che si posasse il polverone sia mediatico e futile che quello drammatico, reale e doloroso della terribile tragedia del terremoto che ha devastato recentemente una grande area del centro Italia per intervenire in proposito a una questione piuttosto spinosa, e spero vivamente di non offendere la sensibilità di nessuno.

Mi ha sorpreso e inorgoglito, in un primo momento, la reazione del popolo motociclistico tutto e quello legato all’off road in particolare che da subito si è mobilitato per organizzare dei soccorsi specifici che permettessero, con l’aiuto di mezzi adatti a raggiungere le zone più impervie rimaste isolate a causa del sisma, di trasportare personale medico, medicinali, addirittura pasti caldi alle vittime del sisma. Penso che chiunque di noi motociclisti, consapevoli di essere in grado di affrontare percorsi fuoristrada si sia sentito in dovere, anzi esaltato all’idea di partire con la moto per dare una mano! Ovviamente è normale che motoclubs locali si siano mobilitati in questo senso dalle prime ore immediatamente successive al sisma, ma sinceramente, la cosa che mi è sembrata molto strana è che notavo le dichiarazioni di molti fuoristradisti che si dicevano non solo pronti a partire praticamente da ogni parte d’Italia, ma addirittura in procinto di organizzare il bagaglio.

Successivamente in effetti abbiamo assistito alla polemica innescata dal fatto che la Protezione Civile, o comunque gli organi preposti a organizzare i soccorsi avessero impedito ai potenziali soccorritori motorizzati di avvicinarsi alle zone terremotate.

Ma come?! Io sono pronto a lasciare casa, lavoro, sicurezza per venire a spendere di tasca mia per aiutare, e voi diramate un comunicato che non devo assolutamente partire?

In molti si sono sentiti profondamente feriti, soprattutto perché consapevoli delle proprie capacità e in particolar modo perché lo stop è partito dalla Federazione Motociclistica Italiana stessa.

A dire la verità, soprattutto in ottica di protezione civile, primo soccorso, gestione degli aiuti la cosa è assolutamente normale.

Prima di tutto si sarebbe andati allo sbaraglio su un territorio che non si conosce assolutamente, quando l’endurista per definizione è un profondo conoscitore del territorio capace di trovare un modo di raggiungere un luogo effettivamente isolato grazie alla propria esperienza di sentieri, ma soprattutto nessuno sarebbe stato in grado di garantire l’effettiva capacità tecnica del soccorritore, quando una delle regole fondamentali del primo soccorso è quella di non mettere a repentaglio per prima la propria sicurezza.

Affollare senza nessun tipo di guida, coordinazione e in molti casi preparazione tecnica o sulle tecniche di primo soccorso una zona di disastro naturale come quella di Amatrice e Arquata del Tronto può essere pericoloso per la propria incolumità, ma addirittura dannoso al fine degli aiuti stessi, perché si corre il rischio di creare soltanto confusione.

Anche a seguito di questo disastro, ma già formatisi all’indomani degli eventi catastrofici del terremoto de l’Aquila, alcuni gruppi facenti riferimento alla Protezione Civile, della cui formazione si occupa la tanto criticata FMI, sono già stati organizzati.

Invitiamo caldamente chiunque sentisse il desiderio di mettere sé stesso, la propria moto e le proprie capacità al servizio del prossimo in occasione di questi terribili eventi, in cui il trasporto di un medicinale in un paesino sperduto di montagna rimasto isolato a causa di un alluvione o di un terremoto può fare la differenza fra la vita e la morte, di documentarsi sulle associazioni o gli enti in grado di organizzare questo tipo di volontariato.

 

Carlo Nannini

Vigile del Fuoco in congedo illimitato provvisorio

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