di Kiddo
Ho appena mandato in redazione una prova di stivali da moto. Non è semplice scrivere di un prodotto che ti hanno mandato da testare, cerchi un po’ il difetto perché vuoi essere obiettivo e non ingannare i lettori, ma allo stesso tempo capisci che dentro lo scatolone che ti mandano c’è anche il lavoro di tante persone, e la responsabilità di illustrarlo nel modo più oggettivo non è facile. Scrivere poi un incipit che attiri l’attenzione del lettore è la cosa fondamentale, differenzia la chiacchiera con l’amico sul come ti ci trovi da un esame attento che soffermi l’attenzione su un prodotto.
In questo caso specifico, l’inizio del pezzo è stato particolarmente travagliato perché la mia concentrazione era seriamente minata. Non riuscivo a levarmi dalla testa l’unica cosa che contava a proposito di uno stivale da motocicletta quando comprai il mio primo paio, ormai 28 anni orsono, che poi era la domanda che mi faceva il mio babbo: “ma la parano l’acqua?”
In quel tempo, non esistevano protezioni, puntali, rinforzi per il cambio, Gore-Tex e tante belle storie, si prendeva uno stivale di pelle e gli si dava il grasso per impermeabilizzarli; i più fortunati avevano appesa in garage la “sugna”, una roba di origine animale fatta in casa, dall’aspetto e dall’odore ripugnanti, ma efficacissima alla bisogna. Ognuno teneva il suo rotolo di sugna come un piccolo tesoro, spesso era ricavata da qualche animale ammazzato da cacciatori come cinghiali o istrici (ok, non chiedete…) ma anche il pollame andava bene, bastava avere l’accortezza di raccogliere il grasso del volatile quando lo si macellava, solo che in questo caso rimaneva ancora più schifoso perché era una sorta di poltiglia budinosa.
Tutto questo, mi ha fatto tornare in mente un episodio di cui fu protagonista un amico, che chiamavamo (e chiamiamo tuttora) il “Cento”. Sarà stata l’inizio degli anni ’90, e lui aveva un Xt 600 verde calzino, terrificante (a volte i giapponesi riescono in cose incredibili…), e quasi nessuno di noi aveva abbigliamento da motociclista, io stesso ho girato mezza Europa in jeans e giubbino di pelle in quegli anni, però avevamo stivali o anfibi militari, e li tenevamo come delle Icone sacre.
Il Cento aveva, nel cortile davanti a casa, un piccolo orto con qualche animale, credo galline perlopiù, e una di queste era diventata come un animale domestico: si appollaiava sul davanzale davanti alla finestra di camera quando lui la chiamava, per poi farsi accarezzare sul capo. Un rapporto elettivo, per una gallina, che si chiamava Cocca e che il mio amico amava particolarmente.
Certamente ci lasciò un po’ interdetti il giorno in cui venne a raccontarci come se niente fosse, che se l’erano mangiata.
“Era una gallina, cosa volete che ci si facesse?” chiese lui con disinvoltura e senza capire il motivo del nostro turbamento. “Però ho raccolto la sugna!” ci consolò.
Passò qualche tempo, e andammo a trovarlo in camera sua, dove in cima ad un mobile in testa al letto custodiva i suoi anfibi da motocicletta. Un altro amico, Daniele, chiese al Cento di poter vedere gli stivali, e malgrado una certa riluttanza iniziale alla fine questi acconsentì. Ora i miei piccoli lettori devono sapere che gli stivali venivano custoditi sempre, insieme al grasso per ungerli. Il Cento andò quindi a prendere gli stivali, solo che tirando la mezza scatola dove erano appoggiati, fece cadere il vasetto contenente il grasso della Cocca, che si spiaccicò orribilmente sulle coperte, la federa del cuscino e i lenzuoli.
Il grido di dolore del mio amico fu terribile: “Noooo, la sugna!!!” fu la sua unica preoccupazione nel vedere che un simile tesoro veniva per sempre sprecato per inzaccherare tutto il letto dove dormiva, e facendoci così piegare dal ridere. Vedendo la nostra reazione, cercò di riprendersi con la valida argomentazione: “Oh, ma l’era stagionata!” ma riuscì solo a farci sbellicare ancora di più.
Non so come sia finita con la sua mamma a proposito del letto, so solo che gli stivali dopo quell’episodio furono tenuti in garage insieme alla moto e ai cani, ovviamente riposti in un luogo asciutto, sempre ben ingrassati, purtroppo senza il contributo della Cocca.
NDR: La prova degli stivali di cui parla il Kiddo la trovate domani