di Amedeo Roma
Capita a volte di avere un’occasione inaspettata per un’intervista esclusiva. A me è capita con Jorge Lorenzo, ma per il rispetto, ho lasciato perdere.
Settimana pesante quella che è appena passata, un viaggio in Messico di lavoro, tante ore di viaggio e tante altre di riunione. Già, capita spesso. Sono ben dodici le ore di volo che dividono Madrid da Città del Mexico, senza ovviamente contare l’ora è mezza di aereo per trasferirsi in Spagna. Tutto è programmato, il ritorno è per venerdì 14 febbraio, insomma giusto in tempo per la cena di San Valentino. Tutto sembra andare per il verso giusto, l’aereo che parte da Città del Messico viaggia veloce, più del solito, tanto che il pilota ci comunica che le ore di viaggio saranno solo 9.30, e non 12.00 come nell’andata. Ci spiegano che è dovuto a una corrente d’aria che spinge in coda, ed è particolarmente potente visto che la velocità del vento è di ben 200 Km/h. Insomma l’arrivo a Madrid è in anticipo, meglio perché io e il mio collega abbiamo il tempo di fare un giro in aeroporto e sgranchirci le gambe. Arriva finalmente il momento di imbarcarci sul volo che collega Madrid a Milano, insomma un altro pezzettino in più per avvicinarsi a casa. Oh cavolo, il tabellone parla chiaro, sono ben cinquanta i minuti di ritardo previsti per il nostro volo. Altro caffè, altro giro per sgranchirsi le gambe.
Arriva finalmente l’imbarco, ma non si parte. Ancora venti minuti di ritardo, questa volta da aspettare direttamente in aereo, ne approfitto per sistemare alcuni documenti per lavoro, mi metto avanti per il lunedì. Il mio collega anche lui lavora, è di fianco a me ma nella fila opposta, in questi viaggi così lunghi, ovviamente, la business è d’obbligo, almeno se ci vai per lavoro. All’improvviso sale un tipo, non alzo gli occhi, sono troppo preso nella lettura. Indossa un piumino color militare, dei jeans alla moda, un paio di occhiali. Si siede nella fila appena avanti alla nostra. Dopo qualche minuto, l’aereo incomincia a muoversi, è ora finalmente di spiccare il volo. Mi guardo intorno, sgorgo i giornali del tipo che è salito davanti a noi, sul sedile centrale ha appoggiato diversi giornali, tra cui Motosprint. Leggo appena la copertina, e mi viene la curiosità di sporgermi appena più avanti, per vedere che faccia ha il tipo. O cavolo, è lui, si è proprio Jorge Lorenzo, non ci posso credere. Ho a meno di un metro il pilota della MotoGP, anche lui va a Milano. Sono felice come un bambino, non lo sarei stato di più neanche se fosse salita Claudia Schiffer; insomma il pilota che più di ogni altro negli anni ho apprezzato per la sua guida, la grinta…insomma un vero combattente.
Vincente. Nella mente mi passano diverse cose, troppe. Non è la prima volta che mi trovo a contatto con un campione di moto, ho intervistato in passato Giacomo Agostini. In testa ho in mente diverse idee, non mi manca certo la faccia di proporgli una piccola intervista a Jorge, certo che Moto On The Road, no ha proprio il taglio sportivo, anche se più volte si è occupato di commentare il mondiale. Eppure sarebbe un colpaccio! Quando mi ricapita un’occasione del genere, penso. Poi mi assalgono tutta una serie di domande, tra cui forse quella che per parlare con il campione spagnolo bisogna concordarla con il suo ufficio stampa. Penso anche che tentar non nuoce, inoltre mi piacerebbe parlarci non necessariamente di moto….la vita non è fatta solo di due ruote. È una buona occasione, ma il mio senso di rispetto verso l’uomo, il motociclista, fa si che decido solo di fargli capire che l’ho riconosciuto. Mi alzo, incrocio lo sguardo dell’hostess, sorridiamo entrambi….abbiamo perfettamente capito chi è quel tipo..un vero campione. Io: “Hei Jorge, la facciamo una foto?” Lui sorride, ma mi sembra quasi più a disagio di me. Lui risponde: “Dopo, quando, scendiamo, ok?” Ho rotto il ghiaccio. “Vai anche tu a Milano?” Risorride. Mi sembra ancora più a disagio di me. Aspetta almeno credo, che mi lanci in una chiacchierata, forse. Uno scambio veloce di sguardi tra me e lui, il ragazzo è sorridente. Ho la sensazione di trovarmi davanti ad un tipo che ha un carattere tra un mix di riservatezza e timidezza. Decido che non mi piace rompere le balle, in fondo è un personaggio pubblico, ma va comunque rispettato, e se vuole riposarsi…o semplicemente staccare la spina è un suo diritto da non intaccare. Certo alcuni miei colleghi, non avrebbero perso tempo….ma come dico io “che mi frega”.
Atterriamo finalmente a Milano Malpensa, si scende per primi, eppure Jorge non si alza, porge il suo sguardo verso il finestrino, quasi a nascondersi. Eppure all’improvviso si gira verso di me, che sono ormai in procinto di uscire dall’aereo. Lorenzo: “Ciao e buona fortuna, mi dice”. Io: ”Ciao e in bocca al lupo”. E la foto, sì la foto che volevo fargli. Va be anche in questo caso il mio rispetto fa si di non proporgliela. Mentre percorro il lungo corridoio che collega la dogana alla zona di ritiro bagagli, riscorgo il pilota. Cammina appena davanti a me, il suo passo è veloce, anche se non è fluido, mi sembra che si porti addosso le ferite di guerra. Dopo un centinaio di metri, arriviamo finalmente ai tapirulan. Rincrocio Lorenzo mi risorride. Lui va di passo veloce, ma lo gli faccio segno se ci facciamo una foto insieme. Si ferma, mi sorride e torna indietro verso di me. Io: “Grazie”. Lui: “Non ti preoccupare, ma ti prego se facciamo presto”. Scatto, lui mi saluta, e sorride nuovamente…riscappa. Sono contento…non ho sfruttato una buona occasione ma pazienza, meglio così. In fondo ho comunque apprezzato la sua disponibilità, i suoi sorrisi ed ho avuto la netta sensazione di trovarmi difronte a un bravo ragazzo…. va anche abbastanza forte sulle due ruote.