La Ducati che vince il MotoGP delle Americhe con la moto “sbagliata”, Marquez che rimonta, e le voci di mercato.
Non si può che analizzare il MotoGP delle Americhe cominciando dal rientro di Marc Marquez: dopo che tutti gli espertoni ci hanno sempre detto che nella MotoGP di oggi è fondamentale essere davanti alla prima curva, lui si pianta in partenza, gira ultimesimo, si dimentica della promessa di andare piano fatta ai genitori, si gioca un paio di jolly, e arriva a ridosso del podio con una rimonta che da sola valeva il biglietto. Seriamente: nessuno gli perdonerà mai la porcheria del 2015, ma dobbiamo avere l’onestà intellettuale di riconoscere che – attualmente – è una (mezza) spanna sopra gli altri. Anche con un braccio e un occhio solo.
Tradizioni
Appena davanti al 93 è arrivato il buon Pecco Bagnaia, che dopo essersi consumato il cavallo dei pantaloni tutto l’inverno di fronte a chi gli diceva che avrebbe vinto il mondiale in carrozza, si è trovato a fare i conti con una GP22 tutta da scoprire. Pare che il potenziale della nuova moto sia alto, però dopo la quarta gara ancora c’è molto da sviluppare. Decisamente meglio pare essere messo Thriller Miller, “merito” della probabile mancata conferma nel team ufficiale. Nel senso che, come da tradizione nella gestione dei piloti in rosso, appena glielo ufficializzeranno ricomincerà a vincere.
Il Bestia è una bestia!
Comunque sia a Borgo Panigale si brinda al successo, solo che anche stavolta ha vinto la moto “sbagliata”, quella dell’anno scorso che probabilmente era davvero “perfetta” (come sosteneva, combinazione, proprio Bagnaia). Di Enea ha colpito in particolare il gesto che ha fatto sul podio: si è tolto il cappello inchinandosi con rispetto di fronte a sua maestà Kenny Roberts che gli porgeva la coppa. Piccole cose che però denotano lo spessore umano. Oltre che quello tecnico: dai raga, questo ha gestito la gara da veterano, è stato dietro a guardare gli altri, e quando le Suzuki (a proposito, occhio che vanno fortissimo!) cominciavano a insidiarlo ha aperto il gas e come se nulla fosse ha salutato tutti. (Che in Ducati non venga in mente di dargli la moto ufficiale, for the love of sky!)
Rientro nella norma
Dopo i fuochi d’artificio in Indonesia e Argentina sono rientrate nei ranghi KTM e Aprilia (che però, grazie alla classifica generale corta, rimangono in alto), mentre non si vede via d’uscita per la Yamaha, sempre più dipendente da Quartararo. Il quale in ogni gara dimostra di meritare il numero 1 che (non) porta sulla carenatura. Dopo ogni rettilineo più lungo di cento metri deve fermarsi a riattaccare gli adesivi sulla carena, ma poi lotta col coltello tra i denti (e i freni abbrustoliti) e fa miracoli.
Mercatino
Solo che i miracoli dovranno farli anche a Iwata: 1) economici, per tenerselo stretto, 2) tecnici, per iniettare delle punture di ricostituente ai motori spompati, 3) psicologici, per far tornare la voglia di correre ai demotivati Dovi e Morbido.
Soprattutto il punto 1 non sarà facile visto che Honda chiama. Vabbè a dire il vero Honda chiama anche Martin e Mir, devono essere terrorizzati che MM possa avere un altro stop. We will stay to look…
Dal MotoGP delle Americhe è tutto, a voi la linea.