Altro che Death Valley, è questo uno dei luoghi più estremi della terra: il Grande Raccordo Anulare di Roma
Nella carriera di ogni motociclista che si rispetti ci sono mete, anzi, esperienze, imprescindibili: Capo Nord, il Tourist Trophy, la pista di Assen, l’Elefantentreffen, la tomba di Jarno Saarinen a Turku, il museo Ducati a Borgo Panigale, per dirne solo qualcuna. Ma un motociclista non sarà mai un Motociclista con la M maiuscola se almeno una volta nella vita non si è trovato a percorrere… il Grande Raccordo Anulare di Roma.
Vabbè, detta così sa di poco, e i romani allora? Ok, agevolo argomentazione: nessun motociclista sarà mai ecc. ecc. se non si è mai trovato a percorre il GRA con una moto carica di bagagli, con tanto di valigie laterali larghezza piattaforma petrolifera, con l’incertezza nell’incedere tra svincoli e cantieri tipica di chi guida con un occhio alla strada e uno al navigatore per azzeccare l’uscita giusta, nell’orario di massima pendolarità di tutta la popolazione del globo terracqueo, ma soprattutto in una di quelle giornate in cui le televisioni aprono i TG con le immagini dei termometri assestati sui 45 gradi, la gente a pesce nelle fontane, e gli ospedali presi d’assalto da poveri vecchietti sciolti come un calippo.
Per temperatura e per situazione mai immagine fu più calzante al concetto di bolgia infernale. Dove i dannati, pur procedenti tutti nella stessa direzione, paiono quella specie di automi che si vedono nei video a corredo di Metropolis o di Orwell 1984, solo molto più agitati, incazzati, e soprattutto poco propensi a scegliersi una corsia e a rimanere su quella senza avventurarsi in manovre fantasiose.
Piccolo bestiario umano
Quelli col suv
Tra di loro ci sono categorie per le quali la dannazione eterna non sarà mai abbastanza: quelli che fermi incolonnati a bordo di suv superturbo – iphone in mano – air conditioned Alaska on nonostante ti vedano dallo specchietto che stai arrivando calcolando al millimetro lo spazio tra uno sportello e un altro, a passo d’uomo ma comunque il doppio del loro, non si spostano di un centimetro nemmeno con le cannonate. Come dicono da quelle parti? A li mortacci!
Quelli con le Smart
Che non contenti di vincere regolarmente il premio Ti-Provoco-Una-Delusione-Tipo-Milan-Liverpool* quando nei parcheggi a spina di pesce pare ci sia uno spazio vuoto e invece non c’è, vogliono vincere anche quello “Ma-‘Ndo-Catso-Vai” e provano a infilarsi in un pertugio tra te e l’Opel Kadett accanto ma ovviamente esiste la legge sull’impenetrabilità dei corpi e non ci passano e ti toccano sulla valigia e ti sbilanciano mentre sei lì che stai cercando di capirci qualcosa tra Bufalotta, Tor Bella Monaca e Fatebenefratelli, e meno male che siamo tutti a zero all’ora e al Fatebenefratelli per questa volta non ci va nessuno.
Quelli con lo scooter
Categoria alla quale confesso di appartenere anche io, ma diobono, lo scooterista da GRA è un soggetto a parte! Siccome a Vallelunga con quel trabiccolo non lo fanno entrare evidentemente si sfoga lì. Sulla corsia d’emergenza: ci entra a palla direttamente dallo svincolo incurante della curvatura dello spazio a certe velocità, ti sfiora slalomeggiando, non fai in tempo a sfancularlo che ne arriva un altro peggio del primo, e poi un altro ancora, e così via fino a che per non farti travolgere (e anche per non far andare arrosto il motore) decidi di fare come loro, magari ecco, un tantino più piano e magari lasciando lo spazio per l’eventuale T-Max in arrivo (lo so che è un luogo comune ma sono i peggiori, c’è poco da fare).
Giuro: il cartello che indicava l’ingresso in A1 per Firenze è stato un sollievo.
(*) Ricordate? 3-0 dopo il primo tempo, tutti già a festeggiare, poi in 5 minuti 3-3 e vittoria del Liverpool ai rigori.