Da un po’ di tempo imperversano le action cam montate sulle moto, e i social sono pieni di video di ogni tipo. Qualcuno bello, qualcuno guardabile, qualcuno proprio no.
Ve lo ricordate Randy Mamola negli anni 80? Fu il primo che montò in gara una telecamera, antesignana delle attuali action cam, sulla sua Honda, girando immagini in diretta che all’epoca mi parvero così emozionanti che mi attrezzai immediatamente infilando la mia Sony Betacam, un aggeggio grande come una scatola da scarpe, nella borsa da serbatoio della moto, con l’obbiettivo che spuntava fuori, come certi cagnolini.
Più avanti passai a una più piccola e rivoluzionaria Handycam con cassette Video8, le dimensioni stavolta erano quelle di un vocabolario, e la dotai pure di un rudimentale stabilizzatore elettronico appoggiandola su della… gommapiuma. Le ho ancora entrambe e mi viene da sorridere guardando la tecnologia attuale.
Action cam per tutte le tasche
Oggi costi bassi e facilità d’uso hanno consentito la diffusione di miriadi di modelli di minuscole action cam, ormai ce ne sono per tutti i gusti di ogni dimensione e per ogni scopo, tutti le montano ovunque, sci, surf, canne di fucili, code dei cani, strano che nel mondo del porno ancora non ne abbiano messa una su qualche pisello. O forse sì, non sono più assiduo frequentatore di iupòrn come un tempo. Insomma, aggiungiamo l’irrefrenabile narcisismo del motociclista medio, ed ecco che le reti sociali si riempiono ogni giorno di centinaia di video immortalanti le gesta dei goproisti, categoria formata perlopiù da campioni del mondo MotoGP e registi da Oscar. Mancati.
L’importanza del montaggio video
Bene, posso dirlo? Lo dico? Ma sì, lo dico: la stragrande maggioranza dei motovideo amatoriali che si trovano in rete fanno sembrare la Corazzata Potemkin un capolavoro della commedia brillante! No, davvero, non me ne vogliano gli Steven Spielberg de noantri, già lo sballonzolamento delle immagini riprese dal casco fanno venire il mal di mare, ma davvero non capisco come possa essere interessante (se non forse per chi l’ha fatto) un video che comincia con una mano guantata che preme il pulsante start nel garage di casa, e poi prosegue per decine e decine di chilometri (e interminabili minuti) con l’inquadratura della strada, e se va bene (?) della schiena dell’amico che ti precede gasatissimo culoinfuori sulla statale, e in cui il momento più emozionante è il sorpasso della Panda dei nonni, col nipotino dietro che ti fa pure ciao ciao con la manina. Un po’ di montaggio, suvvìa, basta il minimo sindacale: qualche stacco sui panorami, qualche dettaglio o primo piano durante le soste, e una musica che non sia solo il fruscìo del vento, che oltretutto il più delle volte copre il rombo del motore.
Poi ci sono i video annunciati come “una galoppata sui tornanti del passo xyz”. Con la telecamera voltata non verso la strada ma verso il nostro eroe in maniche di camicia. Che insomma, considerazioni sulla sicurezza a parte, per certe riprese bisogna avere il fisico!
A 360 gradi: bello, però…
Oppure gettonatissime le action cam che consentono immagini, anche interattive, a 360 gradi, sembrano quasi riprese da un drone affiancato alla moto. Peccato che il grandangolare spintissimo dell’obbiettivo restituisca anche una notevole distorsione.
Fate i bravi, non le bravate
E che dire delle bravate, cliccatissime tra l’altro, non sempre a lieto fine? Corredate dagli innumerevoli commenti dei soliti leoni da tastiera, quelli che se non insultano scuotono comunque la testa prodigandosi in consigli non richiesti, della serie sicuramente loro avrebbero potuto far di meglio.
Ehm… come dite? Ho appena fatto il saputello pure io? Lo so lo so, predicare bene e razzolare male è uno sport che piace anche a me.
(l’immagine di apertura è tratta dallo spot GoPro, altre sono da profili Facebook e YouTube)