Un po’ di soldi, molto tempo e tanta passione: ecco la ricetta per fare una Café Racer. Ma poi si va in giro?
di Pier Peio
Son tornate di moda le Café Racer, belle, solide, spartane o raffinate. Ce n’è per tutti i gusti! La ricetta è semplice: si comprano per pochi soldi moto con una ventina d’anni, o più, dalle Guzzi serie piccola, passando per le Honda CX 500 / 650. C’è chi ci prova con le BMW R 65, alcuni addirittura con le mastodontiche K100. Si spoglia la moto, delle vecchie sovrastrutture e poi via libera alla fantasia più sfrenata! Si può partire dall’approccio minimale: una mano di nero opaco, manubrio basso o semimanubri, imbottitura della sella ridotta all’osso e un accenno di codino.
La Cafè Racer è servita! Con pochi soldi e un po’ di notti in bianco, ci si ritrova sotto le chiappe una moto unica, evocativa che non passa inosservata .. questa è la ricetta base, fatta in casa, poi per chi ne ha il tempo e le possibilità ci si può sbizzarrire in un tripudio di cromature; parti speciali, basi nobili, quali Harley o Ducati e per chi non sa neanche come si tiene una chiave inglese in mano ci sono preparatori disposti a soddisfare ogni esigenza.
Esco e vedo il ragazzone salire su un furgone a noleggio con la Café Racer rinchiusa nel vano di carico!
Ho la fortuna di affondare le mie radici motociclistiche in un periodo assai lontano, parliamo infatti di oltre 30 anni fa. In cui guidavamo le café racer, senza sapere che fossero tali. Il Malanca testa rossa 50, l’e2c 125 Sport, il Morini 3 1/2 sport, erano le mie prime moto e praticamente, viste con gli occhi di oggi delle Cafè Racer di serie! Moto fatte per essere usate, come amo definirle io: kilometrose. E le Café Racer odierne, quanta strada fanno? Poca, molto poca. Una sera ero in un locale di Milano frequentato da “cafeteros”, davanti ad esso una ventina di moto, belle, lucide, come le mie non lo saranno mai, a un certo punto un ragazzone alto e dall’aspetto forte e risoluto entra nel bar e dice: “Ragazzi, son passato a salutarvi vado al raduno a Biarritz!”. “Bel viaggio”, penso, si trova nella Francia Nord occidentale, sull’Atlantico, a pochi chilometri dal confine con la Spagna”. Io avrei fatto la strada più lunga, Ventimilia, Marsiglia, Narbonne, per poi puntare su Tolosa e infine arrivare a destinazione, rigorosamente “pour routè normal”!
Esco e vedo il ragazzone salire su un furgone a noleggio con la Café Racer rinchiusa nel vano di carico! Che tristezza! Fermo restando che la moto è come il pisello e ognuno se lo mena a modo suo, c’ è qualcosa che non mi torna! Forse sono io che non sono al passo coi tempi: il matusa che non sa adeguarsi, ma per me le moto, belle o brutte che siano, vecchie o nuove son fatte per la strada, né per le mostre e né tanto meno per restare rinchiuse nel cassone di un furgone!