Ristorante Un’Altra Storia, la perla di Torvajanica

Da una visita a un caro amico, scaturisce l’occasione di provare la cucina sopraffina del Ristorante Un’Altra Storia.

Siamo sulla costa laziale a pochi chilometri a sud di Roma. Arrivo in questa zona spesso citata nella cronaca, non certo rosa, per fare visita a un caro amico e collega dell’ANSA.

“Passa a trovarmi, ho una bella casa non distante dal mare e anche mia moglie è felice di accoglierti” – mi sollecita più volte Patrizio – “poi andremo a mangiare in un posto speciale”. Sicuramente attratto dal vedere un fraterno amico, ma anche dall’idea di assaggiare la cucina locale, non mi faccio pregare più di tanto.

Eccomi a Torvajanica, località dove l’uso del cemento, negli anni ’60 e ’70, ha goduto dell’atmosfera “freak” di quegli anni… (non sarebbe il termine appropriato, ma è una visione poetica). Questo me l’aspettavo e tutto sommato non mi turba più di tanto. Sono cresciuto a Quarto Oggiaro a Milano, dove nei primi anni ’60 c’erano prati e alberi a perdita d’occhio e anche un piccolo laghetto dietro la stazione delle Ferrovie Nord. Insomma, ho visto crescermi la città addosso e so attribuire senso alla definizione “zona popolare”.

Qui alla spiaggia di Torvajanica la gente arriva spesso in bicicletta, con degli accrocchi sulla ruota posteriore: una grossa cassetta della frutta legata sul portapacchi e spesso un tubo da stufa dove sistemare l’ombrellone. Si potrebbe immaginare il peggio. Invece, lasciando la vista del cemento alle spalle, la spiaggia è larga, libera a perdita d’occhio, ed è anche pulita.

Non me ne vogliano gli amici romagnoli, e nemmeno quelli più a nord della Versilia, ma qui mi piace di più, mi sento più a mio agio. Quelle interminabili file di ombrelloni senza soluzione di continuità, mi creano disagio. Un senso claustrofobico, che il mio spirito libertario poco sopporta.

Patrizio mentre intona “La bela la va al fosso”. Sdraio, moto in bella vista, birra e sigaro. What else?

Tuffi e gavettoni

Capita così che la moglie di Patrizio è trattenuta a Roma per impegni e io e lui possiamo dare sfogo a quello spirito goliardico/adolescenziale, che noi maschi sotto sotto non perdiamo mai. Così, tra un tuffo e l’altro e qualche gavettone a casa, arriva l’ora che volge al desio.

Dopo una passeggiata fino alla piazza centrale di Torvajanica per apprezzare le bellezze urbanistiche e architettoniche del luogo è finalmente il momento di andare a mangiare.

Ed ecco inspiegabilmente si apre uno scenario inatteso: delle sale finemente arredate di un ristorante di classe, che in quel luogo non mi sarei aspettato. Intendiamoci, magari a Torvajanica ce ne sono altri 100, che ne so, ma in ogni caso rimango subito ben impressionato da quello che trovo. La vista sulla spiaggia è bella, soprattutto con il tramonto, insomma sono davvero sorpreso.

La lista delle pietanze del Ristorante Un’Altra Storia non troppo lunga – come si conviene a un ristorante di buona cucina – offre piatti esclusivamente di mare.

La bella storia del Ristorante Un’Altra Storia

A gestirlo ci sono Serena e Rafik. Rafik è algerino ed è arrivato in Italia a 18 anni. Lui appare una spremuta di romanità pura, uno dei veri esempi di perfetta inclusione, che potresti giurare nativo della costa laziale. In fondo questa è la dimostrazione che le popolazioni mediterranee sono davvero figlie di una cultura comune. Rafik quindi si è trovato a casa ma rivendica orgogliosamente le proprie origini algerine, cosa che scaturisce in alcune scelte estetiche del locale, ma anche nei piatti, come il cuscus ai frutti di mare. Serena fa parte di una famiglia di storici ristoratori di Torvajanica, ed è la cuoca del ristorante.  Ad aiutarli in sala la giovane figlia.

Così io e Patrizio, tra un antipasto e un primo, fino ai secondi piatti, il tutto annegato in un Vermentino fresco fresco (la moto è a riposo in giardino), passiamo una serata memorabile che si trascina fino al momento del sigaro (ah dimenticavo di dirvi che Patrizio ne è un vero e proprio cultore al punto da aver scritto un libro in merito: “Il sigaro, l’arte del fumo lento, tra storia e personaggi”).

Una buona mezz’oretta di chiacchiere, amaro e sigaro in compagnia di Serena e Rafik. Ora, in coda alla serata, hanno più tempo ma questa socievolezza è cosa per nulla inusuale, perché i due sono avvezzi alle relazioni con gli ospiti. Infatti un buon locale è fatto anche dalla clientela, che in questo caso risulta essere elegante (a parte noi) e per nulla chiassosa.

Questo ristorante pare una perla trovata in una cozza, una sorpresa. E chiarisco che il termine cozza non è offensivo, perché alle ostriche io preferisco mille volte le cozze. Lo uso solo come metafora di cosa inaspettata.

Spero di tornare presto, un po’ perché Torvajanica mi è rimasta nel cuore, ma anche per ritornare a mangiare in questo splendido ristorante. Ah dimenticavo…pure per trovare il mio amico.

Ristorante Un’Altra Storia

Lungo Mare Meduse 14

Pomezia (RM)

Tel. 329.391.9318

La moto di questo viaggio nel centro Italia (arriveranno altre pubblicazioni), è la BMW GS 900 Adventure

 

 

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