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Autunno a Mezzano di Primiero

Fuga di stagione in un pittoresco borgo del Trentino, all’ombra delle Pale di San Martino, circondati dalla magia cromatica degli alberi che si tingono di giallo, rosso e ruggine, dalla bellezza unica di “Cataste & Canzei” – la grande mostra sotto il cielo di cataste di legna artistiche-, da una rete di sentieri per tutte le gambe e dai rituali antichi di un fiero popolo che si prepara all’inverno oggi ancora come un tempo, ma con una marcia in più.

Autunno, tempo di far legna per l’inverno. Ma c’è un angolo magico d’Italia, dove i ciocchi vengono strappati al loro “scottante” destino, ovvero al camino e alla stufa, e vengono invece resi immortali, immolati all’arte… E’ Mezzano, piccolo centro del Trentino, tra I Borghi più Belli d’Italia, dove le cataste di legna sono d’autore.

Con un destino da sempre legato al legno e agli altri elementi della natura montana, il suggestivo borgo del Primiero da qualche anno offre la sua cornice di antiche architetture rurali a “Cataste e Canzei”, rassegna unica e innovativa che di Mezzano è diventata l’anima. Il paese, ormai uno straordinario museo sotto il cielo, di anno in anno va popolandosi di nuove, meravigliose cataste artistiche. Gigantesche installazioni d’autore che immortalano riti, mestieri, leggende, canti e tradizioni locali in un sorprendente gioco di equilibri, ciocchi e tasselli.

Questa è la stagione migliore per una fuga al cospetto delle Pale di San Martino, alla lenta e dolce scoperta di Mezzano e del suo territorio. Ogni angolo del borgo riserva una sorpresa. Mentre nei boschi e nelle legnaie riecheggiano i suoni delle motoseghe e delle accette sul ceppo, nel loro silenzio carico di significati le cataste artistiche “parlano” lungo gli stretti vicoli, ai piedi delle antiche facciate, al cospetto dei tipici ballatoi, nelle piccole piazze, nei cortili, sotto le scale, negli anditi e sui poggioli… Qui la tradizionale scorta di ceppi per l’inverno si è già fatta capolavoro e con le sue forme inattese restituisce vicende passate, consegna sogni, reinterpreta eventi storici, racconta dei padroni di casa.

Ma “Cataste & Canzei” non è che uno degli accorati omaggi di questo paese-cameo alle proprie origini, oggi rintracciabili in cinque itinerari intitolati “Segni sparsi del rurale” e dedicati all’acqua, agli orti (se ne contano ben 400!), alle architetture, ai dipinti murali e alle antiche iscrizioni.

Infine, tutt’attorno al borgo che ha fatto proprio del ritorno alla natura una battaglia, regna la natura allo stato puro: prati immensi dove si raccoglie l’ultimo fieno, boschi trasformati in vivaci tavolozze d’autunno dove lo spettacolo del foliage cambia ogni giorno, pittoreschi sentieri per tutti da percorrere a piedi o in bicicletta…

Per informazioni: Comune di Mezzano, tel. 0439.67019, info@mezzanoromatnica.it e www.mezzanoromantica.it.

LE CATASTE IN PILLOLE, ANZI IN CIOCCHI

In principio (L’Albero) di Roberto Svaizer news 2013

Di facile lettura nella sua toccante immediatezza: tre uomini sono intenti a segare un albero. Sottile il messaggio, affidato alla forma di automi attribuita ai boscaioli: le braccia umane potranno anche essere sostituite da seghe e mezzi meccanici ma l’uomo continuerà a tagliare gli alberi. Un rito rurale che non si estingue… L’autore, classe 1971 e originario di Mezzano, lavora in una fabbrica di lampadari nel Bellunese, dove ha appreso le tecniche di lavorazione del ferro che gli sono poi servite a dar voce al proprio apprezzato talento di scultore.

Installazione In-stabile di Umberto Sancarlo news 2013

Installazione in-stabile di U.Sancarlo

Detta anche “la catasta che precipita”, quest’opera è un concentrato di allusioni: installazione anche perché posta sopra la stalla degli asini, in-stabile perché posizionata su un manufatto ma anche precaria. La cascata di ciocchi, che infonde alla catasta forza e movimento, pare quasi un monito all’uomo, che può intervenire sulla natura, ma che a questa è pur sempre assogettato. Sancarlo, pittore, grafico e scultore che vive a Trento, collabora tra l’altro con il MART di Rovereto.

L’aluvion di Marco Baj

Un artista poliedrico che dalle calde terre di Puglia è salito in Trentino per lasciare il suo segno a Mezzano. La più grande delle installazioni di “Cataste e Canzei” dal 2012 campeggia in paese su una vasta parete di messa in sicurezza, costruita dopo la tragica alluvione del 1966. Mascherandone la spoglia funzionalità, ne fa un grande quadro sotto il cielo che ricorda all’uomo il prezzo da pagare quando si viola la montagna. Realizzata in legno di larice rosso, marmo bianco, tufo viestano e ferro si estende su ben 80 metri quadrati.

 

El Mantil di Marta Bettega

L’artista vive a Mezzano. Esperta d’arte e restauro, ha al suo attivo numerose mostre, premi e riconoscimenti. “El Mantil –spiega- è un tessuto di lino filato dalle donne del nostro passato”. Nella sua opera ha voluto rendere con il legno una tovaglia che rappresenti il lavoro manuale ma anche di meditazione delle tessitrici. Una tela che intreccia nella sua trama fatica, sogni e rivendicazioni delle donne.

L’acqua dei stoli di Nicola Degiampietro

L’artista risiede a Fiera di Primiero. Forte di un nutrito curriculum artistico e di diversi stage presso grandi maestri, di Mezzano ha voluto valorizzare gli “stoli”, ovvero i cunicoli utilizzati per convogliare l’acqua potabile in paese dall’acquedotto. Un omaggio al ruolo antico dell’acqua, che un tempo veniva molto più rispettata e al tempo stesso temuta. L’opera non a caso viene realizzata nel 2011, anno internazionale dell’acqua.

La fisarmonica di Max Gaudenzi

L’artista locale gestisce con la moglie un’esposizione permanente delle proprie opere a Fiera di Primiero. Per Mezzano ha realizzato una grande fisarmonica aperta che pare una stella. Un’opera maestosa che non ha bisogno di interpretazioni: una fisarmonica diatonica che suggerisce l’armonia di note melodiche e quella di pezzi di legno che paiono nati per stare l’uno accanto all’altro come le note sullo spartito.

Rotonda e Non Rotonda di Roberto Bertazzon

Originario dei colli veneti, l’autore è pittore, scultore e conceptual designer. Impegnato nella sensibilizzazione al rispetto dell’ambiente, nel 2011 ha realizzato per Mezzano due sculture: Rotonda e Non Rotonda.

La funzione del balcone di Alberto Cosner

Un nome un po’ impegnato per un’opera diretta, che colpisce per la sua sgargiante semplicità: un’enorme pannocchia dai chicchi pieni e dorati che sembra sbeffeggiare, irraggiungibile in alto sul suo ballatoio, le galline ingolosite e stupite del pollaio sottostante. In realtà l’opera, attraverso la rappresentazione del granturco, vuole ricordare l’antica funzione del ballatoio, dove le pannocchie venivano messe ad essiccare al sole. L’artista è del Primiero, restauratore e disegnatore archeologico.

 Navesèla di Lucia di Arteler – Lucia Trotter e Zita Zeni

Una grande navetta di telaio in legno, incastonata nella catasta da cui dipartono i fili della trama. Una sorta di mirabile e insolita insegna per un atelier che invece se ne sta discreto e ritroso in una casupola lì di fronte. Quasi di nascosto, dai fili di un telaio antichissimo nascono tele damascate della tradizione primierotta e di un tempo che non c’è più, salvato dai magici intrecci di Lucia Trotter e Zita Zeni.

Cerco un centro di gravità permanente di Gianluigi Zeni

Altro artista di Mezzano. Scultore del laboratorio artigiano di sculture in legno del borgo, ha realizzato una catasta d’equilibrio: la grande freccia di un blu elettrico richiama al ciocco verticale in basso, che da solo regge tutta la scultura, frutto di un incredibile gioco d’incastri e leve.

Free Water di Jimi Trotter

Questo artista locale affida alla copiosa lacrima azzurra su un volto addolorato la protesta contro la privatizzazione dell’acqua. Il ben comune si paga (ingiustamente) e l’unica acqua gratuita che ci resterà, sarà proprio quella del nostro pianto…

La notte in sogno di Erica Schweizer

Figlia d’arte (i genitori architetti, lo zio grande pittore), la Schweizer è tra le pochissime firme femminili di “Cataste e Canzei”. Nella sua opera riprende l’usanza tradizionale di ricavare nella catasta delle nicchie per porvi vasi di fiori. Agli spazi lei affida però la sua personale interpretazione di una canzone popolare amorosa di questi luoghi. Così tra i ciocchi, oltre a parole, disegni e citazioni prende vita una deliziosa “casa di bambole”.

Bio-massa di Luciano Orsingher

Da buon artista trentino, Orsingher intende evocare con la sua opera il sano sentimento della gente di montagna che obbedisce al ritmo della natura e con saggio fare da formica ogni autunno si appresta ad accumulare legna per l’inverno, con gesti operosi e perpetui che rispettano l’ambiente e sanciscono il suo antico legame con l’uomo. Una catasta insomma che è monumento alla catasta stessa e infatti consta solo di ciocchi accumulati, del grande ceppo per il taglio su cui troneggia, inglobata nell’opera tanto che non la si vede ma la si intuisce nella sua sagoma vuota, la scure.

El caro de le zercole di Andreino Zugliani

Passato e presente si fondono: sopra un moderno garage, una sorta di cornicione in legno che porta incastonati una slitta e un carro, di quelli che usavano guarda caso per trasportare i tronchi dal bosco e che la sera si ricoveravano là dove oggi parcheggiamo i mezzi a motore. Un omaggio ai giorni andati che vuole anche coprire gli “scempi” di oggi, vestendo il cemento del calore intramontabile del legno.

Montagna in-canto dell’Associazione La Stua

Un gruppo di amici accomunati dalla passione per la scultura, che si divertono a praticare l’arte e a insegnarla. A loro si deve lo stravolgimento di una triste cabina elettrica in cemento in un allegro capolavoro narrativo in legno. Legnetti piccoli e infinitesimali, pazientemente incastrati a regalare un magistrale intarsio che racconta la poesia della montagna. Un gioco di immagini e di parole che alludono alla seduzione per l’occhio e per l’orecchio, in un sodalizio tra paesaggio e musica. Così, sullo sfondo di cime maestose, campanili svettanti, alberi secolari, prati fioriti e fieri cervi danzano le note dello spartito.

Temp che pasa… tradizion che resta di Giuliano Rattin

Ancora un contributo da parte di un giovane feltrino, che racchiude in una catasta il senso della vita. La clessidra chiusa in un abbraccio (o costretta a lavorare incessantemente?) tra il sole e la luna ammonisce che tutto inizia e tutto finisce ma che la tradizione non muore mai. 

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