Era un ragazzo senza vizi, eppure aveva una sua debolezza: non riusciva a resistere di fronte ad una vite in titanio, a una staffa in avional, un accessorio in Kevlar, un’appendice in carbonio.
Questi materiali erano per lui più preziosi di oro e argento, rubini e diamanti. Considerava alluminio, ergal e titanio i veri metalli nobili perchè racchiudevano la sintesi della motocicletta: forza e leggerezza.
Aveva così trasformato la sua Honda Hornet 600 del 2005 in un condensato di parti speciali.
Ognuno spende i propri soldi come meglio crede, chi con abbonamenti allo stadio, chi in auto costose, aperitivi tutte le sere, musica, donne o chissà che altro. Lui amava alleggerire la sua moto.
Aveva cominciato con qualche piccolo dettaglio, con piastra e dadi del cannotto di sterzo in ergal e i semimanubri in alluminio, senza immaginare che questo sarebbe stato l’inizio di una lunga avventura. Aveva poi sostituito anche il coperchio della pompa del freno, prima di imbarcarsi in spese maggiori, come il kit tubazione a treccia metallica con raccordi in ergal e sempre dello stesso materiale la corona colorata di azzurro, come la moto, con un paio di denti in più, per avere maggiore ripresa e prontezza. Era poi passato al freni acquistando i dischi anteriori a margherita con mozzo in alluminio, un po’ più leggeri e anche più potenti.
Non pago…di pagare, aggiunse un copriradiatore in carbonio, così come nello stesso materiale composito era il parafanghi posteriore con copricatena.
Rimirò la sua opera diverse settimane e poi non ancora contento comprò le leve regolabili al manubrio di freno e frizione, anche queste in ergal.
I suoi genitori guardavano questa passione con un velo di preoccupazione, anche in virtù della mancanza di senso economico della faccenda. Come avrebbe potuto costruirsi un futuro un giovane che nel tempo libero si chiudeva per ore in garage, capace di dilapidare lo stipendio in elaborazioni e gite in moto!?
Considerarono però, visto quello che si sentiva in giro, che fosse meglio questo “vizio” piuttosto che la passione per droghe e vita sregolata.
Sostituì dove poteva parti in carbonio alle plastiche originali, compreso il portatarga.
Al culmine del delirio spese una vera e propria fortuna avendo trovato d’occasione un paio di cerchi in magnesio e lo scarico in titanio ad “un prezzo da non perdere”.
Sembrò soddisfatto della sua opera, che non perdeva occasione di far rimirare al bar del paese. Decise che bisognava festeggiare degnamente il risultato. Fece passare qualche tempo per racimolare ancora qualche soldo e pensò di invitare a fare un week end romantico, quella ragazza che gli stava dietro da un po’ e che lui non aveva mai troppo considerato.
Lei fu felice della proposta.
Lui si fece prestare un paio di borse morbide da un amico. Mise le tute antipioggia di entrambi – che aveva appena comprate – in una borsa, mentre nell’altra ripose le sue cose. Poi comprò una borsa da serbatoio per ospitare i vestiti di lei.
Questi ultimi soldi gli parvero quelli spesi peggio, ma le cose andavano fatte per bene o non fatte.
L’andò a prendere e lei gli chiese gentilmente di salire, cosa che lui fece salendo i gradini due per volta per l’entusiasmo.
Si era raccomandato di portare giusto un jeans di ricambio e un paio di magliette e lei così fece.
Solo che non aveva considerato l’oggetto più diabolico che una passeggera può proporre. Una di quelle cose capace di turbare l’equilibrio consolidato di una coppia, se questa deve andare via in moto: il beauty case.
Lei glielo porse candidamente, con uno sguardo innocente. Era un bauletto di stoffa nera capace di occupare tutta la borsa del serbatoio. Ma la cosa peggiore, quando lo prese in mano, è che si rese conto aveva un peso specifico maggiore di qualsiasi metallo pesante.
Da solo quell’orribile contenitore compensava tutti gli alleggerimenti che aveva fatto alla sua Hornet a suon di migliaia di euro. Era un buco nero nella sua passione di motociclista, con una forza gravitazionale capace di assorbire tutto l’entusiasmo per le sue elaborazioni. Lei battendo ancora le ciglia disse felice: “Allora andiamo?”. Lui rimase zitto un attimo, tentato di gettare l’oggetto e fuggire via, ma disse sorridendo: ” Si, andiamo”.
Mentre guidava, con il grosso fardello sul serbatoio, ebbe molto a cui pensare. Considerò quanto tempo, soldi e passione, aveva indirizzato in una cosa che era, tutto sommato dal punto di vista pratico, inutile.
A che serve alleggerire quando il resto del mondo, compreso noi stessi, è pesante?
Decise così che avrebbe passato il fine settimana senza farsi troppi crucci.
La Liguria, regalò tramonti e trenette, la ragazza romanticismo e sesso, la sua moto curve e emozioni.
Ma quando tornò a casa lasciando passeggera e bagaglio, nel tragitto di ritorno gustò la moto in tutta le sua eleganza e maneggevolezza. Prima di riporla in garage la guardò con amore pensando;: “Quanto sei bella, domani ti compro una sella monoposto”.