Questa città funge da contenitore per un bellissimo castello nel suo centro storico, giovani capaci di rendere omaggio e valorizzare la propria città e, non ultimo, un insediamento rupestre come quello di San Biagio.
Questo insediamento rupestre è uno dei più importanti della Puglia per il suo valore storico e artistico. Proprio in queste zone si insediò una comunita di monaci italo-bizantini, antecedentemente al XII secolo, che utilizzò queste cavità già precedentemente utilizzate nel IV secolo d.C.
Si vennero a creare anche grotte contigue, utilizzate come ambiente comune, in cui si distinguono degli scavi usati probabilmente come giacitoi, oppure adibite a luogo di culto.
La Cripta ovviamente è la parte principale dell’insediamento, in quanto vi si svolgevano i rituali religiosi. Di forma rettangolare con l’accesso posto su uno dei lati lunghi ha delle dimensioni di circa 13 metri di lunghezza e 4.50 di larghezza. All’interno si distinguono due diverse aree: una affrescata dove si celebrava il rito greco, e l’altra non affrescata riservata al popolo. In origine anche le entrate erano diversificate, una per il clero e l’altra per i fedeli, poi una venne chiusa e al suo posto troviamo una finestra.
Molte notizie storiche relative alla Cripta son giunte a noi con una certa esattezza grazie ad una scritta posta proprio sul soffitto in corrispondenza della porta di accesso.
Le pitture che possiamo ammirare sulla volta e lungo le pareti rappresentano un ciclo pittorico tra i più interessanti della Puglia, ispirati a modelli bizantini. Stando all’iscrizione greca riportata all’ingresso i dipinti risalgono all’ottobre del 1196 e sono opera del pittore Daniele.
Le scene dipinte sulla volta e sulle pareti riguardano Scene cristologichee figure di Santi. Troviamo ad esempio sulla volta l’Annunciazione, la Fuga in Egitto e l’Ingresso di Gesù in Gerusalemme. Sulle pareti invece troviamo ovviamente San Biagio (rappresentato con gli animali guariti), San Nicola (con una epigrafe in greco e una in latino) e la Natività.
Purtroppo questo luogo è stato oggetto di atti di vandalismo, forse alla ricerca di ipotetici tesori nascosti, quindi sono evidenti tentativi di scavi che probabilmente hanno portato via altre parti di dipinti. L’insediamento rupestre di San Biagio è visitabie esclusivamente con una visita guidata previo appuntamento ai contatti che trovate qui.
Dedichiamoci ora alla città di San Vito dei Normanni dove, passeggiando tra le bianche stradine, veniamo incuriositi da un particolare tipo di tenda parasole, una serie di listarelle di legno legate parallelamente tra loro da una corda che le rende facilmente avvolgibili tipo pergamena.
Molto funzionali. In realtà oltre alla funzione di riparare il sole lasciando che l’aria passi, sono anche degli ottimi ripari dietro cui spiare i vicini e i passanti senza essere scoperti. Attività sempre molto praticata, specialmente nei piccoli centri, insomma una sorta di Social Network d’altri tempi. Qui a San Vito un gruppo di ragazzi che si fa chiamare Amarezza decora in modo egregio queste Rezze con silouette su fondo colorato, in modo da dare una impronta propria e, a dire il vero, rendendo molto allegre e colorate le vie del paese. Interessante questa modalità di rinnovare e rendere moderna una tradizione così antica, affascinante osservare come le nuove generazioni vivano con passione e interesse le proprie origini.
Alla Rezza è dedicata anche una festa tradizionale che nasce nell’estate 2009 e che si svolge nelle vie del centro storico con le attività tipiche delle feste di paese: si canta si balla e si mangia. Il nome della manifestazione “REZZICA” è la fusione tra due tradizioni molto sentite a San Vito: la Rezza e la Pizzica.
Durante i festeggiamenti attenzione a passeggiare per il paese, perché durante quei giorni ognuno, nascosto dalla propria Rezza, può dire ad alta voce ciò che pensa, o ciò che sa, del passante di turno. In tal modo si possono venire a conoscere cose interessantissime sul proprio conto. Astenersi permalosi.
Dalla grande piazza principale di San Vito dei Normanni si accede direttamente al Castello Dentice di Frasso. Ampio e con una grande torre di pianta quadrata ornata da merli guelfi, risulta completamente inglobato nel nucleo del centro storico. Ha sempre un certo fascino entrare in un castello ancora abitato dal Principe e dalla sua famiglia.
La storia del Castello Dentice di Frasso, e quella delle famiglie nobiliari che lo abitarono, è strettamente connessa con la storia di San Vito; così come peraltro la cappella familiare che si trova alla base della torre di pianta quadrata costruita da Boemondo il Normanno, che fu la prima chiesa parrocchiale del paese. Lo stemma araldico è costituito da un dentice, lo troviamo anche sul portale d’ingresso della cappella insieme al motto della famiglia Dentice “noli me tangere”.
Si accede al castello varcando un grande arco a sesto acuto e, osservando la struttura si possono notare una parte più antica normanna ed una più recente che risale al cinquecento.
All’interno ogni oggetto ci racconta le vicende storiche, le abitudini e le passioni di chi le abitò. Abiti dell’epoca, ritratti di famiglia, libri e trofei di caccia. Riviviamo la storia attraverso le parole del Principe e di sua moglie mentre passiamo di stanza in stanza fino a giungere nella camera dove in occasione della fuga del Re nel 1943 lo stesso fu ospitato dormì per qualche tempo. La stessa stanza che il Pricnipe mette a disposizione con un B&B, per chi fosse in cerca di una sistemazione “regale” per visitare l’Alto Salento.
Lo stretto legame tra la famiglia Dentice e la storia della città lo troviamo anche nella Chiesa di San Giovanni dove, proprio sopra l’altare, ne ritroviamo il simbolo. Questa chiesa, ora sconsacrata, fu infatti venduta dalla famiglia Dentice di Frasso, questo spiega la presenza dello stemma araldico in pietra. Questo luogo ospita oggi eventi culturali e mostre.
La struttura è tardo barocca, e al suo interno troviamo, sulle pareti laterali, quattro tele con cornice di forma ottagonale rappresentanti: la Fuga in Egitto, il Battesimo di Gesù, S. Giovanni che predica alle folle, la Visita di Maria SS. a S. Elisabetta. I dipinti ritraenti il Battesimo e la Visita, sono firmate dal pittore leccese Serafino Elmo e risalgono al 1737.
Sopra ai due altari laterali troviamo due tele raffiguranti S. Giuseppe e S. Irene probabilmente opera della scuola napoletana del tardo ‘700, come le ricche cornici lignee intagliate che li contengono. Anche l’altare maggiore è attribuibile alla stessa scuola artistica.
Anche a San Vito dei Normanni siamo venuti a contatto con un forte interesse a diffondere la conoscenza del proprio patrimonio, soprattutto da parte dei giovani che, coadiuvati delle nuove tecnologie, organizzano visite guidate presso i siti del loro territorio che rimarrebbero, altrimenti, poco conosciuti. E’ questo il caso del gruppo dei Sunday Selfie Project, che organizza visite guidate con cadenza settimanale e testimonia, attraverso un selfie di gruppo, la voglia di promuovere la propria terra e ciò che di più bello ha da offrire.
La stessa voglia di fare e di reinventarsi che abbiamo trovato all’ExFadda, una azienda vitivinicola abbandonata 50 anni fa e acquistata dal comune che la utilizza come sede temporanea dell’associazione che gestisce degli spazi utilizzati per attività musicali, ginniche, laboratori ed eventi vari.
Un laboratorio urbano dove varie associazioni del territorio hanno a disposizione aule che utilizzano anche per corsi di formazione e avviamento a mestieri ormai in via di estinzione come falegnameria, restauro e liuteria.
Con la stessa filosofia ha preso piede l’iniziativa del ristorante Xfood, nata con l’idea di includere dei ragazzi con disabilità psichiche impiegati in sala, in cucina e nella coltivazione dell’orto. Normalmente sono 5 i ragazzi impiegati, che salgono di numero in occasione di eventi particolari o in periodo di alta stagione. Ciò porta ad una esplosione di libertà di questi ragazzi, si annullano la vergogna e la paura che vengono sostituite dalla fiducia in se stessi e nelle proprie capacità.
Qui all’Xfood abbiamo trovato una cucina ottima, i prodotti sono freschi e provengono direttamente dalle terre circostanti, la presentazione dei piatti poi è una gioia per gli occhi prima che per il palato. Il costo medio di un pasto, escluso il vino ovviamente, si aggira intorno ai 20 – 25 euro a persona e, considerata la qualità, è un prezzo veramente ragionevole. Li abbiamo visti all’opera questi ragazzi, precisi, cordiali e sempre con il sorriso sulle labbra: non sempre, anche nei ristoranti più rinomati, si viene accolti così.
La location è stata pensata dalla designer Sara Mondaini che ha dato un volto all’Xfood tenendo presenti elementi tradizionali e rielaborandoli in forme accattivanti. Come il gioco di luci sulle pareti, un pattern che prende spunto dalla tradizione delle luminarie, molto forte in questi luoghi specialmente nelle feste di paese, e si trasforma in una illuminazione originale.
I tavoli sono lunghi, pensati per un mangiare “sociale”, ospitano infatti fino a 32 commensali e sono il risultato di vecchi tavoli assemblati tra loro. Gli arredi qui sono frutto del laboratorio di restauro che si tiene nella contigua area dell’ExFadda.
Ecco ciò che ci ha colpiti dell’Alto Salento: una forte tradizione, prodotti della terra eccezionali e passione per il proprio territorio si fondono con idee innovative e con la voglia di fare. Da questo non può che nascere il meglio.
La struttura che abbiamo scelto come base per le nostre escursioni è la Casina Vitale, una vecchia masseria a corte chiusa sapientemente ristrutturata per offrire un soggiorno fatto di relax, natura e ottima cucina.
Può accogliere fino a 40 persone nelle sue camere, alcune con angolo cottura, e mette a disposizione degli ospiti una piscina d’acqua salata, un’ ampia area per mangiare all’aperto e un percorso attrezzato tra ulivi e alberi di sughero dove porre rimedio, almeno in parte, agli inevitabili peccati di gola.
La cucina è ottima, fatta di prodotti del territorio e delle aziende vicine, preparati come a casa e la conduzione familiare garantisce una accoglienza straordinaria.
Prima di rientrare a casa potrete passare a far visita alla Masseria Fragnite, dove si producono formaggi freschi, stagionati, mozzarella, ricotta forte e caciocavalli di prima qualità, ma anche biscotti prodotti tipici e salumi di produzione propria.
Testo e foto di Nadia Giammarco.
Si ringraziano Puglia Promozione e il Dipartimento Turismo della Regione Puglia