di Carlo Nannini (Kiddo)
“Fra una settimana questo film sarà vecchio, non lo vorrà vedere più nessuno!”
Sentenziò il Gose all’uscita del cinema Adriano di Firenze.
In effetti la pellicola parlava di eventi che sarebbero dovuti accadere da lì ad una settimana. Era il 14 ottobre 1985, e Marty Mcfly sarebbe dovuto partire con la macchina del tempo il 21, per cui sembrava proprio che il film, uscito in America qualche tempo prima, dovesse avere la scadenza di un litro di latte.
Io, un quattordicenne brufoloso ed eccitabile, ero a dir poco entusiasta; così coinvolto dalla storia col suo bellissimo paradosso temporale, dall’azione della lotta contro il tempo, dal bellissimo finale di riscatto per il protagonista che addirittura rivoluziona in meglio il futuro dei familiari che uscii dal cinema carico come una sveglia. Tutto mi era piaciuto: la musica, la storia d’amore e d’amicizia, la fantascienza, il personaggio. “Ritorno al futuro” era il più bel film che si potesse concepire, e in parte lo penso ancora oggi.
Salii sul mio Fantic Raider 50 in una condizione di alterazione tale che provai, senza successo per via dei pochissimi cavalli del Fantic di serie, a impennare il motorino con ripetuti colpi di gas e lasciando la frizione di scatto, suscitando l’ilarità di quelli in coda fuori dal cinema. Ma chi se ne fregava, partii a razzo per via Vittorio salendo sui marciapiedi, zigzagando mentre i miei amici scuotevano i capoccioni cascuti.
Sfiga volle, che un vigile in moto che transitava nel senso opposto vedesse ‘sto ragazzino coglione cercare di farsi del male; invertì il senso di marcia e mi affiancò. Ovviamente me la feci sotto immediatamente, e già mi immaginavo la scena di dover fare la telefonata dalla cella per chiamare i miei, che il vigile mi apostrofò: “senti bellino, se tu vuoi fare il crosse, qui dietro c’è un campo, tu vai là…”
Io mi scusai, mi dispiacqui, conscio anche del fatto che “lì dietro”, c’era il Cottolengo, non un campo da cross.
Il vigile vide che mi ero spaventato abbastanza da smettere di fare lo stupido, e ritornò per la sua strada, per fortuna, mentre i miei amici cominciarono ovviamente a prendermi per il culo.
Tornai a casa molto più calmo, cominciando a rimuginare: “ma la faranno mai vedere, la macchina del tempo che arriva nel futuro? Che data segnava?! Ah, si, 21 ottobre 2015! Chissà che moto avrò nel 2015”