La mia esperienza al Rally dell’Umbria 2019: vi racconto come è andata sperando di trovarvi tutti alla prossima edizione.
Nel caso vi stiate chiedendo se il Rally dell’Umbria possa essere adatto alle vostre capacità o se possa soddisfare le vostre aspettative, siete capitati nel posto giusto. E poi no, non si tratta di un evento per uomini. Certo, ci si infanga e ci si impolvera, ma sennò che divertimento ci sarebbe?
Le mie sono riflessioni, e/o consigli, che vengono da una appassionata con poca esperienza di guida in off: non sono proprio una neofita, ma rimango pur sempre una principiante. Ho partecipato all’edizione 2019 con una Honda Dominator 650, una moto datata ma abbastanza leggera e comunque adatta ad affrontare il tipo di percorso previsto.
Di cosa si tratta.
Il Rally dell’Umbria, come del resto tutti gli eventi compresi nel calendario di Le vie di Lupi e Bisonti, nasce con l’intento di proporre una avventura in moto di natura non competitiva, con la sola finalità di far conoscere un territorio meraviglioso, e con grande attenzione al rispetto per l’ambiente.
Questo significa che se amate gareggiare con i vostri amici e dare sfogo alle vostre abilità di guida per arrivare primi no, il Rally dell’Umbria non è adatto a voi. Anzi, nel percorrere le tracce previste, occorre prestare grande attenzione agli altri veicolo o pedoni e rispettare le regole del Codice della Strada.
I percorsi sono quasi esclusivamente su strade bianche, i tratti di asfalto che si percorrono servono solo di raccordo, quindi la vostra moto deve essere in grado di affrontare questa tipologia di fondo e gommata adeguatamente, nel dubbio conviene contattare l’organizzazione prima di procedere all’iscrizione.
Verrete accolti a Perugia dai ragazzi e dalle ragazze del Moto Club Umbria, un gruppo di appassionati e esperti che investono tutte le loro energie nel coinvolgere in questo evento motociclisti, abitanti, turisti e autorità. Una accoglienza calorosa e una disponibilità che mettono subito a proprio agio, e cancella per gran parte l’ansia da prestazione che, almeno nel mio caso, è sempre un po’ presente in queste occasioni.
Le tracce previste nelle tre tappe del venerdì, sabato e domenica vengono fornite sia in formato cartaceo per roadbook che come file digitale da seguire con il navigatore o con applicazioni per smartphone. Ho comunque potuto testare nei tre giorni del raid che l’app WHIP è assolutamente efficace come navigatore, e molto rassicurante è stato sapere di avere a disposizione la funzione safety-tracking, attraverso la quale gli organizzatori possono individuare costantemente la posizione dei partecipanti e raggiungerli in caso di bisogno.
In ogni caso è previsto un servizio “scopa” che segue il gruppo su dei quad e che ha il compito di assicurarsi che sul percorso nessuno rimanga da solo e di dare un supporto a chi è in difficoltà. Lungo il percorso comunque si incrociano sempre altri partecipanti quindi in realtà non si è mai totalmente soli, e poi tra appassionati è sempre molto semplice fare amicizia e unirsi agli altri.
La mia esperienza.
Già dal giovedì pomeriggio, durante l’accoglienza e la fase di distribuzione delle tracce, ho avvertito una bella atmosfera. Il centro di Perugia affollato di gente, tutti incuriositi e stupiti dalla grande presenza di moto, i bimbi che salutano e i più grandi che ammirano i modelli della propria epoca.
I gruppi di motociclisti arrivano un po’ alla volta, si abbracciano i vecchi amici e se ne incontrano di nuovi. Due chiacchiere, una birra, e poi si va in albergo, ad attaccare gli adesivi sulla moto. Ora comincia l’avventura.
Emozionante.
La partenza del venerdì è prevista dalla piazza IV Novembre, con le circa 170 moto posizionate attorno alla Fontana Maggiore, e il Palazzo dei Priori che domina la scena. Bisogna esserci per capire. In genere si osserverebbe la bellissima piazza da normali turisti, due foto ricordo e via. In questo caso è come vivere la storia di questa bellezze architettoniche. Il Briefing iniziale si svolge nella Sala dei Notari, e il rischio è quello di distrarsi, perennemente con il naso in su ad ammirare gli splendidi soffitti. Non può mancare la foto di rito, tutti sulla splendida scalinata esterna. E le moto lì ad aspettarci.
Pronti a salire in sella.
Già dai giorni prima della partenza mi sono posta mille interrogativi. Il dubbio più forte riguardava le mie capacità di percorrere tutta la tappa in tempi ragionevoli o di trovarmi di fronte a tratti troppo complicati. Ma la voglia di partecipare e mettermi alla prova è stata più forte e mi sono buttata.
Fortunatamente sono stata affiancata, in quanto inviata di Moto-OnTheRoad e con poca esperienza di off, a Stefano, del Moto Club Umbria, che dotato di una pazienza infinita, si è gentilmente prestato come tutor.
Fin dall’inizio sapevo che non avrei partecipato da sola, quindi riguardo alla navigazione del percorso non mi sono posta molti interrogativi. Però ho scaricato e attivato WHIP durante le tre giornate e devo dire che è una app davvero valida, che avrebbe potuto tranquillamente sostituire il navigatore. Tutto quello che serve è quindi un supporto per lo smartphone e un power bank per non rimanere senza batteria, visto che le moto un po’ vecchiotte come la mia non hanno la presa usb per la ricarica.
I circa 300 km al giorno in off possono essere tanti per chi, come me, è alle prime armi, poi lungo i percorsi ci sarebbe da fermarsi di continuo per fare foto e godere del panorama e non si vorrebbe perdere nessuno dei fantastici scorci. Nessun problema: i tratti in fuoristrada sono comunque raccordati da tratti di asfalto, seppur brevi, quindi si può decidere di tagliare il percorso se ci si sente stanchi o si è in ritardo rispetto alla tabella di marcia. E’ stato bello anche fermarsi ogni tanto a veder passare i partecipanti, per vivere da spettatore questa manifestazione. Insomma, la soddisfazione di percorrere tutta la tappa immagino possa essere tanta, ma anche godersi i vari momenti vi assicuro che non è stato affatto male.
I paesaggi incantevoli dell’Umbria si possono godere anche dalle strade asfaltate, anzi, può essere anche un’ottima occasione per una pausa rilassante sorseggiando un caffè in uno degli splendidi borghi di questo incantevole territorio. Siamo stati, ad esempio, a Scheggino, dove è stata prevista la merenda del sabato, a base di piatti a base di tartufo.
Un borgo che sorge in prossimità del fiume Nera. Una piazza accogliente che invita a fermarsi a fare qualche scatto, per poi visitare il Museo del Tartufo della Valnerina, dove scoprire la storia e i segreti di questo prodotto tipico, e magari fare un po’ di shopping mangereccio. L’ambiente è davvero ben allestito, vale la pena dedicargli anche solo una mezz’ora.
Data la mia poca esperienza in off ero cosciente, fin da prima di iscrivermi, che avrei potuto incontrare delle difficoltà. Sapevo comunque che avrei partecipato con degli altri quindi mi sono ugualmente buttata in questa avventura.
In effetti alcuni tratti si sono rivelati troppo per me, il molto fango dovuto alle piogge dei giorni precedenti ha reso alcuni punti abbastanza difficili da affrontare, quindi non ho fatto altro che usare il buon senso: ho proseguito su asfalto quando l’ho saputo prima, oppure sono tornata indietro quando mi ci sono trovata di fronte all’ultimo momento.
Il percorso è assolutamente fattibile ma poi sta ad ognuno essere onesto nel valutare le proprie capacità di guida. Rischiare di farsi male o anche solo mettere fuori uso la moto vorrebbe dire non poter proseguire, e sarebbe un vero peccato.
Cosa ho portato a casa alla fine di questa esperienza?
Molte cose, alcune delle quali difficili da trasmettere solo con le parole.
Il Rally dell’Umbria è un evento unico nel suo genere, perché fonde la passione motociclistica con quella per la propria terra e la voglia di farne apprezzare i lati più suggestivi. Tutte le persone che hanno contribuito alla sua realizzazione e organizzazione si sono rivelate disponibili e attente alla sicurezza e alla soddisfazione di tutti i partecipanti. Non è percorrere solo strade in moto, ma è immergersi e vivere una regione dalle mille sfaccettature e osservarne le bellezze da un punto di vista privilegiato.
A fine giornata ci si guarda intorno e intanto si rivivono i momenti appena trascorsi. Si pensa alla strada più bella, ai momenti più difficili, e a tutti quelli che hai incontrato lungo il percorso. Chi ti ha aiutato a rialzarti, chi ti ha raddrizzato la pedana, chi ti ha incoraggiato, chi ti ha avvitato lo specchietto e chi ti ha prestato la felpa per ripararti dal freddo. Li rivedi tutti a fine tappa, al tramonto. Un aperitivo ai Giardini del Frontone, con musica dal vivo de “La Banda degli Onesti”. Non poteva esserci conclusione migliore della tappa del sabato.
La natura di questo raid porta tutti i partecipanti ad aiutarsi l’uno con l’altro e si crea un clima di amicizia e collaborazione difficile da trovare durante altri tipi di manifestazione motociclistica.
Sensazioni? Tante.
Abituata a girare in moto su strada mi sono trovata immersa in un ambiente totalmente diverso, dove non conta più chi arriva prima al passo o chi piega di più, la cosa importante è divertirsi e godersi il contesto nel quale si è immersi. Una specie di parco divertimenti, non si sa mai cosa aspettarsi: fango, ghiaia, un guado o la nebbia. Un po’ con il cuore in gola e poi la felicità per avercela fatta. Ma sempre emozionante.
I Compagni di avventura che ti incitano quando ti fermi prima di affrontare la pozza di fango: “Dai gassss, gaaasss!”, e tu che nel casco pensi a chi te l’ha fatto fare. Ma passata la pozza ti si stampa il sorriso in faccia.
Ogni tanto qualcuno che smonta una ruota o aggiusta la catena, chi passa si ferma per dare una mano e tira fuori una miriade di attrezzi da una borsa microscopica. Poi dicono delle borse delle donne.
Mi porto a casa un considerevole numero di “Bellissimo qui, ci devo tornare…” e la soddisfazione di aver partecipato; ma anche con la consapevolezza di dover acquisire la tecnica necessaria per affrontare questa tipologia di percorsi, per guidare in sicurezza e divertendomi ancora di più. Quindi, al pari di quanto ho fatto per la guida in strada, cercherò di prendere parte ad un corso per guida off: sarà interessante tornare a raccontare il “prima e dopo”.
Il mio consiglio è di provare, iniziando con semplici strade bianche per poi mettersi alla prova in qualcosa di più, rimarrete affascinati da questo mondo. Un motociclismo turistico “slow” a stretto contatto con la natura e lontano dal traffico. Come piace a me.
Si ringrazia il Moto Club Umbria.
Grazie Nadia! <3