Un emozionante viaggio in Norvegia, tra natura, villaggi, panorami, lungo fiordi e montagne. Un percorso affascinante a bordo di una rossa nostrana, una moto nata per i lunghi viaggi: la Ducati Multistrada 1200S.
testo Marco Ronzoni
foto Paola Bettineschi
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Fredrikstad è affacciata all’imbocco di un Fiordo che si insinua prepotente ma placido tra le Terre sud-orientali della Norvegia e che conduce proprio alla sua Capitale. Pur trovandoci in piena estate la stagione è comunque avida di calore. E’ il tardo pomeriggio di una grigia giornata. Qualche goccia di pioggia è caduta ed altre minacciano di cadere.
Ad attenderci Patrik della Eker Performance. Cortese ed organizzato, ha già preparato di tutto punto una fiammante Multistrada 1200S. Un breve tour della Concessionaria ci permette di ammirarne gli altri gioielli: i motoscafi Hydrolift e le supercars Koenigsegg che insieme alla Ducati danno un’impronta indiscutibilmente “racing” dell’attività.
Organizzati i pochi bagagli, partiamo subito verso nord. Ci attende Oslo, la Capitale del Regno. L’aria è fresca ed il cielo continua a non promettere nulla di buono. L’intesa con la moto è quasi istantanea. Si capisce subito cosa le piace fare e come farla. Circa ottanta chilometri di autostrada ed in breve siamo in Città. Oslo appare subito luminosa e curata ma semideserta nonostante la luce solare del tramonto, che ormai sfiora l’orizzonte, la riscaldi ancora in orari normalmente quasi notturni.
Il poco tempo trascorso tra i suoi ampi viali e le sue molteplici costruzioni bastano, se non per conoscerla, almeno per apprezzarla. Rimandiamo ad altri momenti il piacere di assaporarne tutte le sfaccettature anche se è un peccato: com’è bella Oslo illuminata dalle luci di questa nostra prima notte di viaggio.
I nuvoloni gravi e minacciosi che ci hanno accolto al risveglio si stanno ormai diradando, scoprendo un cielo azzurro di grande impatto scenografico. Il sole che già risplende è un forte catalizzatore emozionale che sa trasformare tiepidi scenari in gloriosi panorami. Stiamo andando ancora verso nord, attraversando la regione chiamata Oppland. La strada è bella e scorrevole e tutt’intorno si iniziano a scoprire le vere bellezze di questo Regno. Nonostante la presenza sul cruscotto di un pratico GPS, seguiamo i nostri spostamenti su una cartina. Sfioriamo un grande bacino d’acqua azzurra che interrompe la bella e breve monotonia di verdissime colline. Da lì a poco attraversiamo un fiume e proseguiamo seguendone il corso per un lungo tratto. Poco prima di riattraversarlo nuovamente imbocchiamo un percorso secondario parallelo che scivola tortuoso e semideserto tra dolci rilievi. Il fiume è sempre lì, alla nostra destra. A volte si nasconde dietro alti, dritti e fitti alberi, a volte si mostra in tutto il suo colore. In lontananza si intravedono gli enormi e lunghi trampolini arrampicati sulla montagna di Lillehammer, famosa per avere ospitato i giochi Olimpici Invernali del 1994
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Saliamo lentamente ma costantemente. Il paesaggio si apre sotto di noi su scenari incantevoli. Ci stiamo allontanando dal fiume per affrontare una zona montuosa molto bella. La strada a tratti diventa sterrata, rendendo tutto ancor più suggestivo. L’azzurro del cielo è macchiato da bianche e soffici nubi, così come il verde di vasti prati e morbide vallate da pochi e solitari gruppi di colorate abitazioni. Alcune di loro hanno il tetto ricoperto d’erba, forse ancora più fitta ed alta di quella che cresce nei campi che le circondano. L’alternarsi di strade pavimentate e sterrate ci porta nuovamente verso il lontano fiume che riappare all’improvviso sotto di noi. Il pomeriggio sta finendo e la sera, un concetto più metabolico che climatico, si sta avvicinando. Il sole continua a restare alto e non sembra avere molta intenzione di coricarsi con noi.
A Ringebu un bianco ponte di ferro ci porta sulla riva orientale del fiume, da dove ricominciamo a salire. Il luogo che raggiungiamo poco dopo è grandioso, un enorme pianoro erboso ricco di pascoli e sparute abitazioni. Un grande lago si apre verso ovest, con le rive che inghiottono la vegetazione e l’acqua immobile che rispecchia il cielo dipinto dal lento calare del sole. Gruppi di pecore dal folto e candido manto brucano o riposano lungo la strada o presso i suoi bordi, incuranti del nostro passaggio. Ci troviamo a quasi mille metri di altitudine. L’albergo è un’enorme baita, molto bella ed accogliente, circondata da recinti ove ciondolano sereni robusti cavalli da sella e da tiro. Il gestore, molto cortese, ci racconta la sua storia. Nei lunghi e freddi inverni nevosi, il luogo si anima ancor di più che nelle brevi estati. Genti da ogni parte del Paese e dall’estero giungono qui per godere delle decine e decine di chilometri di piste sulle quali praticare lo sci di fondo, oppure per rilassanti passeggiate su slitte trainate dai cavalli o anche semplicemente per respirare buona aria di montagna.
La cena è servita con pietanze varie e saporite. Ormai è sera e la temperatura è scesa. Gli affascinanti colori del tramonto cercano inutilmente di scaldare l’aria disegnando lunghissime ombre. Il lago sembra essere ancora più calmo. L’atmosfera si riempie di piccoli insetti che, marcati dal controluce, compiono strane traiettorie di volo intrecciandosi vorticosamente. Le docili e curiose pecore coraggiosamente si avvicinano per cercare cibo, accontentandosi di leccare le mani o farsi grattare la fronte prima di ricominciare a brucare. Poi anche la luce cala. E’ quasi mezzanotte. Il cielo non è ancora nero ma di uno strano blu scuro che lascia intravedere ogni cosa.
La notte non è stata vera notte. Forse il buio totale non è mai sceso. Certo è che al risveglio, di buon’ora, sembra che il sole sia già stufo di splendere un’altra volta, un altro giorno. Fa freddo, un freddo pungente che gli abiti fanno fatica a combattere. Un vento gelido spazza l’altopiano su cui scorre la strada, liscia come un tavolo e tortuosa come un ramo d’ulivo. Qua e là acqua, ovunque. A volte semplici pozze, altre piccoli laghetti, nei quali il cielo e le montagne si raddoppiano. Ed anche mucche e pecore, che animano i lunghi tratti di strada deserti. Le abitazioni infatti sono molto più rade di loro…
Puntiamo ancora decisi verso nord. Grimsbu, Hjerkinn, Dombas. Ora il sole ci segue, curioso, viaggiando sopra di noi, con noi, verso ovest. A volte si mostra con tutto il suo splendore, altre si nasconde dietro grigi nuvoloni che minacciano pioggia, ma è solo timidezza. Stiamo imparando che il clima è molto variabile e non si può mai essere certi di come sarà anche solo dopo una sola ora. La strada continua a riservarci stupendi scorci scenografici, degni di essere dipinti. Facciamo una breve sosta ai confini del Parco di Rondane presso un piccolo monumento tra gli alberi che cela un grandioso panorama sulle lontane montagne oltre un vasto lago. Questo Paese sembra aver già dato il meglio di sé, ma il meglio deve ancora arrivare.
Accompagniamo il fondo di un’ampia valle per diversi chilometri. Ad un tratto un gigantesco muro di montagne si para davanti a noi, scolpito da cascate e rughe ciclopiche. Siamo davanti alla più alta parete verticale d’Europa, millecento metri di pura natura. Sembra invalicabile, se non fosse per un sinuoso tracciato che si arrampica sulle sue pendici: è il Trollstigen, la “Scala dei Troll”, l’unico modo per scavalcare questa impressionante barriera di roccia e portarci verso i Fiordi, le enormi contorte dita del Grande Oceano Atlantico che si insinuano in queste Terre.
La salita è faticosa, arrancante, ma lo scenario che si mostra lentamente dietro di noi toglie il fiato. Undici tornanti portano alla sua sommità dove possiamo riempire le menti con le incredibili immagini del percorso compiuto.
Il cammino continua. Siamo ad una discreta altitudine ed il freddo non molla. Intorno a noi riposa ancora la neve invernale che si è attardata fino ad oggi e che certamente resisterà fino al prossimo inverno, per essere presto ricoperta da una nuova coltre. Attendiamo con impazienza l’arrivo dell’azzurro delle acque di uno dei mille Fiordi e finalmente eccolo. Stupendo. E’ il Norddalsfjord che attraversiamo su un traghetto. Il viaggio è breve e tranquillo.
Meno di mezz’ora dopo siamo di nuovo sulla terraferma, pronti per continuare verso Geiranger, la nostra destinazione odierna. Pare sia uno dei luoghi più belli di tutto il Paese. E’ adagiato all’apice di un lungo ed ampio Fiordo, così straordinario da essere percorso da navi da crociera. Continuiamo sulla strada, in attesa dell’apparire della meta. Sentiamo che si sta avvicinando. La temperatura è ora un po’ più mite, ma sempre fresca. Dopo un lungo tratto semipianeggiante, imbocchiamo una lunga discesa. Sbucati da una curva, ecco uno spettacolo stupefacente. Un’arcuata lingua d’acqua blu che divide due alte e ripide pareti montuose arriva da ovest e si fa largo fino a terminare contro la terra orientale oltre cui non riesce a proseguire. Geiranger riposa proprio al suo limitare, abitato da poche centinaia di persone, qualche albergo e pochi luoghi di ristoro, ma il suo porto è uno dei più frequentati del Paese. I colori sono incredibili. Le scure pareti rocciose sono impreziosite dal potente verde della vegetazione o da bianche macchie di nevi eterne.
La strada prosegue sotto di noi, una riga grigia che segue una delle sponde. La vediamo scendere fino a sfiorare le acque del Fiordo ed inoltrarsi tra le abitazioni. Oltre a due navi all’ancora nella baia altre mille altre piccole imbarcazioni ne punteggiano la superficie immobile. E’ stata una giornata molto intensa ed emozionante. La sera trascorre nella luce ambrata del lento tramonto, ai tavoli di un locale dove personale molto cortese e simpatico ci serve un’abbondante e gustosa cena a base delle migliori risorse locali. L’immancabile zuppa di salmone, un’ottima insalata con salmone affumicato e gamberi speziati con verdure. La birra è squisita. Beh, questo Paese oltre che bello è anche buono…
Dopo una ricca colazione, decidiamo di sostituire parte del percorso via terra verso sud con una navigazione proprio sul grande Fiordo. Così ritorniamo a bordo di un grande ferry che salpa con puntualità, portandosi subito al centro del braccio di Mare per guadagnare il profondo fondale e scivolare sulla sua immobile superficie che riflette poche case rosse dal tetto nero. Alte pareti rocciose scorrono ai lati, interrotte qua e là da lunghe cascate. L’umana fantasia ha voluto dare loro dei nomi, per tentare di renderle più terrene e ricondurre movimenti eterni a mortali esistenze: le “Sette Sorelle”, lingue d’acqua spumeggiante che cadono da un’altezza considerevole, fronteggiate dal muscoloso “Pretendente” e, poco distante, “Il Velo della Sposa”, che sembra tale quando i raggi del sole giocano con l’acqua. Peccato che stamattina il cielo sia totalmente coperto. Ecco il porto di Hellesylt.
La strada ci porta giù fino a Hornindal e ci fa costeggiare per un breve tratto l’omonimo lago. Superiamo poi la stretta lingua di terra che lo separa dal Fiordo di Innvik, uno dei rami del più grande Nordfjord. Seguiamo fedelmente l’orlo del Fiordo per parecchi chilometri, inumiditi da una fastidiosa pioggia che purtroppo rende tutto più triste e, perché no, monotono. E’ davvero un peccato, perché abbiamo già avuto la fortuna di apprezzare quanto un raggio di sole trasformi tutto in un mondo diverso, più vivo, intenso e felice. Byrkjelo, Skei e poi Lunde. Sempre nomi strani, che difficilmente ricorderemo.
Una lunga galleria sprofonda nel cuore della montagna davanti a noi. Non è certo la prima che affrontiamo e di certo non è l’ultima che incontreremo. La maggior parte sono ampie e ben illuminate. Altre buie come la notte, scavate nella nera pietra e senza luci, nelle quali sembra di galleggiare nell’inchiostro. Non appena ci troviamo nuovamente all’aria aperta, alla nostra sinistra appare all’improvviso un ghiacciaio ai cui piedi riposa sereno e torbido un verde laghetto. Il tempo sembra ristabilirsi. A Songdal ritroviamo l’ennesimo Fiordo che scavalchiamo sopra un bel ponte. Costeggiando le sue acque immobili arriviamo poco dopo alla meta. A Kaupanger ci sta aspettando un accogliente chalet in legno, direttamente al limitare di un fresco bosco. L’arredamento interno è quantomeno folkloristico ma offre tutte le comodità che servono. Approfittiamo del sole ancora alto per rifocillarci e fare provviste nel vicino abitato. Dopo cena, il bosco ancora luminoso ci permette quattro passi rilassanti.
Dopo una buona dormita si parte direzione nord verso il ghiacciaio dello “Jostedalsbreen Nasjonalpark”. Dal villaggio di Gaupne la strada che porta al ghiacciaio è cieca e va percorsa nei due sensi per poter proseguire il viaggio, ma ne vale la pena: semplicemente grandioso. Anche qui un verde laghetto ne incornicia la base. Molte persone si inerpicano sulle pareti rocciose che portano al ghiacciaio o direttamente su di esso. Ritornati a Gaupne costeggiamo verso nord-est un altro Fiordo, quello di Luster. La strada è molto bella e panoramica. Al suo apice ne ridiscendiamo il margine orientale seguendo un percorso minore indicato sulla mappa. Sebbene sia altrettanto spettacolare, di fatto la strada si stringe sempre più. Al termine della lunga serie di gallerie, la strada riprende un corso ed una dimensione più “normali” e raggiunge il paesino di Urnes, noto per la presenza di una piccola Chiesa lignea. E’ la “Stavkirke” più antica del Paese, oltre mille anni, un vero e proprio gioiello, patrimonio di tutta l’Umanità. E’ circondata da un piccolo cimitero e da verdi campi in parte coltivati a lamponi, grossi, rossi, succosi e deliziosi. La calma che si respira è un’iniezione di pace. Il piccolo traghetto che fa spola tra il paesino e l’opposto villaggio di Solvorn è l’unico modo per lasciare questo angolo di Paradiso senza dover ritornare sui nostri passi.
Purtroppo il tempo sta peggiorando. Le nuvole che si sono alternate al sole, ora si sono fatte più insistenti. Meno di quindici minuti di navigazione sotto una pioggia battente ci portano dall’altra parte del Fiordo e da lì nuovamente a Sogndal. Con una manciata di chilometri ed un altro breve traghetto arriviamo a Laerdal da dove imbocchiamo una lunghissima galleria. Pare sia la più lunga d’Europa, quasi venticinque chilometri. Ad un terzo, metà e due terzi si aprono tre camere enormi, illuminate di verde ed azzurro, che spezzano la monotonia di quasi mezz’ora di viaggio sottoterra.
L’arrivo al paesino di Flan è piacevole. Si affaccia su uno stretto Fiordo, bello, semplice ed ordinato. L’alloggio per la notte è presso un’ariosa camera le cui ampie vetrate danno proprio sulle placide acque. Non è un luogo molto affollato e l’atmosfera che si respira è di tranquillità. Ceniamo in camera con le provviste fatte in un vicino supermercato.
Passiamo parte del mattino seguente percorrendo la stretta valle di Flan lungo la ferrovia Flamsbana che, capolavoro d’ingegneria, permette di salire di oltre ottocentocinquanta metri di dislivello in soli venti chilometri, tra cascate, gallerie, paravalanghe, ghiacciai e minuscoli gruppi di abitazioni. Il panorama che si gode è a dir poco mirabile, impreziosito dalla grandiosa cascata di Kjofossen. E’ poi tempo di rimetterci in marcia. Il cammino è lungo ed il tempo non è dei migliori. Scendiamo quindi verso sud-est seguendo una magnifica strada in quota tra le montagne che attraversiamo con l’aiuto di mille gallerie buie come carbone. Uno spettacolare lago verde ci tiene compagnia per buona parte del viaggio insieme a tanti altri specchi d’acqua minori incorniciati da rilievi montuosi imbiancati dalle vicine nevi perenni. Il freddo è penetrante. Abbiamo già indossato tutto l’abbigliamento a disposizione, ma non basta. Mentre scendiamo dall’altopiano, i bassi e gravi nuvoloni sopra di noi iniziano a scaricare una fitta pioggia che va peggiorando col passare del tempo e diventa quasi temporalesca.
Continua incessantemente a piovere per oltre centoventi chilometri mentre passiamo Kleive, Gol, Nesbyen. Meno male che la strada è ben pavimentata e poco trafficata. Raggiungere il borgo di Fla, dove passeremo la notte, ci ritempra. Gli indumenti impermeabili hanno fatto un ottimo lavoro. Approfittiamo del riscaldamento della camera per asciugare quanto inzuppatosi durante il pomeriggio e di un vicino fast-food per placare la fame.
Al risveglio il cielo è limpido ed il sole splende. Oggi è il giorno del rientro a Fredrikstad. Che peccato. Prima però visitiamo il vicino “Bjorneparken”, nel quale è ospitata una buona parte delle specie animali della fauna locale, altrimenti riprodotta solo sui cartelli lungo le strade. Orsi, lupi, volpi, alci e cervi, sono liberi di spostarsi e trovare cibo e riparo entro habitat delimitati.
Riprendiamo infine la strada verso sud. Laghi e foreste di svettanti alberi dal fusto rettilineo ci portano fino alle porte della Capitale e da lì non resta altro che coprire gli ultimi chilometri verso Fredrikstad.
Informazioni di viaggio:
Moto: DUCATI MULTISTRADA 1200 S
Periodo: dal 23 al 30 luglio 2012
Chilometri percorsi: 1.600
Navigazione: Navigatore Garmin Nuvi – Ducati
Pneumatici: MICHELIN PILOT ROAD III
Equipaggiamento personale: Tuta impermeabile BMW RainLock 2
Borsa stagna Touratech
Come arrivare in Norvegia:
La Compagnia aerea SAS (Scandinavian Airlines System – www.flysas.com) offre voli diretti tra Milano Malpensa ed Oslo Gardermoen in circa 2h e 40’. Il servizio a bordo è essenziale e le consumazioni sono a pagamento. Buona disponibilità di trasporto bagaglio (23 kg per persona). All’aeroporto di Oslo Gardermoen possibilità di check-in automatizzato da parte del passeggero che permette un notevole risparmio di tempo per l’imbarco.
Come spostarsi in Norvegia:
Da e per l’aeroporto di Gardermoen capillare servizio navetta con autobus (Flybuss Ekspressen – www.flybussekspressen.no) e treni (www.nsb.no) ad intervalli regolari. La Capitale dista circa un’ora di viaggio. Servizi in partenza dalla Stazione Centrale.
Diffusissimi, puntuali e con alta disponibilità di orari i traghetti, dal semplice attraversamento dei vari fiordi alla navigazione all’interno dei maggiori.
Le strade:
Ottime, con segnaletica precisa e fondo impeccabile. Traffico scarso in ogni parte del Paese, composto in particolare da roulotte e camper. I limiti di velocità sono abbastanza severi e con parecchi sistemi fissi di controllo, il cui posizionamento fronte marcia però penalizza gli autoveicoli con targa anteriore e lascia di conseguenza impuniti i motocicli. Ovviamente non bisogna approfittarsene in quanto le pattuglie di Polizia addette al controllo del traffico munite di rilevamento laser della velocità sono particolarmente severe e le sanzioni salatissime. Le strade a pedaggio prevedono un controllo automatico del passaggio dei veicoli tranne per i motocicli che quindi circolano gratuitamente.
Dove dormire in Norvegia:
Oslo: THON HOTEL OSLO PANORAMA
Radhusgaten 7b – 0151 Oslo
Tel: +47 23310800
e-mail: oslopanorama@thonhotels.no
info: www.thonhotels.no
Venabu: VENABU FJIELLHOTELL
2632 – Venabygd
Tel: +47 61292100
e-mail: booking@venabu.no
info www.venabu.no
Geiranger: HOTELL GEIRANGER
N-6216 – Geiranger
Tel: +47 70263005
info: www.hotel-geiranger.no
Kaupanger: VESTERLAND FERIEPARK
6854 – Kaupanger
e-mail: adm@vesterland.no
Flam: FLAMSBRYGGA HOTELL
4722- Flam
e-mail: booking@flamsbrygga.no
info: www.flamsbrygga.no
Fla: THON HOTEL BJORNEPARKEN
3539 – Fla
Tel: +47 32053570
Info: www.thonhotels.com
Dove mangiare in Norvegia:
Oslo: CAFE’ SKANSEN
Radhusgata 25 – Oslo 151
Tel: +47 22414420
info: www.cafeskansen.no
Geiranger: NAUSTKROA RESTAURANT
Pb 63 – 6216 – Geiranger
Tel: +47 70263230
info: www.cafeole.no
Flam: FLAMSTOVA RESTAURANT
AEGIR BRYGGERI
Pb 44 – 5742 – Flam
Tel +47 57632050
Contatti ed informazioni:
milano@innovasjonnorge.no [Ufficio Norvegese per il Commercio ed il Turismo – Milano]
www.flaamsbana.no [La Ferrovia della valle di Flam]
www.fortidsminneforeningen.no [Associazione Nazionale per le Antichità]
www.bjorneparken.no [Adiacente al Thon Hotell di Fla]
www.ekerperformance.com [Concessionaria DUCATI di Fredrikstad]
Ringraziamenti:
Un particolare ringraziamento per la professionalità e la cortesia dimostrata vanno a:
Massimo Davoli e Francesco Rapisarda Ufficio Stampa Ducati
Elisabeth Ones di Innovasjon Norge – Ufficio Norvegese del Commercio e del Turismo – Via G. Puccini, 5 – 20121 Milano
Patrik Holmberg e Einar Mj. Brenne della EKER PERFORMANCE di Fredrikstad (Mosseveien 53 – 1610 – Fredrikstad – tel +47 47702222), Concessionaria DUCATI, HYDROLIFT Motoscafi da competizione e da diporto e KOENIGSEGG Supercars
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