Invece di dirigerci alla meta più gettonata per i motociclisti, Caponord, ci muoviamo verso i bellissimi fiordi norvegesi alla ricerca di strade emozionanti
testo Carlo Nannini, foto Ilenia Paoletti
La strada che da Lom arriva al lago ghiacciato di Langvatnet sembra non smetta mai di salire. Dalle fattorie della pianura, dalle coltivazioni di fragole che profumano l’aria e dagli alberi ad alto fusto che costeggiano l’immancabile corso d’acqua prosegue quasi rettilinea, per i canoni della Norvegia, e decisamente scorrevole; si passa ad una vegetazione sempre più bassa, fatta di arbusti prima, soli muschi e licheni ai quasi 1.400 metri della vetta. I cottages rossi, col tetto coperto di erba, sono sparpagliati un po’ ovunque, dalla cima di qualche sasso ad un isolotto in mezzo al corso d’acqua.
In cima all’altopiano, ci accoglie nebbia, una pioggerellina gelata e uno degli scenari più maestosi che si possa avvicinare in sella ad una moto. Dal costone di granito, un gigantesco scivolo la cui sommità si perde nella nebbia come in un racconto di Tolkien, precipitano innumerevoli cascate e pezzi di ghiaccio che alimentano il torrente che scende verso il fiordo di Geiranger. La strada ne segue inevitabilmente il percorso, e noi con lei.
Molti sono i motociclisti che abbiamo incontrato in un luglio decisamente bruttino e piovoso anche per i canoni norvegesi nelle strade dei fiordi occidentali, dediti alla scoperta di questa zona meravigliosa molto spesso prima di proseguire il viaggio alla volta di Caponord, che rimane comunque una delle principali scuse per visitare questo Paese scandinavo. La nostra esperienza di viaggio si limita invece a questa zona: ci siamo presi il tempo di esplorarla, fermarci, apprezzare le innumerevoli bellezze e assolutamente crediamo che, piuttosto che prendere le lunghe e noiose e controllatissime direttrici dello spostamento sud-nord in direzione di Caponord, la Norvegia valga la pena, il viaggio per arrivarci e la spesa non indifferente che richiede anche solo per visitare la parte centrale.
Percorrere le strade della Norvegia occidentale, quella dei fiordi che si insinuano per centinaia di chilometri verso l’interno creando delle profondissime gole è un costante salire dal livello del mare su altopiani, spesso innevati, per poi riscendere a picco verso il fiordo successivo attraversando foreste di conifere che non riescono però a impedire di apprezzare gli stupendi panorami mozzafiato che si rivelano dai tornanti che la strada percorre. E’ questo il caso, ad esempio, della Trollstigen, la scalinata dei Troll che l’Unesco ha nominato patrimonio dell’umanità e che costituisce da sé una delle maggiori attrattive della zona, se non della Norvegia.
Lo sforzo economico per realizzare vie di comunicazione adatte a collegare isole, isolotti, spesso con dislivelli di quota considerevoli in pochissimi chilometri è visibile, spesso fonte di meraviglia e ha caratterizzato la storia della Norvegia degli ultimi cinquanta anni, da quando ha conosciuto il benessere economico in seguito alla scoperta del petrolio.
Ponti dalle forme incredibili, dall’architettura ardita o in sequenza fittissima, come sul tratto della Atlantic Road, vero e proprio monumento nazionale che collega con ponti e terrapieni artificiali nove isolotti vicino a Kristiansund. Gallerie, di cui alcune sottomarine lunghe diversi chilometri, un po’ agghiaccianti da percorrere in sella alla moto che descrivono degli archi perfetti nei quali si continua a scendere per un tempo che sembra infinito, oppure quella famosissima di 27 chilometri sulla E16 che da Laerdal si dirige verso Bergen. Traghetti, i cui moli interrompono estemporaneamente la strada e che permettono il collegamento fra due sponde di ripidissimi fiordi. Tutti modi di spostarsi che, per il motociclista che per sua natura gode della bellezza e della varietà della strada che percorre in quanto ne è parte integrante, diventano fonte di piacere e meraviglia continui.
Verso i fiordi…
Già dai primi chilometri del primo giorno di viaggio, percorrendo la E16 che ci porta da una trafficata Oslo in direzione di Bergen fino a Laerdal, la strada costeggia innumerevoli fiumi, laghi, corsi d’acqua, tanto che è difficile capire dove finisce il mare, che rincontreremo presto a Laerdal nell’ Ardalsfjorden, e dove siamo in presenza di un corso d’acqua dolce. La E16 è una delle principali direttrici che taglia in due la Norvegia, ma come quasi tutte le strade norvegesi può anche essere segnata grande, sulla cartina, ma difficilmente supera la corsia singola per senso di marcia, molto tortuosa e con limiti di velocità rigidissimi e di 60 chilometri all’ora nei centri abitati, cosa che allunga tantissimo i tempi di percorrenza.
Razioniamo le soste per cercare di arrivare in serata a Laerdal, anche se la strada che attraversa l’altopiano di Filefjell è davvero spettacolare, e lavori in corso ci costringono a mettere alla prova le capacità di guida su sterrato con le ruote da 17” a bordo della nostra Multistrada 1200s. Le condizioni in cui dobbiamo guidare, e la relativa pericolosità che ne deriva, ci fa percepire come la Norvegia e le condizioni che si possono trovare le sue strade non siano esattamente una cosa da principianti. Probabilmente la possibilità di trovare strade bianche o sterrate, ghiacciate per molti mesi l’anno, difficili da mantenere sono una costante, da queste parti. In realtà, malgrado ci si sia imbattuti in una estate particolarmente fredda e piovosa anche per i canoni locali, abbiamo trovato strade sempre perfettamente pulite e tenute.
Superato l’altopiano, scendiamo rapidamente verso Borgund a pomeriggio inoltrato senza avere la percezione dell’ora, dal momento che il sole tramonta molto più lentamente lasciando a questa latitudine un chiarore diffuso fino alle undici di sera.
Borgund è praticamente una sosta obbligata per la visita alla Stavkirke, la chiesa di legno del 12° secolo, che ricorda come la strada appena percorsa è una importantissima via di comunicazione fra la Norvegia orientale ed occidentale fin da tempi antichissimi.
È già sera quando arriviamo decisamente stanchi a Laerdal, un piccolo paese che si affaccia su un braccio secondario dell’Ardalsfjord, famosa per il quartiere storico che conserva numerose case di legno.
Ripartiamo al mattino dopo prendendo la Snovegen in direzione Aurland, un percorso di 45 chilometri che costituisce la strada antica, oggi sostituita dalla galleria di 27 chilometri, rinunciando però quasi subito per riprendere la giusta direzione del nostro viaggio: scopriremo poi che la strada è una delle turistiche più affascinanti della Norvegia, ma salendo da Aurland.
La nostra giornata in direzione del Lustrafjorden sulla 55 però, non ci deluderà.
Da Laerdal, dopo pochi chilometri, prendiamo il traghetto per attraversare il fiordo fino a Sogndal, e già dall’abitato di Gaupne, in costante salita verso l’altopiano di Turtagro, è una meraviglia di panorami spettacolari, che da soli valgono il viaggio per la Norvegia.
Un punto panoramico dopo l’altro che si affaccia vertiginoso sul fiordo, costellato a sua volta di cascate che precipitano dalle rocce altissime, la strada è una serpentina prima incorniciata da alberi di alto fusto, poi sempre più radi che lasciano il posto a muschi, mucchi di neve, rocce di granito.
La 55 è forse una delle strade più belle che si possano percorrere in assoluto, e come tutte le altre del nostro viaggio, ci accorgiamo che sarebbe anche uno spettacolo da guidare per lasciar sfogare i numerosi cavalli della bellissima moto che guidiamo. Come sempre, vince la bellezza del paesaggio, e l’immancabile rapimento che ci impedisce di procedere se non con velocità assolutamente contemplativa. Da qui, il proposito di tornarci esclusivamente per darci il gas!
La discesa verso Lom e i pascoli verdi che incontriamo, se non fosse per le case di legno rosse col tetto ricoperto di erba, ricorda decisamente i nostri paesaggi alpini, e anche a Lom, per le continue soste che la bellezza del panorama impone, arriviamo nel pomeriggio. Ci ripromettiamo di fermarci meno possibile, ma la voglia di documentare tutto ciò che i nostri occhi, abituati si a viaggiare in moto, ma impreparati a dover ingurgitare una simile quantità di meraviglie non riescono ad assorbire è più forte del bisogno di riposare, allungare le gambe. D’altronde la Multi è anche un’ottima moto per viaggiare, e invoglia a rimanere in sella anche molte molte ore.
superato il lago ghiacciato di Langvatnet del quale abbiamo parlato in apertura, dobbiamo purtroppo rinunciare a causa del brutto tempo a visitare il punto panoramico di Dalsnibba che si affaccia sul fiordo di Geiranger, consolandoci con la spettacolare serie di tornanti disegnati dalla strada che precipita dai 1400 metri fino al livello del mare, ovvero del fiordo.
Un affascinante tratto della strada antica, giustamente conservato, disegna un anello che passa sotto ad un bellissimo ponticino in pietra, ancora percorribile.
pochi chilometri dopo, rimarremo a bocca aperta quando, dietro una delle tante curve, ci affacceremo al panorama del Geirangerfjord, e del paesino che gli da il nome.