Coast to coast, o se preferite dall’alba al tramonto nel cuore del Salento. Una vacanza rilassante all’insegna di un turismo lento.
La Puglia, terra meravigliosa, è uno di quei luoghi che ci piace visitare ogni qualvolta se ne presenti l’occasione. Il mare, il cibo, la gente, il clima, ne fanno un territorio ideale per una vacanza in moto anche fuori stagione, per esempio in autunno inoltrato. Anzi, forse meglio. Questa volta abbiamo fissato il nostro campo base presso la masseria Don Agostino in quel di Martano, città dell’aloe, diecimila abitanti scarsi, capoluogo di quel territorio che va sotto il nome di grecìa salentina. Perché va bene la grande città coi monumenti da cartolina e i locali alla moda, ma avevamo voglia di fare un turismo lento, alla scoperta antropologica di realtà meno conosciute.
E così ci siamo trovati ad ammirare con sorpresa le chiese dell’Immacolata e quella dedicata alla Madonna dell’Assunta, oppure un inaspettato menhir in via Teofilo, e poi a gustare un gelato sotto la torre dell’orologio, o dei fantastici pasticciotti, dolci farciti di crema che da soli valgono un pasto completo, presso la pasticceria Ficile. Insomma, una vacanza slow, molto slow, come si addice a questi luoghi.
Grecìa salentina
Un tempo estesa nel quadrilatero ideale che andava da Otranto a Casarano a Gallipoli e Nardò, oggi fanno parte della grecìa salentina nove comuni, caratterizzati dalla presenza dell’idioma griko, ancora parlato soprattutto dalla popolazione più anziana. E’ una lingua che deriva dal greco antico, dal greco bizantino, e anche dal cretese, che era la lingua degli avvocati di un tempo.
In posizione strategica nel cuore del Salento, Martano città dell’aloe è la base ideale per muoversi a raggiera rientrando la sera, spaziando dal mare all’entroterra attraverso una campagna rustica dove non è raro imbattersi in interessanti siti archeologici, per poi fermarsi sulle rive di un mare cristallino e ancora accogliente. Ma anche camminare in paese per far due chiacchiere con gli abitanti senza la frenesia dell’alta stagione, e magari incontrare a cena il sindaco o la sua vice che con ammirevole spirito di collaborazione spiegano e raccontano il territorio, e vedendo caschi e giacche ti mettono in contatto con Francesco Perulli, presidente del locale Moto Club Salentum Terrae, attivissimo in iniziative di promozione della sicurezza stradale anche nelle scuole, in operazioni di Motor Terapia in favore di bambini disabili, e in tour alla scoperta del territorio.
Dall’alba al tramonto
Proprio da una delle iniziative del Moto Club ci balena l’idea di andare a vedere l’alba, la prima d’Italia, dal punto più a est della penisola, a Punta Palacìa. Controllo dell’orario previsto per quel giorno, levataccia, e via ancora al buio verso Otranto lungo la sp48 dritta come la corda di una chitarra, e poi giù per qualche chilometro sulla sp87 mentre la luce si sta facendo largo tra le tenebre. Parcheggiata la moto si scende a piedi verso il faro, ora che i colori cominciano a farsi caldi, e al di là dell’orizzonte si delineano i monti dell’Albania.
Per noi, più abituati ai tramonti della costa tirrenica, è uno spettacolo suggestivo vedere l’alba del nuovo giorno, è un qualcosa che nasce, è la vita che si rinnova, e il fatto che, almeno per quel giorno, siamo i primi italiani a vederla aggiunge emozione all’emozione, una specie di speranza. E in tempi di covid non è poco.
Una raccomandazione: non andateci per capodanno, pare che l’alba del 1 gennaio sia gettonatissima e il distanziamento sociale non garantito.
Dieta? Impossibile!
Col sole che ormai oltre al cuore ci riempie anche gli occhi torniamo verso Otranto per una colazione su un terrazzino vista mare, dove i celebri pasticciotti ti riconciliano col mondo. Un po’ meno con la cerniera della giacca e la cintura dei pantaloni, che dopo nemmeno due giorni già deve essere chiusa un buco più in là. Temiamo che al termine della vacanza dovremo rifare tutto il guardaroba, ma da queste parti se gli chiedi un antipastino leggero ti portano parmigiana di melanzane zucchine e frutti di mare sufficienti per un reggimento, per non dire di peperoni in tutte le salse e certe verdurine fritte da urlo, accompagnate da cicoria selvatica e purè di fave. Tutto insieme.
E se poi cerchi di rinunciare alle orecchiette fatte in casa condite con sugo e polpette di carne ti guardano pure male. D’altra parte sarebbe un peccato lasciarle nel piatto, ecchissenefrega della pancia, tanto la dieta comincia sempre lunedì prossimo.
Ah, importante: andateci piano coi vini salentini, perché sembrano leggeri leggeri, ma poi arrivano, e allora… ciao ciao patente.
Coast to coast
L’Italia è stretta e lunga, la Puglia pure. E allora dopo l’alba sull’Adriatico vuoi mancare il tramonto sullo Ionio? Torniamo sui nostri passi, stavolta oltrepassiamo il faro di Punta Palacìa e proseguiamo lungo la litoranea, finalmente curve, ma ci siamo imposti una vacanza assolutamente slow, oltretutto ci hanno avvisati della presenza costante di controlli, e allora ci gustiamo con calma il panorama dell’immensità del mare mentre l’asfalto scorre tranquillo sotto le ruote.
Porto Badisco, Santa Cesarea, Castro, fino alla punta estrema di Santa Maria di Leuca. Poi risaliamo, sempre con calma, sempre col mare alla nostra sinistra, lo Ionio stavolta, su su tra mille soste fotografiche fino a Gallipoli, poi Nardò dove ci prenderebbe la voglia di andare a vedere l’anello di velocità dove tutte le grandi Case fanno test, ma a forza di andar piano siamo in ritardo sulla tabella di marcia.
Ci fermiamo a Porto Cesareo, il sole non ci ha aspettato e si è già ritirato nelle sue stanze dietro l’Isola dei Conigli. Ma i colori sono quelli di una tavolozza incredibile che rimarrà tra i nostri ricordi più belli.
Gli oliveti
La Puglia è terra di olivi. Distese interminabili lungo qualsiasi strada si percorra. Poi guardi meglio e ti accorgi che la xilella sta distruggendo quasi tutto. Dedichiamo quindi una giornata alla visita di un oliveto, la verietà leccino pare resistere alla malattia e il periodo della raccolta sta iniziando. Guardiamo con interesse la macchina che abbraccia il tronco dell’albero e lo scuote vigorosamente facendo cadere le olive nel telone sottostante. Farebbe comodo in certi incroci cittadini per dare una bella scrollata al distratto automobilista di turno.
Poi il titolare, Salvatore Zacheo, ci fa salire sul fuoristrada e ci accompagna nel campo dove olivi secolari ormai malati dovranno essere estirpati. E’ un pugno nello stomaco. “Se devo togliere piante di 25-30 anni mi dispiace, ma me ne faccio una ragione. Ma queste non sono piante, sono monumenti, stanno qui da 3-400 anni, hanno superato guerre e carestie, siccità e nevicate, le ha curate mio padre, e prima ancora mio nonno. Oltre agli olivi, oltre all’attività, noi perdiamo soprattutto la nostra identità”. E lo diceva con gli occhi lucidi.
Recuperiamo il sorriso poco dopo, quando nonostante la Sagra della Volìa Cazzata sia stata annullata causa covid, Salvatore ci invita “a vedere come si fanno le cazzate”. Non è un refuso, cazzare = schiacciare, ma ovviamente le battute si sprecano: “Io sono un maestro!”, “Se sali in moto con me te lo faccio vedere io come si fanno!” e via di questo tenore.
Martano città dell’aloe
Già, perché Martano città dell’aloe? Grazie alla squisita disponibilità del comune di Martano, andiamo a visitare l’azienda agricola Naturalis. E’ uno spettacolare relais immerso nella natura, camere distribuite nei locali dell’antica masseria, ristorante con prodotti a km 0, piscina invitantissima, e una bellissima piantagione di aloe.
Domenico Scordari, l’illuminato e ganzissimo titolare, ci guida alla scoperta dalla coltivazione delle piante, all’estrazione della preziosa gelatina al loro interno (dai 30 ai 60 kg ognuna all’anno), fino alla produzione di prodotti di cosmesi e non solo, destinati per la maggior parte all’esportazione. Un’eccellenza dell’imprenditoria italiana che dà lavoro a decine di persone del luogo, e che stampa orgogliosamente il nome di Martano su ogni etichetta facendo conoscere questo piccolo grande comune in tutto il mondo.
Non solo, per far crescere tutto questo è alla ricerca di giovani che abbiano voglia di impegnarsi in questa attività, ai quali regalare le prime mille piante di aloe, e garantendo l’acquisto di tutta la produzione di materia prima. Nel caso prendete nota.
Nel castello di Copertino
Usciamo dalla grecìa salentina e ci spingiamo fino a Copertino, sede di un santuario dedicato al culto di San Giuseppe, ma soprattutto di un bel castello rinascimentale costruito sulle vestigia di quello medievale. Al suo interno si stanno attrezzando sale dedicate a prossime mostre di arte moderna, mentre sono già esposti reperti archeologici frutto di un sequestro del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale dei Carabinieri, e una piccola collezione di icone sacre russe e albanesi.
Ma a noi hanno colpito particolarmente delle incisioni sui muri delle pareti dei lunghi corridoi: fatte con dei chiodi dai manovali che nel XVI secolo lavoravano alla costruzione del castello, rappresentano delle volte a sesto acuto, e una vera e propria dima in scala 1:1 degli archi che poi si ritrovano nelle varie strutture lungo il percorso. In pratica una specie di quaderno di appunti dove il capomastro spiegava agli operai le tecniche di costruzione. O, se preferite, un manuale di officina.
A Lecce, molto lentamente
Prima di prendere la via del ritorno ci concediamo un giro a Lecce, il capoluogo della provincia, da sempre nominata come “la Firenze del sud”, anche se qui ci spiegano con orgoglio che in realtà è Firenze che è la Lecce del nord. Soffochiamo lo spirito polemico tipico di noi etruschi e andiamo a vedere di persona. In moto? Naaaa… troppo veloce. Parcheggiamo presso la stazione di Zollino e saliamo sulla… littorina. La linea ferroviaria non è elettrificata e si viaggia in mezzo alla campagna su treni diesel. E la cosa ha il suo bel perché.
Purtroppo, lentezza del treno a parte, il tempo è comunque tiranno, e la visita si limita a due passi in centro e una visita alla splendida piazza della Cattedrale. Ma tanto Lecce lì rimane, e sarà sicuramente oggetto di una prossima approfondita visita in occasione di qualche altro tour in zona. Promesso!
Per tutta la durata del soggiorno abbiamo alloggiato presso la splendida Masseria Don Agostino
Abbiamo capito perché “Martano città dell’aloe” visitando il bio resort Naturalis
Abbiamo pranzato e cenato e goduto come non mai presso:
Tenuta Torre Canfore
L’Osteria di Martano
Ristorante Barriques
Masseria La Tofala a Copertino (dove ci siamo anche rilassati tra piscina e spa)
Abbiamo ordinato olio e vino presso l’azienda di Salvatore Zacheo
Grazie a Tiziana Protopapa, Barbara Guida, Francesco Perulli, al sindaco di Martano Fabio Tarantino e a tutto il suo staff.