Le Vie Francigene in moto

L’introduzione a una serie di reportage sulle Vie Francigene in moto, per percorrere una storia millenaria in maniera avvincente

Perché farsi venire in mente di percorrere questo pellegrinaggio di origine medioevale con un cavallo di ferro? Cercherò di dare la mia risposta, che non può che essere soggettiva, sperando che uno o più dei motivi che vado ad elencare provochino la vostra curiosità, la voglia di saltare in moto. Il viaggio nasce per emulare gli antichi pellegrini che si recavano a Roma, quindi a piedi, lentamente e in una maniera spirituale. Come alternativa, viene già accettata e promossa la possibilità di percorrere questo itinerario in bicicletta, una variante più veloce e sportiva. Inoltre, nel sito dell’Associazione Europea Vie Francigene (AEVF), ci sono indicazioni per effettuare alcune tappe in treno, e anche accenni all’utilizzo dell’automobile. Quindi l’unico mezzo di trasporto trascurato, fin ora, è il nostro: Cioè quello che coniuga libertà, partecipazione al territorio e una certa velocità. La mancanza di un riferimento alle Vie Francigene in moto, l’ho interpretata come una grave lacuna!

Le Vie Francigene in moto
La “casa storta” a Modane

2750 chilometri di storia

La moto si sposa perfettamente con questo lungo percorso, fatto di spostamenti veloci, di entusiasmanti strade di montagna, di visite ai centri storici cittadini (parcheggiando comodamente), senza perdere tempo. Questi 2571 chilometri (circa) hanno tutto ciò che preferisco quando vado in giro. Innanzitutto la storia: lungo centinaia di anni i viandanti, spinti da una fede che dominava la vita di quegli anni, in pieno Medioevo, si incamminavano con tutti i mezzi disponibili. Qualcuno con carri e scorta armata: vescovi, ricchi mercanti, nobili; altri con solo la voglia di camminare e la speranza di elemosinare un pasto e un luogo in cui dormire. Tutti partivano, per vera fede o per convenienza, ma comunque andavano. Il percorso affascina anche per motivazioni artistiche e architettoniche, si trovano infatti luoghi utilizzati come ospedali (nel senso di luoghi di ospitalità), chiese, monasteri e locande.

La Sacra di S.Michel

Molte cose si sono perse, ma, soprattutto nelle realtà più piccole, nelle montagne, si possono ammirare ancora le vestigia di queste architetture di accoglienza, soprattutto quelle religiose. La natura è il terzo forte punto di interesse. Dal sud dell’Inghilterra al centro dell’Italia si attraversano i più vari scenari del territorio europeo, passando per fiumi, pianure e montagne: dalle scogliere di Dover alla città eterna è tutta una varietà paesaggistica da godere dietro una visiera, senza l’abitacolo dell’auto che ti protegge.

Il divertimento arriva con le montagne

Con la macchina fotografica sempre pronta a scattare. Manca forse la cosa più importante per le nostre due ruote: le strade! A questo proposito segnalo una grande differenza tra la prima parte del tragitto, prima di arrivare alle Alpi, e il resto del percorso. Nella prima parte le strade servono a spostarsi da una tappa all’altra, pianure piacevoli ma pochi svaghi di guida. Quando si arriva alle montagne inizia il divertimento; le strade sembrano create apposta per la moto: i valichi alpini, le valli, gli Appennini. Quasi tutta la parte italiana è un godimento per i motociclisti. Le strade vengono assaporate, sono parte dello spettacolo per il quale abbiamo pagato il biglietto!

La partenza da Canterbury

Tre anni per completare il percorso

Ci ho messo tre stagioni gradevoli per la moto, quindi tre anni, a percorrere e documentare il percorso. Dal momento in cui ho cominciato a progettarlo ho letto ogni genere di informazione storica riguardante le Vie Francigene. Il percorso non è uno solo, immutabile nel tempo. Solo la destinazione, Roma (a volte continuava verso la Terra Santa) era fissa, ma i punti di partenza erano da tutta Europa, confluendo poi, come un imbuto, nel percorso più comodo o più sicuro verso l’Urbe. I punti più definiti di questi plurisecolari passaggi, si trovavano in corrispondenza di ostacoli geografici come passi montani e fiumi, oppure in città accoglienti o dotate di reliquie religiose attraenti. La pianura consentiva invece divagazioni anche ampie. Quando si è voluto definire uno standard, un percorso tipo, è stato scelto quello che percorse nel 990 Sigerico, vescovo di Canterbury.

Il Passo del Gran San Bernardo

79 luoghi antichi di sosta 

Sigerico si recò dal Papa per ritirare il pallio, paramento liturgico che ufficializza la nomina a vescovo. Tenne un diario, nel quale segnò tutte le tappe del viaggio di ritorno da Roma a Canterbury, citandone 79 con i relativi luoghi di sosta. Si tratta del resoconto più antico riguardante questo tipo di pellegrinaggio ed è stato definito come “principale” dall’AEVF. L’associazione, grazie al suo sito e all’App per smartphone, è un ottimo appoggio per i pellegrini. Nel periodo in cui ho percorso queste strade, ho colto significative differenze di preparazione, interesse e organizzazione nei vari tratti, tra nazione e nazione, tra regione e regione. La Gran Bretagna, nonostante i soli 30 chilometri circa di percorso, ha una partecipazione attiva ed entusiastica alle iniziative; detiene il chilometro zero a Canterbury e ne è fiera.

Tutti orgogliosi della presenza delle Vie Francigene, tranne la Francia…

La Francia sembra meno interessata, ha affidato la gestione dei percorsi e i contatti con l’AEVF alla propria associazione nazionale di trekking. In Svizzera, dove per motivazioni geologiche il percorso è più definito, c’è una partecipazione attiva. I percorsi sono ben segnalati e valorizzati, pur non avendo adottato la segnaletica ufficiale dell’AEVF. Ora parliamo della parte italiana. L’Associazione ha sede qui, e si vede: in ampie parti di territorio il percorso è segnalato significativamente, pur essendoci differenze regionali. Soprattutto dove si abbandonano le grandi arterie di comunicazione, i cartelli indicano sempre la direzione. I luoghi per fermarsi a mangiare o pernottare sono ben distribuiti sul territorio.

Le Vie Francigene in moto
Il forte di Joux

L’itinerario di Sigerico

Quali varianti ho percorso io? L’itinerario di Sigerico, aggiungendo una variante, in quanto molto significativa. Nel tempo abbiamo avuto due direttive principali di arrivo in Italia: la più antica è quella del passo del gran S. Bernardo (percorso di Sigerico), arrivando dalla Svizzera. Poi dal XIII secolo circa prese il sopravvento l’arrivo dalla Francia attraverso il colle del Moncenisio. Le due direttrici si separano nei dintorni di Troyes (Francia) e confluiscono a Vercelli (Italia). Questa importante variante è uno dei pochi altri percorsi certificati da un racconto. Fu un religioso benedettino di Londra, Mattew Paris, a redigere una guida per i pellegrini nell’anno 1247. Quindi per poter seguire i due percorsi storicamente più importanti…li ho fatti entrambi.

Le Vie Francigene in moto
Vie Francigene in Moto: tra il lago Lemano e i vigneti di Losanna

Fatte per essere percorse a piedi, in moto richiedono qualche attenzione

Percorrere le Vie Francigene in moto richiede alcune accortezze. La segnaletica, le percorrenze e l’organizzazione logistica nascono per il pellegrinaggio a piedi, quindi bisogna adattare tutto ciò al nostro veloce mezzo. Seguendo diligentemente le deviazioni indicate dalle frecce del pellegrino, si rischia, come è successo a me, di inforcare strade in cui è vietato il transito ai mezzi a motore e quindi ricevere a casa una bella multa. È anche possibile infilarsi in stradine dove una moto da strada si troverebbe in difficoltà. Così bisogna, anche in relazione a quanto tempo abbiamo, selezionare le strade da percorrere; senza tagliarle per forza tutte, col rischio di perdersi deliziose variazioni.

Le Vie Francigene in moto

Non sempre ci sono riferimenti

La prima parte, soprattutto francese, ha mantenuto pochi riferimenti ai pellegrinaggi medioevali e le strade interessanti non sono molte (nessun rischio di imboccare sterrati!). Si tratta di una serie di (bellissime) città o paesi che meritano una passeggiata o una visita approfondita, unite tra di loro da strade per lo più dritte o addirittura tratti autostradali. Lo definisco il pezzo da turisti puri. Avvicinandosi alle montagne si sveglia il motociclista, le strade, oltre a essere belle, sono quelle dove sono passati i nostri eroi. Aumentano le prove di quel passato e i panorami spadroneggiano. Qui il numero di soste aumenta, magari brevi, per vedere un paesino o per fare due foto. Le Abbazie si possono guardare con gli occhi di un camminatore stanco e impaurito che vi vedeva sicurezza e riposo. Poi le valli, i fiumi da attraversare, le città con i loro grandi ospitali e ancora strada, tanta strada.

Le Vie Francigene in moto
La meta: Roma

Ringrazio l’AEVF che mi ha fornito collaborazione sulla parte riguardante le strutture di accoglienza. Inoltre mi ha confermato che anche noi motociclisti possiamo avere e timbrare la Credenziale. Questo documento, o “passaporto del pellegrino”, è il documento fondamentale del viandante che consente di avere accesso, con agevolazioni, alle strutture di accoglienza lungo l’itinerario. Il pellegrino vi riceverà un timbro presso uffici turistici, parrocchie, strutture ricettive e di ristoro, certificando così il proprio passaggio.

Adesso vediamo come è andata. Per necessità di sintesi, le descrizioni sono state ridotte al minimo.

Molto più accurate le potete trovare sulla mia guida “Le Vie Francigene in Moto”. (di Dario De Vecchi) su Amazon e nelle migliori librerie

“Le Vie Francigene in Moto” Prima Parte (Da Canterbury a Troyes)

Da Troyes a Vercelli seguendo Sigerico (la Via Francigena in moto)

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