Ladakh in moto: la prima volta che molti anni fa ho sentito nominare questa regione ho dovuto consultare google per capire esattamente di quale zona, della lunga catena Himalayana, si stesse parlando.
Quel triangolo al nord dell’India confinante con Pakistan e Cina ha subito attratto la mia attenzione e quando dopo le prime ricerche ho visto alcune foto, l’idea di organizzare un viaggio in Ladakh in moto ha preso giorno dopo giorno sempre più forza. Aperto al turismo da pochi anni, questo angolo di Tibet, rimasto per ragioni geopolitiche all’interno del territorio indiano, conserva una tradizione buddhista che negli ultimi secoli è cambiata veramente poco.
Leh, la capitale, situata a 3500 mt, è circondata da montagne e passi che spesso superano i 5000 mt, incluso il mitico Khardung-La Pass che con i suoi 5600 mt è la strada carrozzabile più alta al mondo. La affrontiamo, io e la mia compagna Simona, in sella ad una mitica Royal Enfield 500 che ci viene fornita in eccellenti condizioni da Motorcycle Expeditions (www.motorcycleexpeditions.com) che accompagna motociclisti sull’Himalaya da molti anni. La moto è dotata anche di due taniche di benzina supplementari, poiché lungo il percorso per un tratto di 360 km non saranno presenti stazioni di rifornimento.
La finestra di tempo in cui si può girare il Ladakh in moto è limitata ai mesi estivi poiché, causa neve, durante l’inverno questa zona è raggiungibile solamente in aereo. Con diversi mesi di anticipo decidiamo che raggiungeremo il Ladakh percorrendo in moto i 460 km che separano la località di Manali (nello stato indiano dell’Himachal Pradesh) da Leh e i primi giorni di agosto siamo seduti su un volo Lufthansa che ci porta in India.
Raggiungiamo Manali con un volo interno da New Dehli e, dopo aver ritirato la moto, il giorno seguente sotto una battente pioggia monsonica affrontiamo i primi km che ci porteranno a superare il Rohtang Pass a circa 4000 mt. Appena superato il Rohtang non troveremo più pioggia per tutta la durata del viaggio e il paesaggio diventerà sempre più arido con colori e panorami da lasciarci a bocca aperta.
La nostra media giornaliera sarà inevitabilmente bassa dovuta al fatto che viaggiamo in due con bagaglio sulla moto, i diversi tratti di strada sterrata devono essere affrontati con molta cautela. Durante il tragitto il gruppo di motociclisti di Motorcycle Expeditions, molto più agile di noi con Jeep al seguito e bagagli trasportati, regolarmente a metà mattinata ci supera per poi ritrovarsi alla sera. Attraversiamo i passi Bara-lacha La (4.890 mt), Lachulung La (5.050 mt) e Taglang La (5.350 mt) per giungere dopo 4 giorni a Leh, coccolati dal borbottio del monocilindrico che senza problemi ci ha portato fin qui.
Diversi tratti della strada che abbiamo percorso sono sterrati e, nonostante questo, l’unico problema è stata la rottura del portapacchi di ferro saldato da un abile meccanico nei pressi di un distributore. Domani proveremo a raggiungere la zona dei laghi guidando lungo il fiume Indo.
A causa del massiccio scioglimento dei ghiacci (e relativa esondazione del fiume) saremo costretti, prima a superare molti guadi, poi a tornare indietro. Grazie alla sempre disponibile popolazione locale, anche se in difficoltà, ci sarà sempre qualche automobilista o camionista pronto a darvi una mano o, come nel nostro caso, un gruppo di militari scesi da un camion che, tolti gli anfibi, ci hanno aiutato a spostare la moto rimasta insabbiata in un guado: uno degli episodi del viaggio che, lungi dall’averci scoraggiati, alla fine è diventato uno dei momenti più divertenti e aggreganti!
Il giorno successivo affrontiamo la salita verso il mitico passo Khardung-La a 5600 mt. di buon’ora per evitare il traffico e gli scarichi dei camion indiani. Raggiungiamo il passo e, dopo le foto di rito e con il fiato corto dovuto all’altitudine, scendiamo verso la stupenda Nubra Valley fino a Turtuk, ultimo villaggio raggiungibile dagli stranieri…. 20 km più avanti il confine col Pakistan.
Lungo il tragitto incrociamo molti motociclisti locali in sella a Royal Enfield o piccole 4 tempi sempre sorridenti, cordiali e disponibili ad aiutarci o a suggerirci la visita a un monastero buddhista piuttosto che un itinerario particolare.
Lasciamo dopo 15 giorni questa regione meravigliosa ma il nostro, ne siamo certi, è solo un arrivederci.