Il clima che ieri ci ha dato tregua per quasi tutta la giornata, oggi si vendica amaramente scaricando incessantemente pioggia, vento e nebbia. Vogliamo visitare la regione del Donegal a nord di Sligo. Iniziamo così da Rosses Point, piccolo porticciolo affacciato su un’angusta baia, luogo melanconico dove gli Yates traevano ispirazione, per poi salire lungo la costa fino a Donegal e addentrarci nella Contea più settentrionale del Paese formata da una dozzina di penisole che culminano nelle scogliere più alte d’Europa.
A Dunkineely la solita stradina sconnessa, stretta e sporca ma tanto bella ci porta al remoto faro di St. John’s Point. Ritornati sui nostri passi riprendiamo la via dell’ovest fino a Carrick per scendere di nuovo in un sentiero cieco a Teelin Pier, altro punto panoramico e sperduto dal quale si accede a Bunglass e alle Cliffs of Slieve League, scogliere multicolori alte oltre 600 metri. Il tempo è da lupi e la strada è strettissima e scoscesa, aggrappata al bordo della costa. Un forte vento e fitta pioggia ci accompagnano mentre la strada si stringe ancora e si inerpica vertiginosamente per terminare infine in un piccolo parcheggio affacciato su uno degli scenari più maestosi d’Europa, purtroppo completamente nascosto da basse nubi impenetrabili. Siamo piuttosto sconfortati, sotto un cielo grigio come piombo e davanti ad un palcoscenico che non vuole aprire il sipario, consapevoli che un semplice raggio di sole ci avrebbe regalato immagini indimenticabili.
Mentre fissiamo il nulla, il freddo vento che soffia senza sosta dal mare inizia a diradare le nubi, lasciando intravedere dapprima uno spicchio di scogliera, poi l’oceano sotto di noi, poi l’intera baia. Semplicemente straordinario. Un ostinato cappello di nubi resta a coprire la parte superiore della parete che, dopo pochi minuti, lentamente svanisce così come si è mostrata, ritornando nella totale invisibilità. Ci riteniamo comunque fortunati. Non sapremo mai quanto fosse alta la scogliera, ma abbiamo assistito ad una piccola magia.
Proseguiamo ripercorrendo a ritroso alcuni chilometri e ci avviamo verso Malin Beg e l’ennesimo faro, per poi addentrarci nell’interno della penisola, valicare il Glengesh Pass ed arrivare ad Ardara. Su strade secondarie sempre impegnative ma deliziose rientriamo a Donegal per poi proseguire sulla statale e ritornare a Sligo. Sono passate sette ore da stamattina ed abbiamo percorso oltre 350 chilometri. Non ha mai smesso di piovere. Le tute antipioggia hanno resistito ancora una volta, ma i nostri stivali si sono arresi… Prima di lasciare definitivamente Sligo diretti verso l’Ulster, visitiamo pochi chilometri a sud il sito preistorico del Carrowmore Megalithic Cemetery, il più grande ed antico d’Irlanda, risalente ad oltre 5000 anni a.C. Siamo in una regione ricca di vestigia preistoriche, dove innumerevoli sono le tombe, i dolmen ed i monumenti funerari e Carrowmore con i suoi 30 tumuli merita sicuramente una visita. La meta di oggi è Templepatrick, a pochi chilometri da Belfast, dove faremo una tappa di tre giorni per dedicarci alla capitale dell’Irlanda del Nord e ad una spettacolare e velocissima gara di moto su strada che si corre a Dundrod. Viaggiamo circondati da tantissimo verde sotto una leggera pioggia. La statale che porta ad est sconfina nell’Ulster presso Blacklion. Nessun cartello, nessun controllo. Ce ne rendiamo conto notando che la segnaletica è cambiata. Le strisce longitudinali che delimitano la carreggiata passano da gialle a bianche, poche indicazioni con le distanze espresse in miglia e yarde. L’asfalto però è migliorato e le strade sono più ampie e scorrevoli.
Arriviamo a destinazione a metà pomeriggio, giusto in tempo per assistere ad alcune delle gare di moto in programma nella giornata. L’evento si svolge in un arco di diversi giorni, dividendosi nelle gare della “Dundrod 150” del giovedi e del gran finale dell’Ulster Gran Prix del sabato. Diverse classi di moto si sfidano su un circuito di circa 7,5 miglia, partendo in gruppo e toccando medie orarie inimmaginabili. Ordinate ali di folla seguono ogni curva ed ogni metro del percorso. Il pubblico è quasi esclusivamente britannico o irlandese, richiamato da una secolare passione per questo genere di gare. L’avvenimento paralizza la zona per intere giornate costringendo il traffico ordinario a lunghe deviazioni per evitare gli sbarramenti dell’organizzazione. Ma nessuno si lamenta.
A Belfast Piove, la città appare un po’ triste e trascurata ma altrettanto affascinante mentre la attraversiamo in moto per raggiungerne il cuore. Il fiume Lagan la divide in due parti prima digettarsi nel vicino fiordo di Belfast Lough. Nata e sviluppatasi grazie ad un fiorente commercio ed una vitale economia, è stata consegnata alla storia da tre decenni di “troubles”, la lotta intestina di un popolo che ha raggiunto picchi da guerra civile. Alla rinascita della pace alla fine degli anni novanta, è stata rivalutata e rinnovata, pur lasciandole però quell’aria “old style” che la rende seducente.
I principali edifici e monumenti si trovano racchiusi in un raggio poco esteso del centro e possono essere raggiunti a piedi, ma un “Black Taxi” è il modo più comodo, economico e completo per vivere la storia dei trent’anni di guerriglia urbana che hanno abbracciato l’adolescenza di migliaia di giovani e trasformato la città in un campo di battaglia dove autoblindo dell’Esercito Britannico e della Polizia Irlandese si aggiravano nelle vie percorse da bottiglie incendiarie e da pallottole di cecchini. Tom, il tassista, parla con calma, pazienza e dovizia di particolari mentre guida lentamente tra i vicoli della periferia. Case in mattoni rossi fotocopiate a migliaia e rilegate in lunghe schiere anonime riempiono i teatri degli scontri, tutt’ora identificabili sia per le altissime mura e per le enormi porte ora spalancate erette a difesa dei quartieri cattolici dagli assalti dei protestanti, sia per le bandiere che sventolano sulle case. La bandiera della Repubblica d’Irlanda, verde, bianca ed arancione per i cattolici, l’Union Flag inglese o l’Ulster Banner o Red Hand Flag per i protestanti legati al governo britannico. Intere facciate delle case di questi ultimi sono dipinte con giganteschi murales celebranti i martiri dell’U.F.F. (Ulster Freedom Fighters), i combattenti per la libertà dell’Ulster, contrapposti all’I.R.A., l’Irish Repubblican Army cattolica.
Quasi due ore di full-immersion nella storia contemporanea di un popolo che nonostante abbia ufficialmente deposto le armi, non ha ancora dimenticato. Ne avremo la prova qualche giorno dopo, aggirandoci nelle vie semideserte di una Londonderry (o semplicemente Derry, come la chiamano i nostalgici nazionalisti) appena uscita da un sabato “tribolato”. Lanci di molotov contro la Polizia e veicoli incendiati hanno riportato il tempo indietro di decenni, come se a nulla fosse valso tutto il sangue versato… La visita ad una Belfast uggiosa termina presso i cantieri navali “Harland & Wolff” dove la White Star costruì tra il 1909 ed il 1911 il Titanic. Nulla resta della ciclopica impresa se non il gigantesco bacino dove prese vita lo sfortunato transatlantico, accanto al quale sorge ancora l’edificio che ospitava le possenti pompe che lo riempivano e svuotavano da milioni di litri d’acqua del fiume Lagan. Sbiadite ma suggestive fotografie in bianco e nero dell’epoca lo arredano, mescolate a meno affascinanti ma più redditizi moderni souvenir.
Lasciamo Templepatrick dopo un’intera giornata di adrenalina pura trascorsa tra i motori urlanti di supersport, superstock e superbike, le tute in pelle vissute ed i caschi multicolori dei piloti ed i tacchi a spillo delle poche “ombrelline” destinate ai bikers più famosi. Siamo diretti verso l’estremo nord dell’Ulster, decisi a raggiungere la parte più settentrionale dell’isola. Passaggio obbligato a Londonderry, sia per questioni prettamente geografiche che per puro interesse di viaggiatori. Vi giungiamo di prima mattina, scoprendola semideserta. Il fiume Foyle la taglia in due, scavalcato da bei ponti moderni. Curiosiamo nel suo cuore raccolto entro una possente cinta muraria seicentesca. Quattro porte ne concedono l’accesso lungo altrettante strade che convergono a croce in una piazza centrale.
Dalle mura godiamo dei panorami sconfinati su tutta la città prima di procedere verso la periferia incontrando grandi murales che recano le scritte “NOW YOU’RE ENTERING FREE DERRY”, ma anche carcasse di furgoni carbonizzati o camionette blindate della Polizia con la carrozzeria annerita dalle fiamme delle molotov. Scopriamo che il giorno precedente, in occasione di una celebrazione degli Orange protestanti, erano scoppiati disordini che sono culminati con una vera e propria guerriglia urbana. Il passato che riaffiora…
Saliamo dritti a nord percorrendo una scorrevole strada minore che sconfina nuovamente nella Repubblica d’Irlanda. E’ sempre la segnaletica stradale che ci rammenta di aver cambiato nazione, ma anche l’asfalto sconnesso e ruvido che già ci mancava. Entriamo nella penisola di Inishowen, regno di torbiere, scogliere e solitudine. Oltre Buncrana, accompagnati dall’alternarsi di pioggia e sole, lasciamo scorrere le ruote fino a Ballyliffin.
Dopo un’occhiata a Dunaff Head, aggiriamo la Trawbreaga Bay e puntiamo su Malin Head, la punta più a nord d’Irlanda, selvaggia ed aspra ma imperdibile nel sole del tardo mattino. Il porticciolo solitario di Dunmore Head ci ospita per un breve pranzo al sacco, approfittando del bel tempo che resiste alle nubi minacciose che premono dall’oceano. Riportandoci poi verso sud-est viaggiamo tra grandi distese di freddi altopiani e verdi depressioni che raccontano questa regione poco frequentata dal turismo ma non per questo meno interessante di altre. Completiamo il periplo della penisola rientrando nell’Ulster e a Derry lungo le rive del Lough Foyle, l’enorme lago-estuario del fiume omonimo. L’eterna lotta tra nubi e sole ha di nuovo portato pioggia su di noi mentre guidiamo verso le coste nord-orientali del Paese diretti verso una delle sue aree più famose e visitate: la Coastal Causeway.
La rotta non può che essere lungo la costa di Antrim, perché sarebbe un vero delitto tagliare nell’entroterra per risparmiare una manciata di miglia. Nei pressi di Downhill facciamo tappa al Downhill Palace and Mussenden Temple, le rovine di un’enorme costruzione settecentesca affacciata sulle scogliere tra i campi da golf. La pioggia che ci accompagna poi alla bella e caotica località balneare di Port Rush si prende una pausa regalandoci il settimo arcobaleno della giornata mentre diamo un’occhiata alle spettacolari rovine del Dunluce Castle, letteralmente incastonato su un enorme promontorio roccioso a picco sull’oceano. Dopo poche miglia ecco Bushmills, bella cittadina nota per essere sede della “Old Bushmills Distillery”, la distilleria di whiskey più vecchia del mondo. Un’architettura affascinante ospita l’attività dal 1608, aperta al pubblico per visite guidate molto interessanti e piacevoli. La storia dell’Azienda è raccontata da dipendenti che conducono i visitatori all’interno dei grandi laboratori dove lo stupore per le dimensioni degli alambicchi in rame ed acciaio si mescola all’inebriante profumo delle grandi botti ed all’aroma del “sorso degli angeli”. Compreso nel biglietto d’ingresso vi è anche una degustazione di ottimi whiskey, assolutamente imperdibile anche a stomaco vuoto…
Le bellezze della costa di Antrim ci stanno aspettando. A poche miglia da Bushmills ecco la Giant’s Causeway, uno degli spettacoli più inverosimili mai visti. Ben 37.000 colonne esagonali di nero basalto alte fino a 12 metri, spinte verso il cielo milioni di anni fa da catastrofiche eruzioni vulcaniche ed impacchettate una accanto all’altra come giganteschi mazzi di matite. Sorprendendo per la loro perfetta armonia, emergono dalle fredde acque dell’oceano e si arrampicano sulla vicina scogliera, immobili.
Noi umili umani tentiamo sempre di ricondurre ogni cosa ad una spiegazione razionale, logica, matematica, scientifica. Beh, questo è uno di quei luoghi dove è bene dimenticarsi di avere un cervello e lasciarsi stupire dalla natura.
A malincuore lasciamo le colonne dei giganti. Il viaggio prosegue concedendoci una deviazione nell’interno alla ricerca di un luogo sperduto tra campagne e colline, richiamati ad esso da una fotografia ammirata qualche giorno fa in una splendida mostra fotografica.
Tra i molti scatti d’autore, spiccava una solitaria strada immersa nel verde che scorre sotto un tunnel formato dall’intreccio fitto e paziente dei rami dei grandi faggi cresciuti lungo i suoi margini. L’effetto dei giochi di luci ed ombre era a dir poco magico, al punto che l’autore aveva apposto a fianco della foto un piccolo cartoncino sul quale si leggeva: “So cosa state pensando. Che è un trucco fotografico. Ed invece vi sbagliate. E’ pura realtà…”. Nessun cartello la indica, pochi la conoscono. Il vero nome è “Bregagh Road”, ma viene chiamata “The Dark Hedges”, nei pressi di Moss-Side, poche miglia a sud di Portbraddan. Senza le accurate indicazioni di alcuni abitanti della zona, credo che staremmo ancora cercandola. Il fotografo aveva ragione. Esiste proprio come l’aveva fotografata. Leggermente in salita, lunga forse meno di 300 yarde, protetta dalle possenti piante ed inspiegabilmente fatata, come uscita dal libro “Il Signore degli Anelli”. Soddisfatti, ci riportiamo poi sulla costa, seguendone ancora fedelmente i confini su un percorso bellissimo per raggiungere Torr Head, altro punto strategico dell’Ulster. La Scozia è lì, separata dal North Channel, qualche miglia di mare che sembrano poche yarde tanto che il faro scozzese di Mull of Kintyre si vede distintamente anche se non è una giornata limpidissima. Raggiungiamo poi Glenariff per la nostra ultima notte nell’Irlanda del Nord. La strada oggi è stata breve, una pausa di relax dopo molti giorni di intenso viaggio. Domattina ci allontaneremo dall’Ulster consapevoli di aver visitato un Paese duro, originale ed orgoglioso, molto diverso dalla sorella Repubblica dalla quale sembra volersi proprio distaccare nonostante condivida panorami di una bellezza unica ed un’ospitalità ammirevole. Strano, sta piovendo… Oggi sarà quasi un semplice trasferimento. Dobbiamo raggiungere Wicklow, nel sud-est dell’Irlanda, per l’ultimo salto di domani verso il traghetto del rientro. La scorrevole statale non vuole abbandonare la costa, e la cosa non ci dispiace. Belfast viene conquistata in breve, semplicemente attraversata e lasciata alle spalle per cavalcare dritti verso sud. Poco dopo Newry salutiamo l’Ulster e filiamo sull’autostrada fino a Drogheda per poi sganciarci e portarci al vicino sito preistorico di Brù Na Bòinne, il più esteso d’Europa. Una cinquantina di monumenti funerari pagani si concentrano nell’area. La star del luogo è la bianca collina di Newgrange, visibile già a grande distanza, con le sue sale interne, i suoi graffiti concentrici e la “roof-box”, la fessura allineata perfettamente al solstizio d’inverno che ogni 21 dicembre permette al sole di illuminare e riscaldare il cuore dell’enorme tumulo sepolcrale. Purtroppo ci dobbiamo accontentare di un’occhiata fugace dall’esterno in quanto la prima visita guidata disponibile ci farebbe attendere per ore. Ed eccoci a Dublino. Bella, viva, trafficata e piena di gente. E c’è il sole. Ottimo. Lasciamo la moto proprio in centro per passeggiare tra vicoli, vie e viali. Il fiume Liffey le regala quell’aria serena e seria delle capitali Europee ed i ponti che lo scavalcano sono più luoghi di incontro per i dublinesi che pratici passaggi. A sud del fiume si concentrano le principali attrattive della Città, in particolare il Dublin Castle, per secoli simbolo della dominazione britannica sul Paese, la Cattedrale di San Patrizio, il Trinity College ed il Museo di Storia ed Archeologia.
Ma non si deve dimenticare che Dublino è la patria della Guinness, la birra scura più famosa al mondo. La fabbrica è un monumento cittadino ed i suoi pub sono tra i più caratteristici e frequentati. La viabilità piuttosto complicata ci impegna mentre cerchiamo di uscire dalla capitale. Agganciamo finalmente la statalona ed in breve siamo a Wicklow, cittadina di mare con un piccolo porticciolo, un centro semideserto e le immancabili rovine di un castello. L’ultima cena è tanto buona quanto mesta.
Il giorno del rientro è giunto. Ironia della sorte, per la prima volta in questo viaggio non siamo costretti ad indossare le nostre tute antiacqua. Il sole splende ed il cielo è quasi sereno, così come al nostro arrivo in Irlanda. Non volgiamo lasciarla senza però ritagliarci un’ultima visita alla vicina Glendalough, sito monastico sperduto tra le valli delle Wicklow Mountains, e perderci nelle stradine più o meno costiere che portano a Rosslare. Ormai non ci resta molto tempo, giusto quello per arrivare al porto, sbrigare le formalità e legare la moto all’interno del traghetto dell’Irish Ferries, destinazione Cherbourg, in Normandia.
Diciotto ore dopo siamo in Francia… Ma questa è un’altra storia. Game over. Un abbraccio va agli amici motociclisti incontrati durante questo viaggio e che lo hanno reso ancora più bello: Luigi, Ivana e Matteo di Olginate (Lc), persone squisite ma soprattutto una bella famiglia con alle spalle straordinarie esperienze di viaggio; Paolo di Verona, solitario centauro che ha girato tutta Europa collezionando oltre 120.000 km sulla sua 1200GS; la coppia piemontese di “Motodipendenti” conosciuti davanti all’ottimo whiskey di Bushmills; Laura e Simone di Firenze, simpaticissimi e coinvolgenti compagni degli ultimi chilometri. Un grazie particolare a Giovanni Cortinovis di Busto Arsizio (VA), giornalista sportivo ed appassionato di “road races”, per la sua competenza e le tante informazioni che ci ha fornito.
INFORMAZIONI TECNICHE:
Periodo: Agosto
Durata: 2 settimane
La moto del viaggio: BMW R1150GS
Accessori bagaglio: TOURATECH
Tute antipioggia: BMW RAINLOCK 2
Sicurezza passiva: MOTOAIRBAG
Pneumatici: BRIDGESTONE Trail Wing
Totale chilometri percorsi: 6.380
DOVE MANGIARE IN IRLANDA:
KILLARNEY: TREYVAUD’S Restaurant & Bar di Paul & Mark Treyvaud
62 High Street – Killarney – Co. Kerry Tel: +353 64 6633062 – Fax +353 64 6622793
TURISMO IRLANDESE Per organizzare un viaggio in Irlanda consulta http://www.discoverireland.com/it/, il sito ufficiale del Turismo Irlandese, una vera e propria miniera di informazioni, consigli e itinerari di viaggio, idee su dove alloggiare e cosa visitare, guide online.
Ufficio per il turismo dell’isola d’Irlanda Piazzale Cantore 4 – 20123 Milano – Tel: 02 4829 6060
IRISH FERRIES: Irish Ferries effettua fino a 4 traversate a settimana dalla Francia (Cherbourg Roscoff – solo in estate) all’Irlanda (Rosslare), offrendoti anche la possibilità di raggiungere l’Irlanda attraverso la Gran Bretagna. E-mail: info@irishferries.com Sito: www.irishferries.itTel: 02 36009810