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Genova-Palermo: un raid, una competizione, una vacanza. Noi c’eravamo!

Abbiamo partecipato alla Genova-Palermo, un emozionante viaggio da nord a sud attraverso il nostro meraviglioso Paese. Ma anche una competizione travestita da vacanza. O viceversa. Ecco com’è andata.

Quando ci è balenata l’idea di partecipare alla Genova-Palermo, non sapevamo bene cosa aspettarci. In un mondo dove tutti cercano di etichettare tutto ci era abbastanza difficile inquadrare un evento che consente ai partecipanti di attraversare in moto tutta l’Italia da nord a sud, su strade secondarie se non terziarie o oltre, mettendosi alla prova nella guida per tante ore e km al giorno, nello spirito di gruppo, nella ricerca dei percorsi, e anche nel gestire un sano spirito competitivo.

Un raid quindi? Una gara di gran fondo? Una vacanza? Ecco, la Genova-Palermo per noi è stata un misto di tutto questo. I luoghi innanzitutto, le strade per raggiungerli, le persone con le quali dividere emozioni, le moto, e appunto, la competizione.

Genova-Palermo: la partenza a Volterra

Giunta alla sua seconda edizione, la Genova-Palermo, organizzata dai validissimi ragazzi del motoclub Motolampeggio di Roma, è strutturata in sette tappe, per ognuna delle quali la sera prima ci veniva consegnato un roadbook con le indicazioni di massima del percorso da seguire, dei punti di controllo dai quali passare, e delle finestre orarie da rispettare per l’arrivo. Ogni ritardo e ogni timbro mancante prevedeva delle penalità, per cui era fondamentale studiare bene la cartina. E per cartina intendiamo proprio quella classica di carta, con le scritte piccole piccole e le strade panoramiche segnate in verde, che la apri e non sai mai come ripiegarla, che la devi mettere nella altrettanto classica finestra trasparente della borsa sul serbatoio, e ogni tot chilometri devi fermarti a voltarla che il punto dove devi andare sta sempre inesorabilmente sulla piega, che poi cambi regione e devi cambiare anche cartina, che insomma la sera arrivi inebriato ma stanco dalla tappa appena conclusa, e subito devi interpretare il roadbook successivo e segnarti bene con l’evidenziatore tutto il percorso dell’indomani. Un lavorone!

Ma scusa, e la tecnologia del terzo millennio? E i gps gpx tomtom tricchetracche e bombammano? Il sottoscritto, un po’ per deformazione professionale, un po’ (tanto) per pigrizia, nelle prime tappe preferiva affidarsi a un navigatore, come pure in tanti avevano il cruscotto affollato di cellulari superturbo con tutte le ultime applicazioni e mappe da qui fino a Marte. Comodo finché si vuole, ma non c’è nulla da fare: hai voglia a smanettare con le impostazioni,  l’intelligenza artificiale, ottusa e poco fantasiosa, non potrà mai capire che per andare da A a B le linee rette sono una noia, ergo: non potrà mai superare l’intelligenza umana. Punto.

 

Genova-Palermo

La partenza veniva data due a due in base al numero di pettorina, coppie che poi lungo il percorso si scioglievano e riformavano spontaneamente in modo più o meno casuale anche in gruppi. Per quel che ci riguarda abbiamo avuto la fortuna di capitare con un esperto viaggiatore dal passo praticamente sovrapponibile al nostro, dotato di raro senso dell’orientamento al solo colpo d’occhio sulla cartina, che si affidava a noi e al nostro navigatore solo quando si trattava di raggiungere determinati punti di controllo di cui conoscevamo l’indirizzo esatto. A parte qualche breve divagazione abbiamo percorso tutti i 2400 km l’uno nella scia dell’altro, spesso accompagnati da altri due compagni d’avventura aggregatisi in corso d’opera, con grandissima soddisfazione e feeling unico. Correggo: non compagni di avventura, abbiamo trovato degli amici. Che poi è uno degli scopi non dichiarati ma sottintesi di manifestazioni del genere. Roberto, Thomas, Claudio, ci vediamo presto per due curve, una frittura e una bistecca!

Da Genova a Palermo passando da Volterra, Leonessa, Montesarchio, Castrovillari, Bagnara Calabra, e Cefalù, con tappe dal chilometraggio medio di 380/400 km. Che di per sé non sarebbero nemmeno eccessivi per il mototurista medio, specie se viaggia a bordo di certe maxienduro anabolizzate e superaccessoriate che sembrano avere il monopolio del mercato motociclistico di oggi. Ma gli organizzatori avevano scelto i percorsi in base alla loro condivisibilissima filosofia di vita che recita: “Vietato percorrere rettilinei più lunghi di 100 metri”.  Non a caso organizzano anche le 5000 e 20000 pieghe. Quindi strade da orgasmo multiplo, curve su curve, saliscendi da urlo, in un susseguirsi di scariche di libido e adrenalina, gioia di guida all’ennesima potenza. Avessimo avuto a bordo una telemetria da motogp avremmo scoperto che le marce più usate in tutto il tour sono state la seconda e la terza. E non sto scherzando.

Genova-Palermo: come con le ali giù verso il mare

Il tutto condito da panorami da incorniciare, luoghi famosi che avevamo visto solo in cartolina o che nemmeno sapevamo esistere, paesi fermi nel tempo, borghi dalla storia millenaria che si aprivano al nostro passaggio riservandoci piazze e vie solitamente precluse, gente che ti accoglieva al passaggio con “spuntini” o aperitivi che erano pasti completi (da raccontare ai nipoti quello nei pressi del lago di Cecita con una spettacolare salsiccia di suino nero condita con peperoni e patate alle 10 del mattino, o quello pomeridiano a Mormanno a base di bocconotti, spettacolari dolci locali ripieni di cioccolate e marmellate di ogni genere), e se declini l’offerta si offendono, e sarebbe maleducato non accettarli, ecchissenefrega della tabella di marcia. E anche della cintura da chiudere due buchi più in là.

Strade lungo le quali spesso il dilemma si faceva quasi irrisolvibile: ci do il gas e consumo le gomme su questa che più che una strada è una pista, o vado a passo d’uomo riempiendomi la vista e il cuore dello spettacolo che ho intorno? La Genova-Palermo prevede il pieno rispetto del codice della strada, e così il dubbio era risolto. Quasi sempre diciamo.

Ci tornano in mente i pensieri lungo la strada, gli asfalti che via via che si scendeva a sud si facevano più approssimativi, a volte proprio sofferenti e disperati, a causa anche di una morfologia e geologia difficili da gestire. Poi ti trovi a percorrere la ss 660 nel parco della Sila, e scopri di essere dentro a un luna park che comprende tutte le migliori giostre della Futa, del Giogo, della Volterrana, e pure delle Dolomiti. Oppure sali da Sant’Alfio fino a Piana Provenzano, la mitica Maremonti sull’Etna, avvolto in un paesaggio surreale, e ti trovi a pensare che è sicuramente su quella strada che il Sic, quando non lo vede nessuno, si trova con gli amici Barry, Jarno, Mike, Niky, a sfidarsi e a divertirsi, e gli sorrideranno anche i riccioli sotto al casco.

Genova-Palermo: sulle giostre nel parco della Sila

Da Genova a Palermo i chilometri sono tanti, ma è una manifestazione adatta a tutte le tipologie di moto. Davanti a noi, o impressi negli specchietti, i nostri amici compagni rivali, a bordo di panzer teutonici o cancelli made in USA arrivati anche dall’estero, ma anche tricilindriche sportive, scramblerine sbarazzine, scooter all’avanguardia, e un trabiccolo da 125cc di cui non conoscevamo nemmeno l’esistenza fino a quando ce lo ritrovavamo perennemente a ruota, guidato, parecchio bene, da una signorina (ciao Stefania) reduce tra l’altro dall’Elefantentreffen. Idolo!

La nostra moto per la Genova-Palermo

Noi abbiamo affrontato l’avventura con una Suzuki V-Strom 1000 nella versione accessoriata con borse laterali, tubi paramotore, faretti supplementari, e manopole riscaldate. Avevamo un approccio, per così dire, diffidente e un po’ prevenuto, ma dopo il primo giorno di conoscenza reciproca ci siamo dovuti ricredere. Non avrà il blasone della GS, tantomeno l’esuberanza della Multistrada, forse non passerà alla storia per uno stile indimenticabile, ma è una gran moto! Equilibrata e gentile in città anche per districarsi in certi deliri da traffico mattutino, scattante e potente quando serviva viaggiare di buon passo su curve e tornanti, confortevole su sospensioni in grado di digerire asfalti non proprio da riferimento, e particolarmente reattiva agli spostamenti del corpo e alla pressione sulle pedane quando c’era da recuperare quella manciata di minuti sulla tabella di marcia. E infine ben frenata anche se ci siamo dovuti raccomandare a qualche santo laddove gli automobilisti locali avevano la tendenza a considerarsi come gli unici utenti della strada. Tipo che per ben tre volte nell’arco di pochi km di una strada particolarmente veloce e guidata, dietro altrettante curve ci siamo trovati di fronte e contromano un’auto ferma. Così, come se nulla fosse.

Dopo le prime due tappe tra Liguria e Toscana in cui giocavamo in casa, ci siamo spostati in Abruzzo, dove per un’ordinanza arrivata in zona Cesarini la maggior parte delle strade erano state dichiarate off-limit causa danni derivanti dal terremoto. Meritano un applauso gli organizzatori che hanno approntato le variazioni durante la notte stessa, proponendo alternative all’altezza.

Pur non essendoci potuti addentrati nel cuore della regione, è stato un susseguirsi di fitte al cuore passare in paesi dove le cicatrici su case, chiese e campanili erano ancora ben visibili. E ci ha colpito tantissimo vedere dei borghi magici arroccati in cima a cucuzzoli che visti da sotto non ci si capacita di come sia possibile arrivarci, e ti aspettavi di veder spuntare da un momento all’altro Vittorio Gassman/Brancaleone da Norcia a cavallo del suo Aquilante, e mentre stavi per sorridere al ricordo del film di Monicelli ti venivano in mente le cronache che parlavano di situazioni drammatiche in zone inaccessibili, e non sempre capivi, e ora invece ci rendevamo conto del disastro, e dovevamo aprire la visiera del casco, che se anche qualcuno avesse visto una lacrima potevamo dare la colpa al vento.

E’ risaputo che se si apre la cronologia del computer di un qualsiasi motociclista, dopo Youporn e prima di “Scarichi Racing” sicuramente troveremo non uno, ma tutta una serie di siti meteo (come dal medico, sempre meglio chiedere un secondo/terzo/quarto parere). Dopo tre giorni di suspance in cui siamo stati graziati, Giove Pluvio ha deciso di farci pagare tutto aggiungendo gli interessi. Il diluvio ci fa compagnia per due tappe quasi intere tra Campania e Calabria, le membrane impermeabili di giacca e pantaloni fanno egregiamente il loro dovere, ma la guida richiede impegno e massima concentrazione. Qualcuno frena bruscamente in vista di un way-point, l’automobilista dietro, certo non a distanza di sicurezza, lo tampona coinvolgendo anche il compagno. E più che la gamba ingessata è l’umore per la forzata rinuncia al prosieguo del tour che ne risente.

Nei pressi di Rosarno la strada è franata. Una alternativa fa un giro larghissimo e siamo in ritardo sui tempi. Rapido consulto con un vecchietto del posto che ci indica una soluzione più breve, aggiungendo però un preoccupante “E’ brutta, ma in moto dovreste farcela”. Proviamo. La strade sale ripida e stretta, piove di brutto e più si sale più si entra nella nebbia, la visibilità è quasi nulla, la temperatura crolla fino a 5 gradi, ogni tornante è un gomito dall’angolo acutissimo, prima-seconda, prima-seconda. E’ in questo frangente che apprezziamo la presenza di un accessorio che avevamo sempre reputato da fighetti: le manopole riscaldate. E anche i faretti supplementari, preziosissimi per farci vedere dai locali che anche in quelle condizioni guidano come se partecipassero al mondiale rally. All’ennesimo frontale evitato grazie all’azione combinata abbaglianti-clacson-riflessi-freni, decidiamo di prendere a pugni il prossimo automobilista a caso, quando finalmente troviamo il bivio che ci conferma di aver aggirato la frana. Arriveremo a Bagnara Calabra in tempo per il timbro. E pure col sole.

Giù, sempre più giù di questa lunga Italia, con la costa vista dall’alto di una strada commovente, spiagge che facevano venire voglia di mollare tutto e correre a fare un tuffo, paesi dai nomi altisonanti che scopriamo meritare tutta la loro fama. Poi a Villa San Giovanni il traghetto, la Sicilia coi suoi profumi e la sua gente e le sue strade. Taormina, le Gole dell’Alcantara, il Castagno dei Cento Cavalli, l’Etna, il parco dei Nebrodi, la spiaggia di Cefalù,

Ormai manca solo l’ultima breve tappa di avvicinamento a Palermo, sostiamo di fronte alle vecchie strutture della Targa Florio, poi ancora curve, e poi la gara in quanto tale si conclude idealmente con l’ultimo way-point a Portella della Ginestra, il luogo della strage del bandito Salvatore Giuliano. La cui anima, non chiedetemi perché ma lo so per certo, è ancora lì.

Portella della Ginestra

Il gruppo si ricompatta e scende in parata verso la meta, l’ingresso in città è una festa con tanto di scorta dei Vigili Urbani e dei ragazzi del locale motoclub. Il passaggio nella piazza della Cattedrale, euforia a mille, poi l’ultima foto in piazza Verdi sulla scalinata del Teatro Massimo prima di arrivare a Villa Niscemi, luogo della premiazione e dei saluti finali. Alla quale, per uno stupido contrattempo, non abbiamo potuto partecipare. Peccato, perché  eravamo tra coloro che alla fine avevano accumulato penalità ZERO!

La Cattedrale di Palermo

Già, la competizione, particolare che in una manifestazione del genere pare rimanere un po’ ai margini, ma in realtà è in qualche modo il motore che la muove. Noi eravamo tra quelli che ripetevano fino alla nausea “la gara non ci interessa”, e in effetti fin dall’inizio prevaleva l’aspetto turistico, la voglia di conoscere luoghi e persone, ed era abbastanza contronatura considerare come “avversari” i nostri compagni di viaggio. Ma dopo le prime due tappe in cui la conoscenza dei luoghi ci ha consentito di chiudere in perfetto orario e con tutti i timbri giusti, la cosa ha cominciato a stuzzicarci. Anche perché via via che i chilometri scorrevano sotto le ruote constatavamo come anche tutti coloro che come noi si dichiaravano indifferenti alle classifiche, in realtà la sera facevano capannello davanti ai risultati giornalieri, ed era un esperimento sociologico interessante vedere come certi “agonisti” acquisissero un certo spirito rinunciatario di fronte a qualche penalità di troppo, e come anche i più tranquilli sviluppassero l’occhietto iniettato di fulmini quando verificavano di essere ancora a percorso netto (qualsiasi riferimento al sottoscritto non è per niente casuale). Per non dire degli sfottò lanciati verso coloro che durante la giornata superavamo più volte ma che stranamente ci trovavamo perennemente davanti ai way-point (“ma hai un fratello gemello per caso?” “certo che di benzina ne avrai consumata la metà di noi”). E insomma, sottotraccia quanto si vuole, ma l’aspetto competitivo è vivo, vivissimo, e lotta insieme a noi. Ed è per questo che alla nostra prima esperienza terminare con zero penalità (insieme al mio compare Roberto e ad altri tre bravissimi motoesploratori), è stata una soddisfazione enorme.

 

A manifestazione conclusa, intanto che le emozioni decantavano, siamo rimasti qualche giorno in più a Palermo, e abbiamo voluto concludere la nostra esperienza passando da un luogo diventato suo malgrado un simbolo. Si prova un brivido avvicinandosi al cartello che indica l’uscita di Capaci. Chiudiamo gli occhi. Li riapriamo. C’è qualcosa che stride, che è fuori luogo. Da una parte una montagna selvaggia ma benevola che ci sovrasta, dall’altra l’Isola delle Femmine galleggia su un mare placido che ha i colori di una tavolozza che esiste solo qui. Com’è possibile che una cosa del genere sia successa in questo luogo così bello?

E per associazione di pensieri ci scorrono negli occhi le immagini di questa Genova-Palermo, manifestazione che ci ha consentito una fantastica traversata da nord a sud di un Paese meraviglioso. Me ra vi glio so!

I monti, il mare, il lago di Turano, Borgo a Mozzano, Mormanno, Taormina, Civita di Bagnoregio, Tropea, Paestum, Bolsena, Todi, Maratea, il Castagno dei Cento Cavalli, Praia a Mare, il Pollino, puoi pescare a caso come nel sacchetto della tombola, ed escono perle uniche al mondo, e non puoi fare a meno di pensare che se solo lo volesse, l’Italia potrebbe essere la prima potenza economica del mondo solo grazie alla sua incontenibile incomparabile bellezza.

Toscana, Garfagnana

Forse i tempi un po’ tirati non consentivano sempre di godere appieno di ciò che avevamo davanti, come dicevamo all’inizio è una vacanza ma anche una competizione, per quanto non all’ultimo sangue, e la strada da percorrere è tanta, ché l’Italia è stretta e lunga. Ma lo scopo è quello di far conoscere luoghi impensati e strade seminascoste, di suscitare curiosità. Ognuna delle sette tappe meriterebbe di essere percorsa singolarmente con la calma e il tempo necessario per approfondirne e gustarne l’essenza, visitarne i musei, conoscerne la storia. A noi la voglia è venuta, e come molti altri partecipanti sicuramente lo faremo.

Abbiamo una fortuna immensa, teniamolo sempre presente. Conosciamo, amiamo, rispettiamo il nostro Paese, ognuno faccia la propria parte a partire dalle piccole cose senza dare nulla per scontato.

Per noi la Genova-Palermo è stata soprattutto questa presa di coscienza.

Grazie.

 

Abbiamo viaggiato con giacca Hevik Titanium, pantaloni Hevik Terrain, guanti Hevik Helion, stivali TCX Baja Goretex, casco Scorpion Evo 3000.

 

Grazie a Suzuki Italia e al motoclub Motolampeggio per la costante attenzione.

Grazie a Gambino Moto Palermo e allo staff dell’Hotel Ucciardhome di Palermo per la cortesia e disponibilità.

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