Firenze città d’arte tra le più belle d’Italia e del mondo. Tappa imprescindibile del Grand Tour d’Italia, ieri come oggi attira migliaia di visitatori ogni giorno. Attraverso un itinerario non turistico, scopriamo una città di storie e colori.
Ma come tutte le grandi città, ricche di storia, fascino e dal patrimonio culturale inestimabile anche Firenze ha i suoi limiti. Perché diciamocelo con un centro storico così straordinario chi penserebbe di visitare la città in maniera alternativa, magari uscendone dai percorsi classici.
Ecco che in questo contesto si inseriscono le guide che cercando di regalare quella o quell’altra curiosità nascosta tra le vie del quadrante del centro. Come una caccia al tesoro, tra i cornicioni alla ricerca di teste taurine, finestre sempre aperte, portoni enormi o ritratti di illustri personaggi celati tra i mattoni del Palazzo della Signoria.. ma è veramente tutto qui? O possiamo allontanarci e scoprire altro? Magari che Firenze ha belle storie da raccontare ancora oggi e che conserva il suo stile facendolo attraverso l’arte.
Dal Centro alle Cure
Ci spostiamo poco fuori dal centro, nel quartiere Delle Cure, è qui che alla ricerca di quella Firenze a colori incontro Salvatore detto Totò “l’Angelo del sottopasso”. Un “curatore” di strada Totò, che partito dalla sua Palermo trova in questo sottopassaggio pedonale, la sua missione.
Ci tiene subito a presentarsi per raccontarmi la sua storia e quella di questa “galleria d’arte” suburbana. Un sottopasso come tanti, nascosto sotto i binari della ferrovia Firenze-Roma, che collega la piazza delle Cure al centro città.Tanti i murales, che si sovrappongono e si completano, messaggi rivoluzionari e figurativi fiabeschi, articoli di giornale e musica. E’ dal 1994, mi racconta, che si prende cura di questo posto, «Il sottopassaggio è come un bambino che va curato, la mia è una missione da non intruso» perché basta un acquazzone per farlo allagare e lui ci tiene a tenerlo pulito.
Capisce subito che sono un volto nuovo Delle Cure, e mentre mi perdo colpita da questa Firenze a colori, mi dedica una canzone “Roma non fa la stupida stasera”. Ci salutiamo con una calorosa stretta di mano e sulle note della sua armonica, risalgo verso la luce della frenetica vita cittadina.
Scelgo proprio il lato sbagliato della strada. Impossibile attraversare ovviamente, e mentre cerco indicazioni per tornare verso il centro mi imbatto in uno dei celebri cartelli stradali dell’artista Clet.
Ebbene si, un’altra curiosità che caratterizza Firenze, sono i suoi particolarissimi cartelli stradali. Dal centro alla periferia vi capiterà sicuramente di imbattervi in queste simpatiche rivisitazioni dei simboli.
L’irriverenza di Abraham Clet
Abraham Clet è un artista francese che ha deciso di trasferirsi nella suggestiva “culla del rinascimento” aggiungendoci questo pizzico d’irriverenza. Perciò se non siete stanchi di girare con la testa all’insù cercate anche tutti i cartelli. Sono tantissimi e tutti divertenti. Frecce direzionali che trafiggono cuori o vengono usate come chitarre, divieti di accesso che diventano gogne o pesanti blocchi da sollevare.
Altra tappa da aggiungere a questa scoperta di Firenze città a colori è in Piazza Leopoldo, dove troneggia dalla facciata di 4 piani di una palazzina popolare, un maxi murale dedicato a Nelson Mandela dall’artista Jorit. Sull’enorme “tela” di 125 metri quadrati, l’artista napoletano, famoso per i suoi ritratti, ha prima tracciato una citazione a caratteri cubitali dello stesso Nelson Mandela: “La povertà non è naturale è creata dall’uomo e può essere sradicata dalle azioni degli esseri umani, superare la povertà non è un gesto di carità, è un atto di giustizia”, per poi ricoprirla con vari strati di vernice spray e creare il volto del leader sudafricano. L’omaggio al premio Nobel per la pace, per celebrarne il centenario dalla nascita.
Anche qui i passanti e gli abitanti del quartiere hanno vissuto con partecipazione la nascita del “Mandelone”, così affettuosamente ribattezzato. Un’arte dal basso, per il popolo. Il bello che irrompe anche nel grigiore delle periferie delle città che vivono l’arte solo nel centro storico.
Alla fine di questo percorso decido di tornare in centro per regalarmi ancora un po’ di una Firenze città a colori, e visitare la personale dello street artist Obey, “Make art not war” a Palazzo Medici Ricciardi.
Nel 2008 il suo manifesto con il volto stilizzato di Barack Obama fece il giro del mondo. E la rappresentativa scritta “HOPE” divenne icona della campagna elettorale dell’allora senatore dell’Illinois, che da lì a poco lo portò a ricoprire il ruolo di 44° Presidente degli Stati Uniti.
Il ritratto in esposizione, è stato poi acquisito dalla National Gallery Portrait degli Stati Uniti per entrare a far parte della collezione permanente.
Cresciuto in Carolina del sud, Shepard Fairey in arte Obey, irrompe nel panorama della street art nel 1989 con gli adesivi del volto del wrestling André the Giant. Ma già nel 2004 le tematiche si fanno più impegnate producendo una serie di manifesti “anti Bush” e contro la guerra per la campagna d’arte “Siate Rivoluzione”.
” Immergere l’arte nella baraonda del quotidiano”
“Obey – spiega Gianluca Marziani, curatore della mostra con Stefano Antonelli – avvicina gli opposti, amando la gente e il fronte aperto della città, immergendo l’arte nella baraonda del quotidiano. Al contempo, accetta il corteggiamento di alcune aristocrazie culturali, usando a suo vantaggio gli approcci mondani e i sussurri del fashion system”. “Obey è il prototipo fluido del nuovo artista politico. Ha capito che i temi scottanti si affrontano con simboli e intelligenza visiva. Con l’impatto rapido di un messaggio in cui riconoscersi senza confondersi. In genere le opere d’arte usano la fotografia come traccia editoriale, nel caso di Obey ogni lavoro si completa con la fotografia rapida da smartphone, raggiungendo così lo stadio liquido del processo creativo, andando oltre il semplice documentare”.
La mostra, prodotta e organizzata da MetaMorfosi, in collaborazione con Spirale d’Idee, è dedicata a Pina Ragionieri, la storica direttrice di Casa Buonarroti a Firenze, profonda conoscitrice e raffinata studiosa di Michelangelo ma, al contempo, affascinata anche dalle forme dell’arte contemporanea.
Firenze città a colori è un itinerario per attenti osservatori. Per visitatori che cercando quel qualcosa in più! E che tra un cartello stradale di Clet ed un Armani in maschera subacquea dell’artista fiorentino Blub, scovano tanti piccoli particolari della città che non hanno bisogno di spiegazioni. Solo di un pizzico attenzione in più!