Seconda parte di una passeggiata in centro alla scoperta di una Firenze curiosa, tra perle nascoste, falsi storici, e storielle che vale la pena conoscere.
“E’ primaveraaa, svegliatevi bambineee!” cantava Alberto Rabagliati in una famosa aria fiorentina degli anni 50. Si riferiva alle fanciulle che ai primi tepori della bella stagione ricominciano a uscire leggiadre e bene agghindate, un po’ come facciamo noi con le nostre moto. Dopo che nella scorsa puntata della “Firenze segreta”, vi abbiamo accompagnato alla ricerca di aneddoti legati ai grandi del passato, continuiamo il nostro tour fiorentino passeggiando alla ricerca di piccole curiosità della serie forse non tutti sanno che, tutte racchiuse in poche centinaia di metri quadri nella parte più antica del centro storico.
Tutti uguali gli uomini
E non si può parlare di Firenze prescindendo da uno dei suoi più illustri concittadini: Dante Alighieri. Nella via omonima (pensa te che combinazione), a due passi dal Duomo e da Palazzo Vecchio, sorge il museo ricavato nella “casa di Dante”. Le virgolette sono d’obbligo, in quanto è un accertato falso storico, la vera casa della famiglia Alighieri si trovava lì vicino, sulla destra di piazza San Martino, ma non esiste più. Esiste ancora invece la chiesa dove il poeta sposò Gemma Donati, dove incontrò per la prima volta anche la sua amata Beatrice, e dove sicuramente fu sepolto Folco Portinari, il padre di lei.
E’ una minuscola e seminascosta chiesetta, S. Margherita de’ Cerchi, al cui interno è ben visibile la pietra tombale che una lapide indica proprio come quella di Beatrice. Ma ahimè, anche qui si tratta di un falso: essendo la pulzella maritata, molto più verosimilmente ella riposa nella tomba di famiglia del consorte, nel chiostro di Santa Croce. Leggenda o realtà, è comunque suggestivo entrare in quel luogo, e nel silenzio provare a immaginare Dante che si strugge d’amore nei confronti di colei che tanto gentile e tanto onesta pare, e pensare che proprio lì abbia elaborato quei versi immortali che ogni donna ancora oggi bramerebbe sentirsi declamare. Alla moglie invece non ha mai dedicato una riga in tutta la sua vita, i secoli passano ma gli uomini son sempre uguali.
Tempo di castagne
Piazza S. Martino, dicevamo, è pochi metri più avanti. Vi svetta da almeno un millennio una ben conservata torre medievale, oggi sede dell’Associazione veterani e reduci Garibaldini, con tanto di museo risorgimentale (visitabile il giovedi pomeriggio). Si chiama Torre della Castagna, e un tempo era la sede dentro la quale si riunivano in un vero e proprio conclave i priori della città in quelle occasioni in cui dovevano essere prese importanti decisioni. Le votazioni venivano fatte inserendo in apposite urne… delle castagne. Da cui il nome della torre, ma non solo: all’epoca le castagne tutte, non solo quelle bollite, erano dette “ballotte”. Ecco, se mai vi chiedeste da dove derivi l’attualissimo termine ballottaggio, adesso lo sapete.
Antiche unità di misure
Rimaniamo in tema di modi di dire arrivati fino ai giorni nostri: quante volte abbiamo sentito parlare di “braccino corto”? E’ un’espressione che in genere si usa per definire una persona avara, il senso figurato è dato dall’efficace immagine delle mani che non arrivano al portafogli. Ma c’è anche un’altra spiegazione la cui origine è certamente documentata: nella Firenze antica l’unità di misura era il “braccio”, inteso proprio come parte anatomica; lunghezze o distanze erano quindi espresse in braccia. Ovviamente c’era dell’approssimazione, e succedeva che a volte il furbo commerciante facesse misurare le preziose merci in vendita da un giovane garzone, lucrando quindi su una distanza omero/polso giocoforza più corta per motivi fisico/anagrafici.
In una città i cui abitanti sono storicamente attaccabrighe, la cosa spesso sfociava in accese discussioni ed epiche scazzottate, e per motivi di ordine pubblico fu infine stabilita una misura ufficiale da utilizzare in caso di controversia, esattamente 58,32 centimetri.
Bene, se andate in via de’ Cerchi, zona in cui si concentravano tutti i mercanti di stoffe, in prossimità del civico 5 vedrete una strana scanalatura nella pietra originale (probabilmente vi era incastonata una barra di metallo). Eccolo lì il braccio fiorentino, altro che il metro in platino/iridio conservato al bureau di Parigi! (in realtà la scanalatura misura 116 cm, pari a due braccia, cioè a un “passetto”, multiplo di riferimento per la misura dei tessuti)
Giochiamo a pallone?
Non vi allontanate, che in quel microcosmo del centro storico più storico che c’è ci sono altre curiosità. Per esempio alzate lo sguardo sui muri delle strette viuzze, e vedrete un po’ ovunque delle targhe di marmo o pietra con delle minacciose iscrizioni che i Sig.ri Otto di Balìa, una specie di prefettura dell’epoca, apponevano a salvaguardia del decoro della città. In particolare erano indicate le pene per chi avesse fatto meretricio, o pisciato e fatto sporcizia, o prodotto strepiti e schiamazzi vicino alle chiese. Non solo, ma nella Firenze che per prima inventò il gioco del calcio, inteso come due squadre che dovevano depositare un pallone dentro una ben delimitata porta avversaria, molte targhe vietano il gioco di palla e pallottole. Perfino in piazza… dei Giuochi.
Paglia e fieno
Da lì attraversate il Corso e allungatevi nella stretta via S. Elisabetta fino all’omonima piazzetta. Vi apparirà una bellissima torre, probabilmente la più antica di Firenze, sicuramente l’unica dalla forma cilindrica, così in quanto costruita su una base circolare che cingeva una piscina termale di epoca romana. E’ stata utilizzata come carcere femminile (il nome, Torre della Pagliazza, pare derivi dai pagliericci sui quali dormivano le detenute), come campanile di una chiesa non più esistente, come abitazione privata, e attualmente è sede di un albergo pieno di stelle al cui interno è possibile visitare un piccolo museo coi reperti rinvenuti nel corso dei secoli. E’ un angolo poco noto che al calar della sera assume una suggestione magica, in pieno centro storico ma col turismo di massa che sciama di lato, ignaro o quasi. E’ uno di quei luoghi che ogni volta che ci passo mi fermo, contemplo, e poi ringrazio di essere nato in questa città.
Ce ne sono anche altri, se volete ne riparliamo prossimamente su questi schermi.
Veramente molto interessante…..