In viaggio da Milano a Copenhagen, verso una terra a misura d’uomo, che ha fatto della filosofia green la sua prima missione
testo e foto Paola Bettineschi
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Pigre lacrime di sudore scivolano lungo i pensieri, rincorrendosi tra le pieghe di una fresca idea: puntare verso Nord, dove la luce e la rigogliosa natura potrebbero donare sollievo anche al più insofferente e scalpitante motociclista accaldato.
La penisola scandinava con il suo balzo felino sembra tendere verso di me.
Come una materna amazzone delle due ruote motorizzate, studio, analizzo e pianifico il trasferimento che mi consentirà di raggiungere l’oasi nordica nel più breve tempo possibile.
Il periodo a disposizione mi permetterà di esplorare una sola parte della penisola e allora perché non puntare verso la Danimarca, prima che la famelica tigre ne faccia un sol boccone?
Cartine alla mano stabilisco un percorso diretto, che tra autostrade e lingue d’asfalto strutturate, mi condurrà alle porte della monarchica capitale.
Da Milano a Copenhagen sono circa 1.500 km e come racconta l’esaustivo sito ufficiale della Danimarca (www.visitdenmark.com), è consigliabile passare dalla Svizzera (Lugano-Bellinzona-Basilea) per poi sconfinare in Germania e attraversare Francoforte, Kassel e Amburgo.
Giunti al confine tra Germania e Danimarca potrò decidere di proseguire verso nord in direzione Kolding e poi attraversare Odense per raggiungere Copenhagen senza utilizzare traghetti, transitando sul nuovo ponte “Grande Belt”.
Il tragitto Amburgo–Kolding–Odense-Copenhagen è di circa 480 km, percorribili in circa 5/6 ore. In alternativa, potrò scegliere di sfruttare il traghetto. I principali collegamenti marittimi tra Germania e Danimarca sono i seguenti:
Rostock–Gedser; la traversata dura circa 1 ora e 40 minuti (nove partenze giornaliere).
Puttgarden–Rodby; il traghetto impiega soli 45 minuti (partenze ogni 30 minuti circa).
Il tragitto Amburgo-Puttgarden-Rodby-Copenhagen è di 320 km percorribili in circa 4/5 ore tra moto e nave (per ulteriori informazioni sui traghetti consultare il sito www.scandlines.com).
E in men che non si dica sono a Copenhagen, respiro aria leggera e frizzante, pregna di iodio e una strana sensazione pervade il mio corpo: il mio orgoglio di motociclista viene subito frenato alla vista di una città che si muove sì sulle due gomme, ma seguendo il silenzioso circolare delle biciclette.
Mi rendo conto da subito che l’accogliente città, che ospita quasi un quinto dell’intera popolazione danese, è a dimensione d’uomo e a misura di bici; i mezzi di trasporto pubblico sono solo un supporto alla circolazione ciclabile; autobus, metro e treni possono i ospitare passeggeri accompagnati dai loro ecologici mezzi di locomozione, senza creare alcun disagio e le auto, quando non sono elettriche, sono utilizzate solo se si rende strettamente necessario.
L’arte di arrangiarsi ed adattarsi alle diverse esigente ha permesso all’industria ciclistica di sfornare prodotti di forge, colori, dimensioni e accessori tra i più disparati mai visti. I repentini cambiamenti climatici, le temperature proibitive non limitano in alcun modo gli spostamenti, in quanto la preparazione atletica dei danesi e la naturalezza con la quale organizzano la loro giornata e la loro vita, consentono loro di percorrere chilometri e di raggiungere luoghi di lavoro, di culto, di svago, di relax in tempi brevi, nella sicurezza di corsie e segnaletiche dedicate, con la certezza di aver ottimizzato il proprio tempo nel rispetto della qualità della loro vita.
A questo punto, pervasa da una sensazione di inadeguatezza, non posso non fare alcune considerazioni sulla mia presenza lì, a bordo di un mezzo rumoroso, ma soprattutto inquinante, là dove la città sta facendo enormi sforzi ripagati dall’aver fatto passi da gigante per conquistare il primo posto di capitale indipendente dal petrolio. Obiettivo ambizioso, considerando anche il fatto che la posizione geografica e le condizioni climatiche richiedono la presenza di considerevoli fonti di energia.
È proprio lo spirito di adattamento che mi contraddistingue, a convincermi a rivedere i piani e vivere secondo questa tendenza, seguendo le scelte ecologiste e contribuendo così nel mio piccolo, a limitare i consumi energetici e le emissioni di CO2.
A questo punto, per coerenza, volgerò il viaggio e la mia esperienza danese secondo lo spirito eco-sostenibile a 360° e a partire dall’alloggio.
Il paese offre infinite possibilità per accontentare tutte le tasche e le più disparate esigenze: si parte dai Green Hotel, passando dalle strutture ricettive balneari, dai campeggi immersi nella natura, dagli Holiday Camp sulle isole, dai centri vacanza, dalle locande danesi (Kro), alle soluzioni scambio casa o presso gli alloggi dei privati.
Decido di scoprire cosa rende “green” gli edifici destinati al servizio dell’ospitalità e dove di norma lo spreco la fa da padrone. In Copenhagen cercherò una struttura che ha raggiunto un ottimo standard di qualità e che è riuscita a coinvolgere e sensibilizzare i propri clienti verso l’educazione al risparmio energetico. Ho l’imbarazzo della scelta, perché in Danimarca il 63% degli hotel ha ottenuto questo riconoscimento.
Alcune fra le regole base da loro adottate sono:
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La scelta di materiali naturali e di derivazione locale
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Il riutilizzo degli asciugamani
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Il risparmio dell’acqua in ogni camera
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La raccolta differenziata dei rifiuti
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L’utilizzo di prodotti e di materiali riciclati
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La riduzione degli sprechi: es. di carta e di cibo
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Il risparmio energetico di luce e gas in primis
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L’utilizzo di fonti di energia rinnovabile eolica, solare, fotovoltaica, geotermica, ecc.
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La coibentazione e l’isolamento ottimale delle strutture
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L’utilizzo di detergenti, disinfettanti, pesticidi, vernici, ecc. atossici
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Gli acquisti in massa per limitare spostamenti e packaging
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L’acquisto di prodotti biologici, provenienti anche dal commercio equo-solidale e a Km 0
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Motivare ed informare gli ospiti sull’utilizzo di mezzi di trasporto ecologici
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Evitare i prodotti usa e getta che riempiono le discariche
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Donare quanto non utilizzato ad enti e strutture locali senza scopo di lucro
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L’offerta di cibi biologici, di stagione e coltivati in loco
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Circondarsi di verde autoctono e creare giardini d’inverno
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La programmazione di incentivi per incoraggiare il personale a perseguire questa giusta causa
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L’offerta di sconti per gruppi
Il tutto organizzato attraverso: un’accurata e semplificata campagna informativa, seguendo monitoraggi periodici sul raggiungimento degli obiettivi prefissati, mantenendo confort ottimali di temperatura ambientale, effettuando accurate manutenzioni e adeguamenti agli impianti, sperimentando nuove tipologie costruttive, valutando attentamente l’impatto ambientale e sensibilizzando gli individui coinvolti.
Tutto ciò non è utopia, è reale e all’interno del Hotel Kong Arthur ho potuto toccare con mano e ascoltare dalle viva voce della “direttrice Ms. Kirsten Brøchner-Mortensen”, quanto raggiunto in questo secolo di appassionata dedizione da parte della sua famiglia.
Fuori dall’hotel, mentre parcheggiavo la moto e mi convincevo a lasciarla riposare dopo il lungo viaggio, ho trovato una simpatica ed elettrica Green-Car che mi faceva l’occhiolino.
Anche se a malincuore ho salutato la moto e la piccola utilitaria verde, per favorire una fiammante due ruote a pedali e per concedermi come sempre un giro ricognitivo della città ospitante. Anche questa volta a polmoni pieni ed “en plein-air”. Non è difficile avere a disposizione questo elementare ed economico mezzo di trasporto. I noleggi e gli alberghi sono preparati per rispondere a qualsiasi richiesta e a dare quelle nozioni utili per poterti uniformare ai loro standard di guida. La rete delle corsie ciclabili si dirama a macchia d’olio sino alla periferia e oltre. E’ facile orientarsi tra le vie della città: monumenti ed edifici, lascito della storia, e contemporanee costruzioni sono un visibile riferimento per gli spostamenti. Siamo circondati anche dall’acqua ed è impagabile la sensazione di libertà provata percorrendo gli argini dei corsi d’acqua, cinti da accoglienti quartieri che odorano e parlano di mare e di traffici portuali di un tempo oggi in crisi. Tutto è semplice, naturale, fluido; le contraddizioni proprie di ogni capitale, qui si presentano come caratteristiche intrinseche e compagne del lento scorrere della vita. Difficile dubitare che Copenhagen riuscirà a raggiungere gli arditi obiettivi ecologici che si è prefissata per il 2025. Io su di Lei, scommetterei.
Tutto ciò è davvero fattibile soprattutto per un luogo dove l’energia è prodotta da pale eoliche, il riscaldamento dalla combustione dei rifiuti e quasi il 40% dei cittadini si sposta su due ruote su oltre 300 km di piste ciclabili, perfette anche per i turisti.
Ma tutto questo pedalare mette fame! E visto che la luce del giorno ci accompagnerà ancora a lungo, perché non fermarsi per uno spuntino… E’ una città giovane, non mancano locali alla moda e di tendenza, la passione per il buon cibo concede ai danesi e ai visitatori un’ampia gamma di sapori e di modi per goderseli; ho sentito parlare dell’Organic Hot Dog Stand che scopro situato nei pressi della Round Tower e decido di puntare il mio mezzo verso questa invitante destinazione; tanto ormai ho capito che potrò arrivarci con facilità, proprio lì ad un palmo dal naso.
Ne è valsa la pena, è buono, in fatto di gusto non supera quello di un tradizionale hot dog, ma è un valido e sano sostituto, dato che è realizzato con carne di maiale o di manzo al 100% di provenienza biologica, avvolto da un pane integrale lievitato lentamente e arricchito da semi di lino. Anche le verdure a contorno sono cucinate senza l’uso di grassi aggiunti e sono accostate a prodotti tipici della tradizione lattiero-casearia.
Il giro prosegue nel vero senso della parola, perché ho deciso di percorrere la lunga rampa spiraliforme della Round Tower, il più antico osservatorio d’Europa ancora funzionante; per ovvie ragioni climatiche e temporali non potrò scorgere le stelle, ma sono sicura che da lì potrò godere di una veduta panoramica della città.
Per le strade si assapora una fremente vita commerciale e sociale che fonda le sue radici nel passato. Il tutto si racconta attraverso i numerosi monumenti eco di antichi fasti, visibili principalmente percorrendo il cuore della città, mentre i parchi e i giardini ne incorniciano il profilo. Le piazze sono dislocate un po’ ovunque e rappresentano gli snodi ideali per intraprendere nuovi itinerari.
Non si può non prevedere una tappa al famoso parco dei divertimenti di Tivoli che si affaccia sulla Radhuspladsen, la piazza principale della città, il parco fu realizzato nel 1843 dal visionario Georg Cartensen con l’idea ben riuscita di creare uno spazio per lo svago ed il tempo libero. Al suo interno si trovano attrazioni ed intrattenimenti di ogni tipo: giostre, giochi vari quali il tiro a segno, recite, concerti, fontane e numerosi caffè all’aperto che ogni giorno sono meta di migliaia di visitatori.
Tra i monumenti storici della città ricordiamo: Amalienborg Palace, in stile rococò, residenza della famiglia reale fino al 1794, in cui poter assistere al suggestivo cambio della guardia che si svolge solo quando la Regina vi risiede; la chiesa Vor Frue Kirke, la cattedrale della città, con le sue famose statue del Cristo e dei discepoli; la Vor Frelsers Kirke, chiesa in cui ammirare un altare barocco e un organo a canne intagliato. Mentre tra i numerosi musei che arricchiscono la cultura danese e trovano spazio nella capitale ricordiamo: il Nationalmuseet, museo nazionale in cui è presente una vasta collezione di manufatti storici danesi; il Teater Museet, museo del teatro; il Thorvaldsens Museum, dedicato al famoso artista neoclassico; il Museo della Musica; il Museo della Resistenza Danese; il Museo del tabacco e la Ny Carlesberg Glyptotek, con una preziosa collezione di arte e scultura greca, egizia, etrusca e romana. Assolutamente da non perdere sono inoltre: il Santuario della Madonna di Aasebakken, dedicato alla patrona della Danimarca; il Castello di Rosenborg, con i suoi famosi giardini Kongens Have; l’Opera Haus, il modernissimo teatro inaugurato nel 2005, è stato progettato dall’ architetto Henning Larsen e dagli studi ingegneristici Ramboll e Buro Happold e dalla Consulenza TeatraleTheatreplan.;
il Ponte sull’Oresund, che unisce Copenhagen alla città svedese di Malmö.
La capitale danese è stata nominata “Migliore Città di design a livello mondiale”, città ricca di arte, straordinario scrigno di bellezze naturali; non sorprende che sia stata eletta dai turisti europei quale “Migliore destinazione turistica del 2011” per via del piacevole aspetto urbano caratterizzato da canali e specchi d’acqua, per la mentalità eco-friendly dedicata al rispetto dell’ambiente, per le interessanti idee nel campo del design, per gli eventi, gli spettacoli e i festival che scandiscono il tempo e per il buon cibo esibito e raccontato con orgoglio e fervore dai maestri dei fornelli.
E per completare la visita a Copenhagen è doveroso andare a trovare a piedi o in battello la “Sirenetta”, che tristemente appollaiata sul suo scoglietto, inspiegabilmente rappresenta il più famoso segno di riconoscimento della città. L’opera è situata in riva al mare, a circa dieci minuti di bici dal centro della città, ma arrivati qui ci si rende conto che si tratta solo di un simbolo. E’ la vastità dell’area portuale che si staglia all’orizzonte e che attende impaziente una forte ripresa, a lasciare a bocca aperta.
Comunque è stato bello anche perdersi e girovagare indisturbata tra i vicoli del romantico quartiere di Nhaven e nella hippy Christiania. Chissà quanto ancora aveva da offrirmi questa incantevole città nordica, ma la curiosità e la voglia di esplorare quello che si sviluppa al di là della vita metropolitana è per me una forte attrazione.
Punterò verso nord, verso la regione del Northern Sealand. Raggiunta Helsingor, la tranquilla località sul mare a non più di 40 km dalla capitale, abbandonerò il “motore” per tagliare l’aria a cavallo di una potente bi-ruota con cestino. Partirò proprio da qui, dal castello shakespeariano di Kronborg, dove sospira anche il piccolo e lucente “fratellino della sirenetta” e da dove presto prenderà vita il Museo Marittimo Danese progettato da Bjarke Ingels dello studio BIG e fortemente voluto dal centro culturale The Culture Yard . Qui più che mai ci si sente a stretto contatto con la natura. Da un lato il mare, con il suo sibilo e l’alito salato, dall’altra la rigogliosa e selvaggia vegetazione con i suoi frizzanti profumi di sottobosco. Difficile decidere se proseguire lungo la costa o farsi inghiottire da questo prepotente verde. Farò entrambe le cose. Rincorro i nordici paesaggi marittimi e sogno di scoprire incantate abitazioni cresciute come funghi sotto gli alberi. In questi boschi fatati si celano sontuosi castelli, dimore di una nobiltà ancora presente. A questo punto è inevitabile non citare il noto poeta e scrittore Hans Andersen, cresciuto ed ispirato da questi luoghi fiabeschi , ancora oggi regolati dalla “naturalità” tipica del mondo agricolo, imbevuti di vecchie tradizioni, superstizioni e governati da comportamenti secolari immutati.
Quello che qui la natura offre verrà poi dispensato nelle città e nei villaggi. Le attività produttive locali con saggezza e lungimiranza sfruttano tutti gli elementi a loro disposizione e quelli che sono i luoghi di lavoro diventano magicamente anche siti dove coinvolgere ed educare i bambini.
Di bambini sono pieni i parchi del centro di Copenhagen e anche nei dintorni, la giovane vitalità delle nuove generazioni pullula, perché le lezioni, tempo permettendo, si possono tenere anche all’aria aperta!
Tutto questo movimento mette fame. E’ d’obbligo una sosta, magari in riva al mare per assaggiare le prelibatezze locali. L’impegno e la dedizione nella presentazione delle pietanze rispecchiano lo spirito premuroso e cordiale dei ristoratori. Tutto è curato con gusto e stile, nulla è lasciato al caso, il sevizio è impeccabile.
La birra non è un prodotto tipico danese, ma dopo aver visitato due laboratori artigianali diversi nello stile ma simili nella qualità del prodotto offerto, porterò a casa con me il ricordo di sapori eccezionali e originali, che meritano di emergere ma che sicuramente devono la loro unicità alle ataviche conoscenze tramandate dalle sapienti mani di un artigiano. Meritano quindi una deviazione la visita a ”Krogerup Avlsgård” per degustare la Kølster’s eco-beer e a Esrum Monastery per assaporare il gusto antico ed elaborato della Esrum Kloster eco-beer, in entrambi i casi immersi nella quiete di luoghi incantevoli.
Proseguendo verso nord farò tappa nel famoso Ecological Village Torup, dove chiacchierando con gli insoliti abitanti, scoprirò cosa e come ha portato queste persone a dare corpo ad un autentico ideale di vita comunitaria. Ancora una volta mi confronto con una disarmante semplicità che la mentalità danese elabora e materializza. Unendo forze, conoscenza e sperimentazione, stanno sviluppando una nuova idea di appartenenza sociale, all’insegna della qualità di vita di tutti e per tutti, sfruttando ogni mezzo che anche la natura, e non solo quella umana, mette loro a disposizione.
Siamo forse noi, schiavi metropolitani, a vedere quelli che chiamiamo “problemi” come questioni insormontabili, che solo cervellotiche e funamboliche soluzioni possono risolvere? Chissà, se imparassimo ad ascoltare chi ha più sensibilità di noi, forse troveremmo le risposte già pronte.
Come non detto. sono scivolata in un turbinio di pensieri che presto si ingarbuglieranno, rendendo vani gli sforzi fatti da queste persone per cercare di infondermi un po’ del loro pensiero…ho bisogno di rilassarmi per continuare a respirare questa piacevole atmosfera.
Ho programmato la sosta per la cena e per la notte a Helenekilde Badehotel. Questo piacevole edificio si affaccia sull’oceano ed è caratterizzato da una balconata dalla quale sarà possibile godere della vista di un purpureo tramonto sorseggiando buon vino, concedendosi il lusso di una prelibata cenetta a lume di candela. Qui nessuna indesiderata distrazione. La camera confortevole ed accogliente regala la possibilità di ascoltare musica anziché sottrarre tempo prezioso immobili davanti ad un noioso televisore. Tutto qui è un invito a gironzolare, discendere le scogliere ed esplorare la sconfinata spiaggia di sassi e per perlustrare il verdeggiante territorio circostante…
La dimensione quasi domestica di questa dimora si caratterizza anche dalla presenza degli oggetti di famiglia che personalizzano gli ambienti e che offrono uno spaccato delle abitazioni e delle abitudini locali tipiche di questa esclusiva ma non ostentata regione.
E’ giunta l’ora di tornare a casa, come sempre carica di un bagaglio straripante di ricordi e di incanti. Questa volta più che mai ricco di inaspettati spunti e insegnamenti di vita. Anche se la moto è stato un prezioso ed insostituibile veicolo per raggiungere la meta, credo di poter consigliare agli amici motociclisti, una volta arrivati di provare a concedersi il lusso di rallentare i tempi di spostamento e godere delle atmosfere di questo entusiasmante paese, a bordo della più primitiva due ruote. Quella a pedali.
RIFERIMENTI:
PER INFORMAZIONI:
Hotel Kong Arthur ****
11, Nørre Søgade Copenhagen
Ecological hot-dog stand “DØP”
Bike tour
Restaurant BioM 78, Fredericiagade 1310 Copenhagen K www.biom.dk the Tivoli Gardens www.tivoli.dk Krogerup Avlsgård Bistro Nord Ndr. Strandvej 154a, Aalsgaarde, Denmark www.bistronord.dk Esrum Monastery and Møllegaard www.esrum.dk the ecological village Torup. www.dyssekilde.dk Helenekilde Badehotel www.helenekilde.com
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