Una delle tappe della Centopassi l’abbiamo affrontata con una moto che sta destando tanto interesse e curiosità, la Benelli TRK 502
Eccoci alla guida di una moto particolare e interessante, la Benelli TRK 502, come è andata: Abbiamo presentato in diverse occasioni il mondo delle competizioni di endurance stradale Centopassi, partecipando anche all’evento più importante del circuito a fine maggio scorso ( http://www.moto-ontheroad.it/on-the-road/centopassi/ ) di quella che viene riconosciuta come l’eccellenza di questo tipo di gare di regolarità.
Il 29 settembre scorso si è svolta un’altra delle gare del circuito Centopassi: la Vieste-Viareggio. Stessa formula, ovvero pianificare autonomamente il percorso includendo quanti più Passi appenninici possibile fra quelli indicati in un elenco dall’organizzazione al momento dell’iscrizione, arrivo comune come per Centopassi questa volta sul lungomare di Viareggio, ma in questo caso orario e luogo di partenza obbligati, ovvero il lungomare di Vieste.
La gara, già dal nome evocativo, si prefiggeva come una classica, una prima edizione di un evento destinato a diventare un’altra pietra miliare nel mondo delle competizioni di questo tipo. La molla che ha fatto scattare un ulteriore motivo di interesse in redazione è stata la possibilità che ci ha dato Benelli di poterla disputare con la loro nuova TRK 502. Si trattava in sostanza di una sfida nella sfida: una gara che si presentava già sulla carta particolarmente impegnativa, diciannove ore di guida quasi ininterrotte, quasi mille chilometri di strade extraurbane, la sveglia alle quattro del mattino e una serie infinita di curve, da fare con una piccola cilindrata, per dimostrare non solo che per disputare questo tipo di competizioni la velocità elevata non serve, ma anche mettere duramente alla prova affidabilità, comfort, doti generali di una moto che ha suscitato grandissimo interesse e discussioni fin dalla presentazione.
Probabilmente la grande attenzione che la Benelli TRK ha attirato su di sé è dovuta in gran parte all’estetica, anche perché di maxienduro bicilindrici 500 ci sono dei precedenti anche illustri, uno fra tutti il Kawasaki KLE 500. Sebbene in realtà, avendola sottomano per qualche giorno le si possa riconoscere un’identità estetica personale e ben definita, alla prima occhiata si direbbe, almeno nella parte frontale, una perfetta fusione fra un BMW R1200GS e una Multistrada Ducati, e questa è stata probabilmente vista da tanti proprietari dell’una o dell’altra come una provocazione: <Ma come, spendo qualche decina di migliaia di euro per mettermi in garage quel becco e questi cinesi con sede a Pesaro mi fanno una moto che ci assomiglia così tanto, vendendola per 5.700 euro?!>
Rimane il fatto che l’estetica è accattivante, le finiture non saranno maniacali in tanti particolari, il prezzo c’è, come rimanere indifferenti a questa novità?
Diciamo subito che la nostra “prova”, è stata un successo. Le Benellina si è comportata benissimo, sia nei noiosissimi trasferimenti autostradali dove ha brillato per comodità e soprattutto protettività che nel misto, dove ci siamo divertiti veramente tanto e abbiamo dato del buon filo da torcere a moto col triplo dei cavalli, sintomo che il progetto è molto buono, telaio e sospensioni fanno il loro lavoro, il motore, a patto di far scorrere la moto in percorrenza di curva, non delude.
Il giorno precedente la gara arriviamo a Vieste tramite autostrada, che ci ha permesso di saggiare come detto le doti di comodità. La seduta è confortevolissima anche dopo molto tempo ma piuttosto bassa, soprattutto per i piloti che, come chi scrive, superano il metro e ottanta. Una sella optional cinque centimetri più alta sarebbe perfetta, anche perché la seduta così infossata obbliga, in città, ad una posizione del collo abbastanza innaturale per vedere oltre il cupolino trasparente, che nei lunghi viaggi non rimane tale per molto tempo.
È un problema che riscontravamo anche nel cupolino del BMW GS bialbero, che però si poteva abbassare, mentre in questo caso è fisso. La protettività è talmente elevata che abbiamo riportato le giacca a casa, dopo duemila chilometri, praticamente linda.
In autostrada si sente la mancanza di una sesta “lanciata”, molto più lunga, che invece è spaziata come gli altri ingranaggi, ovvero in modo da avere una buona coppia intorno ai 5.000 giri e poi chiudere per far lavorare bene i 48 cv della Benelli TRK 502. In sostanza, a meno di non sforzare troppo il motore e rischiare di andare nella zona rossa del contagiri, si tiene una velocità di crociera massima intorno ai centoventi all’ora, che non sono pochi in assoluto e vicini ai limiti massimi del CDS, un po’ ridicoli se si è abituati ai duecentoventi all’ora di un 1200, ai quali ovviamente la TRK si avvicina decisamente per estetica e comfort, ma non nelle prestazioni.
Prima del nostro arrivo a Vieste prendiamo prima un forte vento laterale, al quale la Benelli TRK 502 viste le generose dimensioni è abbastanza sensibile, poi l’acqua. L’impianto frenante è ottimo, modulabile e grintoso quando serve; l’ABS è disinseribile tramite comando al manubrio, mai troppo invasivo, tutte peculiarità che in caso di pioggia sono importantissime. Sui tornanti che scendono dalla Foresta Umbra del Gargano apprezziamo le doti di maneggevolezza della TRK, che nonostante il peso, notevole per una moto di piccola cilindrata, non si avverte né alle basse velocità né muovendola da fermo, merito senz’altro del baricentro basso. Anzi, proprio per la gran confidenza che offre ci si ritrova a fare gli scemi giocherellando a zigzag in pochi metri, altro sintomo di una geometria assolutamente indovinata.
La sera prima della gara c’è tempo per il briefing dove Matteo Vocino, deus ex machina di Centopassi e di Vieste-Viareggio ci illustra le regole del gioco: partenza di due partecipanti ogni trenta secondi a partire dalle 4,45 del mattino con orario obbligato così come quello di arrivo a Viareggio dalle 23,45 con una finestra dei quindici minuti successivi. Nel percorso dovranno essere inclusi Passi di almeno quattro regioni differenti; regola, questa, che condizionerà notevolmente la nostra gara.
Il pomeriggio prima della gara facciamo qualche giretto nei dintorni di Vieste dove si possono ammirare alcuni dei simboli del Gargano come il Pizzomunno, il caratteristico faraglione isolato dalla bianca scogliera che ricorda quelle di Eastbourn nel sud Inghilterra e dove è adagiato il castello di Vieste e il celeberrimo Arco di San Felice, praticamente uno dei monumenti naturali simbolo della Puglia.
Il tempo di fare i turisti è poco, purtroppo, ma ci promettiamo di dedicare a questo angolo di Paradiso un po’ più di tempo per un prossimo reportage in moto, come succede spessissimo scoprendo nuovi angoli da conoscere meglio attraverso gli itinerari delle gare Centopassi. Una cena luculliana in un ristorante all’aperto, ché ancora ottobre qua lo permette, e poi a nanna presto, perché alle quattro, c’è la sveglia!
L’orario di partenza che abbiamo estratto a sorte, neanche a farlo apposta, è il primo: 4,45 e dobbiamo sbrigarci a collegare il tracker che consentirà di rilevare la nostra posizione e i vari navigatori: il GPS dove abbiamo caricato la traccia che abbiamo programmato e l’autorouter che servirà come ancora di salvezza per arrivare in orario senza percorrere autostrade o superstrade. In pratica ogni tanto gli faremo calcolare il tempo di arrivo a Viareggio su strade normali prendendo un po’ di margine e se vedremo che non faremo in tempo ad arrivare con la rotta designata, faremo dei tagli sacrificando punti. Correre, può servire solo a prendere rischi.
Partiamo carichi come sveglie, in testa la rotta da seguire, le mille deviazioni, illuminati dalla traccia GPS sul nostro navigatore.
Sinceramente non avevamo una grande abitudine a guidare nel buio, e all’alba mancano due ore. Il fascio luminoso della Benelli TRK 502 è sufficiente, ma non eccezionale; ci rendiamo presto conto che i piloti davanti a noi hanno una sicurezza nell’impostare le curve al buio che ci è sconosciuta: correggiamo, freniamo, non riusciamo a tenere una guida fluida e pulita finché non ci rendiamo conto che i potentissimi fari montati optional sulle altre moto consentono di guidare molto più puliti. Riduciamo drasticamente la distanza con la moto che ci sta davanti e, come per miracolo, illuminati da chi ci precede, ci godiamo anche le belle curve del Gargano.
Arriviamo al primo waypoint che segna un Passo, che è anche un Goldenpoint, ovvero un punto segnato sulla mappa che dà diritto a un punteggio superiore vicino a San Nicandro dopo una pioggia torrenziale che trasforma la strada in un torrente. Per precauzione e per cercare un controllo migliore guidiamo in piedi; la nostra TRK si conferma intuitiva, gestibile e regala una gran sicurezza.
Anche quando, una volta uscito il sole che ci permette di asciugarci ci perdiamo per qualche strada sterrata sul Tavoliere delle Puglie, con gli appezzamenti di terreno bruciati dal sole e torniamo a guidare in piedi, ci chiediamo come sarà provare le versione Trail che dovrebbe uscire fra qualche tempo con cerchi a raggi e anteriore da 19”. Il grosso serbatoio interferisce poco con le ginocchia nonostante le pedane munite di grossa copertura di gomma antiscivolo siano piuttosto avanzate e la sensazione di controllo è ottima.
I chilometri scorrono piacevoli sotto le ruote, questa TRK è davvero comoda e piacevole, non stressa con coppia troppo esuberante anche perché l’erogazione è piuttosto lineare e sebbene il motore sia molto elastico se gli si richiede una guida brillante si snocciolano con rapidità tutte le marce. Si gode soprattutto sul misto, sulle serie di curve dove si impara ad aprire il gas senza patemi a centro curva: sebbene non ci sia il controllo di trazione, il peso notevole e la potenza non esagerata obbligano a non far calare troppo i giri. Ricorda, questa Benelli TRK 502, la guida delle due tempi con le quali sfrecciavamo da ragazzi, che erano propedeutiche proprio perché non potevi sfruttare l’elasticità e la potenza per uscire di curva ma dovevi saperla far scorrere.
Gli asfalti spesso sconnessi di Puglia e Molise mettono a dura prova le nostre sospensioni, che sono buone per una guida rilassata ma mostrano il fianco a sollecitazioni molto forti e al nostro passo… allegro. La forcella a steli rovesciati da 48 mm è monumentale, ma siamo riusciti a mandarla a pacco anche su strada.
In compenso, al momento che incontriamo altri motociclisti coi quali dividiamo un bel tratto di strada guidato che conducono maxi col triplo dei cavalli della Benelli e che quindi vorrebbero divertirsi a “impallinarci” prontamente, ci accorgiamo non solo che riusciamo a tenerli (non senza fatica in verità) dietro, ma che per cercare di passarci sono costretti a tagliare le curve. Ovviamente sul veloce, dove contano quasi esclusivamente i cavalli vediamo le moto più grosse di cilindrata sfilare rapidamente ma se mettiamo la soddisfazione e il divertimento… beh, i nostri sei mila euro si sarebbero dimostrati davvero ben spesi.
Ci prendiamo tutto il tempo per le foto, anche perché la Vieste-Viareggio, così come tutte le gare del circuito Centopassi sono, prima di tutto, una bellissima esperienza turistica. Accumuliamo pochi Passi, e punti, proprio a causa delle soste per le foto continuando a esplorare il Molise, del quale possiamo testimoniare a questo punto l’esistenza, e l’Abruzzo, arrivando soltanto alle quattro del pomeriggio a L’Aquila.
La nostra gara non sta andando bene: abbiamo fatto decisamente troppo i turisti.
Siamo terribilmente in ritardo e proviamo a impostare la destinazione, Piazza Mazzini a Viareggio, sul navigatore.
Senza prendere autostrade, arriveremmo alle 22,40, ovvero con un’ora di anticipo. Non sarebbe male, diciotto ore di guida sarebbero già più che sufficienti, solo che ci viene in mente solo adesso che da regolamento, per considerare valida la nostra gara, dovremmo percorrere Passi da quattro regioni diverse, e noi abbiamo solo Puglia, Molise e Abruzzo.
Quelli che avevamo dichiarato in Umbria sono troppo lontani, non riusciremmo a farli ed arrivare in orario. Cambiamo completamente strategia decidendo di prendere penalità e fare l’autostrada fino a Terni per cercare di arrivare nel Chianti e andare a prenderci i Passi lassù.
Sulla carta sembra tutto fattibile, e i calcoli fatti chiedendo al navigatore se riusciremo ad arrivare in tempo ci danno la possibilità di chiudere la gara, ma sulle strade a scorrimento veloce dobbiamo fare i conti con la fatica accumulata, la noia, il fatto che la nostra TRK non va più dei 120 km/h.
Ci prende male. Meditiamo per lunghissimi, infiniti minuti di tagliare per andare all’arrivo e prenderci la squalifica, chi se ne frega, basta arrivare, fermarsi, riposare. Pensiamo a qualsiasi strategia di uscita possibile mentre, più per inerzia che per reale motivazione a non mollare, proseguiamo la nostra ascesa per l’Italia. Foligno, siamo ormai a Perugia quando meditiamo che fra poco sarà Magione, poi il Trasimeno, poi Sinalunga, quasi Siena.
Una nuova sosta benzina ci permette di controllare la rotta: la strada più veloce passa comunque da Siena e ci rassegniamo a doverla raggiungere. Ma poi, da Siena a Viareggio quanto c’è?! Angoscia, paranoia, malessere, guidiamo in piedi la maggior parte del tempo, adesso non sapremmo neanche dire il perché.
Finalmente siamo a Siena, il navigatore continua a portarci verso il Chianti, scopriamo che vorrebbe farci passare da Poggibonsi e poi tagliare per la FI-PI-LI che sarebbe vietata ma chi se ne frega!
A San Donato ci rendiamo conto che passeremo vicinissimi al Chianti e ai Passi che ci permetterebbero di rimanere in gara. Sono le 21,30 , abbiamo due ore per fare tre Passi e poi andare a Viareggio, al limite “pagando” come punteggio l’autostrada. Possiamo farcela. Fanculo, rischiamo il tutto per tutto e usciamo.
Al buio, con il terrore che un animale ci attraversi la strada arriviamo da San Donato in Poggio a Castellina in Chianti, poi Radda per valicare due Passi uno vicino all’altro e infine il Sugame. A Greve controlliamo il navigatore: facendo l’autostrada arriveremo alle 23,54. Sei minuti dentro la finestra che ci è stata assegnata.
Si sa che i navigatori sono pessimisti e si riesce sempre a guadagnare qualcosa sui tempi che dichiarano, specie se c’è di mezzo l’autostrada. Solo che la piccola, grandissima Benelli TRK non va oltre la velocità codice, e anche volendo non potremmo superarla.
Mentre arriviamo a Firenze Certosa, imbocchiamo l’autostrada, controlliamo l’orario di arrivo: non stiamo guadagnando praticamente niente, se riusciamo a arrivare in tempo sarà un miracolo. Dobbiamo fare anche i conti con la sosta per la benzina, probabilmente inevitabile, il pagamento al casello, sperando che non ci sia coda, quando ci accorgiamo che all’ingresso della A11 una coda interminabile di auto riempe tutta l’autostrada.
Ok, finita. Non arriveremo mai in tempo.
Ammettiamo di aver fatto un po’ di zigzag, un po’ di corsia di emergenza, insomma scaliamo la fila delle macchine in cima alla quale un indulgente poliziotto che ci aveva avvistati da lontano ci fa segno di guidare con cautela. Salutiamo, ci accartocciamo dentro la generosa carena della TRK e riprendiamo la nostra “corsa” in autostrada.
L’orario delle 23,54 sembra stampigliato sullo schermo del navigatore tanto rimane immutabile. Un piccolo contrattempo e saremo fuori. Sulla bretella dopo Lucca decidiamo che dobbiamo fare benzina: il rischio di rimanere a piedi è troppo alto e ci giochiamo quei due tre minuti che reputiamo sufficienti per il rifornimento.
Usciamo verso il distributore tanto deserto che, nonostante il cartello “si paga alla cassa dopo il rifornimento” non vediamo anima viva: d’altronde sono le undici e mezza di sera.
Mettiamo la cinque euro che riteniamo indispensabile e che sappiamo avere nel portafogli, chiudiamo il serbatoio della Benelli TRK 502 che in condizioni normali è assolutamente parca di consumi, andiamo a cercare il tipo che dovrebbe prenderci i soldi ma… non c’è!
Panico! Pensiamo di andarcene e basta, ma sicuramente verremmo ripresi da qualche telecamera e sai che figura dimmerda per cinque euro?! Finalmente, dopo un paio di interminabili minuti, si presenta un signore che si sta riabbottonando la patta. Gli mettiamo in mano la cinque euro (ora, ma chi diavolo si ferma alle undici e mezzo di sabato sera a fare cinque euro di benzina in autostrada??) e scappiamo via.
Tunnel della Garfagnana, viadotti, Massarosa, uscita Viareggio. 23,57: non ce la faremo mai. Basta un semaforo rosso. Sbagliamo uscita, arriviamo lo stesso a Viareggio. Viali, un semaforo, verde, un altro, quasi verde. La Benelli diventa un motardone, la spremo come non meriterebbe, intravedo altri partecipanti che, fermi al lato della strada, attendono l’orario della loro finestra di arrivo. Chiediamo dov’è il gonfiabile dell’organizzazione, non vogliamo essere squalificati per un minuto o due quando, finalmente, lo vediamo in fondo al viale.
Tagliamo il traguardo non come se fossimo in moto da diciannove ore per una gara di endurance ma come se fossimo ad una competizione di velocità e ci facciamo registrare; allucinati, sconvolti, felici.
Noi. Io e la “mia” Benelli TRK 502 con la quale ho condiviso questa incredibile avventura e che per questo, e per mille altre ragioni, sarà una delle mille moto che mi sono capitate sotto il sedere, ma anche una delle più importanti e significative.
Ci infiliamo finalmente a letto dopo quasi ventiquattro ore da svegli, sfiniti ma ancora eccitati dalla incredibile e allucinante esperienza prendendoci il tempo per un’ultima riflessione: ma alla fine, la gara con la Benelli la rifaresti? Ma soprattutto, la consiglieresti ‘sta moto?
La Vieste-Viareggio con la Benelli TRK 502, come detto, era una sfida nella sfida, però sì, sono contento di averla fatta perché non era da tutti.
La moto è veramente facile, piacevole, divertente sul misto anche se bassa di seduta e con una sesta marcia davvero troppo corta. È la moto che prenderei a mio figlio per farci turismo anche in due, quella che consiglierei a tanti amici senza troppa esperienza o un po’ avanti con gli anni e che per consuetudine comune si prendono la 1200, a chi la usa come mezzo di spostamento in città e non vuole lo scooterone, a chi va a fare una giratina anche in coppia ogni tanto e non ha bisogno di correre.
Certo, se uno usa la moto per grandi spostamenti, lunghe percorrenze in poco tempo, lunghi viaggi, beh forse la maxi non solo nell’estetica è meglio.
Ad ogni modo, noi la nostra Vieste-Viareggio l’abbiamo fatta!
Le foto del nostro reportage sono di Sara Maruca per g.c. ASD Centopassi Sport Team e Kiddo
Abbiamo indossato Stivali TCX, casco Scorpion Helmets ADX1, pantaloni e guanti Dainese