L’area della zona – i cui confini si estendono dalla città di Luderitz a sud fino al fiume Uniab a nord e dall’Oceano a ovest fino alla Scarpata del Namib a est per un totale di circa 55.000 kmq – è occupata dal deserto del Namib arido da oltre 80 milioni di anni. Daniela e Maurizio superato il Tropico del Capricorno sulla B1 e raggiunta la capitale Windhoek, alla quale dedicano solo la sosta per la notte, proseguono per 150 km fino alla cittadina di Okahandja.
Svoltano ad ovest sulla B2, la strada che attraversa nella Regione degli Erongo il deserto del kalahari, superano il villaggio di Usakos dove da alcuni punti panoramici osservano senza interruzioni un vasto orizzonte terrestre, giungono a Swakopmund sull’Atlantico per altri 350 km. Anche qui ammirano le costruzioni caratteristiche del passato coloniale tedesco, ma ci rimangono per poco tempo perché sono attratti dalla natura aspra e selvaggia che li circonda.
Si avviano in direzione nord sulla regionale 34 detta strada del sale per la presenza di numerose saline fino a Cape Cross. La fascia costiera ha il nome di Skeleton Coast per la presenza a poche decine di metri dalla spiaggia di numerosi relitti di navi insabbiatisi a causa della nebbia esistente alle prime ore della giornata. Cape Cross, promontorio sull’Atlantico, è un’area naturale protetta. La fredda corrente del Benguela proveniente dall’Antartico e ricca di pesce, lambisce questo luogo popolato da decine di migliaia di Otarie.
I viaggiatori vedono qui la straordinaria Welwitschia Mirabilis, pianta duale, che si disseta grazie alle goccioline di rugiada che si depositano sulle foglie. E’ detta “fossile vivente” e per le sue particolarità peculiari è stata definita da Charles Darwin “L’Ornitorinco del regno vegetale”; alcuni esemplari hanno più di 2000 anni. Da Cape Cross si rientra a Swakopmund e noleggiato un aereo con pilota sorvolano il Sossusvlei, effimero lago salato, circondato da bellissime e grandi dune dal colore rossastro.
Il rientro alla capitale è preceduto dalla visita al Parco Nazionale “Etosha” che significa “grande luogo bianco” con riferimento al colore del suolo del deserto salino. Accompagnati dalle guide hanno incontrato animali straordinari tra cui i leoni a pochissimi metri vivendo una forte emozione. Si riparte ma la ruota posteriore della loro amata Moto Guzzi è malridotta per il troppo peso e va al più presto sostituita.
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