Certamente, se qualche cromosoma l’aveva ereditato dal padre stuntman – un uomo capace di abbandonare la moglie e il figlio appena nato – era evidente che la sua vita sarebbe stata un susseguirsi di avventure e disgrazie.
Così Steve McQueen ebbe un’esistenza travagliata a partire dalla nascita (Beech Grove, 24 marzo 1930), quando la madre fu costretta a mandarlo a vivere a Slater, nel Missouri, presso uno zio.
All’età di 12 anni si trasferì a Los Angeles in California dove si ricongiunse con la madre. L’incontro con la metropoli fu non certo produttivo, perchè da lì a poco divenne membro di una gang di strada. Fu mandato quindi in un istituto presso Chino Hills sempre in California dove Steve rimase fino a quando entrò nel corpo dei Marines dove prestò servizio dal 1947 al 1950.
Nel 1952 iniziò a studiare recitazione presso l’Actor’s Studio di Lee Strasberg a New York, dove riuscì a superare una selezione tra 2000 candidati. Solamente lui e Martin Landau, reso celebre dal personaggio del capitano John Koenig di Spazio 1999, riuscirono a entrare nella scuola.
Dopo tre anni di studi Steve McQueen esordì a Broadway.
Da quel momento in avanti fu un continuo susseguirsi di pellicole che lo videro protagonista.
Il binomio donne/motori accompagnò la sua esistenza: un numero imprecisato di love story, tre matrimoni, tante auto e moto con cui partecipò a diverse gare.
Grande appassionato di motociclismo disputò diverse competizioni in fuoristrada tra le quali la mitica Baja 1000 Desert Race, una massacrante e bellissima gara che si svolge ogni anno in Baja California in Messico. Nel cinema sfruttò le sue capacità di guida.
Le scene più famose furono girate per il film Bullitt e nel finale del film “La grande fuga” con la celebre scena a bordo di una BMW bellica, che in realtà era una Triumph TR6 Trophy mascherata.
La sequenza fu girata proprio dall’attore, tranne la scena del salto sul filo spinato, dove a causa di una caduta nelle prove, fu imposta dalla produzione l’utilizzo dello stuntman Bud Ekins.
Steve Mc Queen considerò più volte l’ipotesi di abbandonare il cinema per dedicarsi completamente alle corse:
Con una Porsche 908 spyder nel 1970 partecipò alle 12 ore di Sebring insieme a Peter Revson. In quell’occasione arrivò primo della sua categoria e secondo assoluto alle spalle di un asso come Mario Andretti su Ferrari pur guidando l’auto con un piede fasciato dopo un precedente incidente in moto.
Quella stessa Porsche fu usata nel 1971 per le scene “on board” per girare il film Le 24 Ore di Le Mans, grosso flop commerciale che però rimane uno dei movie più realistici sul mondo delle corse di periodo storico. L’intenzione di McQueen di partecipare effettivamente alla 24 ore di Le Mans fu osteggiata dalla produzione e Steve dovette rinunciarci.
L’alternarsi di gare auto e moto non si spense e l’attore divenne uomo simbolo della Triumph con la quale disputo numerose competizioni. Con le Triumph Bonneville e Triumph 500cc, oltre alla Baja 1000 prese parte alla Mint 400, al Gran Prix di Elsinore e nel 1964 fu scelto per rappresentare gli Stati Uniti all’International Six Days Enduro (ISDE).
Il fronte amoroso non fu meno animato: Il 2 novembre 1956 sposò l’attrice Neile Adams dalla quale ebbe due figli, Terry (nata il 5 giugno 1959 e morta a 38 anni nel 1998 per emocromatosi), e Chad (nato il 28 dicembre 1960). Il matrimonio fini nel 1972 quando i due attori divorziarono.
Galeotto fu il set del film “Getaway”, dove si innamorò dell’attrice Ali MacGraw, già protagonista di “Love Story”, che abbandonò il marito produttore per sposare il 31 agosto 1973 Steve. Cinque anni dopo però anche questa unione terminò.
Nel 1979 gli fu diagnosticato un mesotelioma (un tumore della pleura da imputarsi all’esposizione all’amianto), nonostante ciò il 16 gennaio 1980, dieci mesi prima di morire, Steve McQuinn sposò la modella Barbara Minty.
Steve McQuinn rimane un’icona di un’epoca. La sua morte prematura lo pone, assieme a James Dean, fra i miti di eterna giovinezza, ribellione, insofferenza per le convenzioni e amore per i motori.
Celebrato anche nella Canzone di Vasco Rossi “Voglio una vita spericolata” la sua immagine venne usata recentemente per la pubblicità della Ford Puma. Grazie alle moderne tecniche di fotomontaggio, Steve guida la nuova Ford sulle strade californiane. Poi la depone nel suo garage dove tiene anche una vecchia moto e la Ford Mustang Gt del 1968. Quasi a esaudire il suo desiderio, mai realizzato, di possedere la Mustang GT utilizzata nel film Bullitt.
La filmografia:
1956– Lassù qualcuno mi ama (Somebody Up There Likes Me)
1958– Autopsia di un gangster (Never Love a Stranger), regia di Robert Stevens
– Blob -Fluido mortale (The Blob), regia di Irvin S. Yeaworth Jr.
– Ricercato: vivo o morto (Wanted: Dead or Alive), (1958 – 1961) Telefilm
1959-Sacro e profano (Never So Few), regia di John Sturges
– Gli occhi del testimone (The Great St. Louis Bank Robbery), regia di Charles Guggenheim e John Stix
1960– I magnifici sette (The Magnificent Seven), regia di John Sturges
1961-Per favore non toccate le palline (The Honeymoon Machine), regia di Richard Thorpe
1962-L’inferno è per gli eroi (Hell Is for Heroes), regia di Don Siegel
– Amante di guerra (The War Lover), regia di Philip Leacock
1963-Strano incontro (Love with the Proper Stranger), regia di Robert Mulligan
– La grande fuga (The Great Escape), regia di John Sturges
– Soldato sotto la pioggia (Soldier in the Rain), regia di Ralph Nelson
1965– L’ultimo tentativo (Baby the Rain Must Fall), regia di Robert Mulligan
– Cincinnati Kid (The Cincinnati Kid), regia di Norman Jewison
1966 -Nevada Smith (Nevada Smith), regia di Henry Hathaway
– Quelli della San Pablo (The Sand Pebbles), regia di Robert Wise
1968 – Il caso Thomas Crown (The Thomas Crown Affair), regia di Norman Jewison
– Bullitt (Bullitt), regia di Peter Yates
1969 – Boon il saccheggiatore (The Reivers), regia di Mark Rydell
1971– Le 24 Ore di Le Mans (Le Mans), regia di Lee H. Katzin
1972– L’ultimo buscadero (Junior Bonner), regia di Sam Peckinpah
– Getaway. (The Getaway), regia di Sam Peckinpah
1973– Papillon (Papillon), regia di Franklin J. Schaffner
1974– L’inferno di cristallo (The Towering Inferno), regia di John Guillermin
1976– Dixie Dynamite (Dixie Dynamite), regia di Lee Frost
1978– Un nemico del popolo (An Enemy of the People), regia di George Schaefer
1980– Tom Horn (Tom Horn), regia di William Wiard
1980– Il cacciatore di taglie (The Hunter), regia di Buzz Kulik
La Baja California (Bassa California) è una penisola messicana situata a nord-ovest del continente americano. Confinante con la California statunitense e l’Arizona è bagnata ad ovest dall’Oceano Pacifico, a est dal mare di Cortés e confina a est con lo stato di Sonora.
Incredibilmente affascinante da attraversarsi da nord a sud, offre tratti desertici, siti archeologici, monumenti coloniali, e insenature di straordinaria bellezza.
Tutto questo condito con villaggi e atmosfere tipiche della cultura messicana. Molto interessante anche dal punto di vista naturalistico, lungo le sue coste è possibile visitare numerose colonie di foche e leoni marini, volatili migratori e stanziali.
Le acque della Baja California sono tra i luoghi al mondo più popolate di cetacei ed è possibile, tramite appositi tour operator locali, venirne a strettissimo contatto.
Per arrivarci, considerando la vicinanza con gli aeroporti californiani, si potrebbe pensare di noleggiare un mezzo a Los Angeles. Ma le rigide procedure di immigrazione tra USA e Mexico e questioni assicurative,fanno si che sia difficile trovare un noleggiatore americano disposto a favorire l’ingresso in Baja California dagli USA.
Conviene quindi prenotare un volo con scalo su Los Angeles e poi con le compagnie locali arrivare su uno degli aeroporti della penisola, dove rivolgersi ad un noleggiatore.
Gruppo Aeroportuario del Pacifico
Alaska Airlines/Horizon Air Certamente, se qualche cromosoma l’aveva ereditato dal padre stuntman – un uomo capace di abbandonare la moglie e il figlio appena nato – era evidente che la sua vita sarebbe stata un susseguirsi di avventure e disgrazie.
Così Steve McQueen ebbe un’esistenza travagliata a partire dalla nascita (Beech Grove, 24 marzo 1930), quando la madre fu costretta a mandarlo a vivere a Slater, nel Missouri, presso uno zio.
All’età di 12 anni si trasferì a Los Angeles in California dove si ricongiunse con la madre. L’incontro con la metropoli fu non certo produttivo, perchè da lì a poco divenne membro di una gang di strada. Fu mandato quindi in un istituto presso Chino Hills sempre in California dove Steve rimase fino a quando entrò nel corpo dei Marines dove prestò servizio dal 1947 al 1950.
Nel 1952 iniziò a studiare recitazione presso l’Actor’s Studio di Lee Strasberg a New York, dove riuscì a superare una selezione tra 2000 candidati. Solamente lui e Martin Landau, reso celebre dal personaggio del capitano John Koenig di Spazio 1999, riuscirono a entrare nella scuola.
Dopo tre anni di studi Steve McQueen esordì a Broadway.
Da quel momento in avanti fu un continuo susseguirsi di pellicole che lo videro protagonista.
Il binomio donne/motori accompagnò la sua esistenza: un numero imprecisato di love story, tre matrimoni, tante auto e moto con cui partecipò a diverse gare.
Grande appassionato di motociclismo disputò diverse competizioni in fuoristrada tra le quali la mitica Baja 1000 Desert Race, una massacrante e bellissima gara che si svolge ogni anno in Baja California in Messico. Nel cinema sfruttò le sue capacità di guida.
Le scene più famose furono girate per il film Bullitt e nel finale del film “La grande fuga” con la celebre scena a bordo di una BMW bellica, che in realtà era una Triumph TR6 Trophy mascherata.
La sequenza fu girata proprio dall’attore, tranne la scena del salto sul filo spinato, dove a causa di una caduta nelle prove, fu imposta dalla produzione l’utilizzo dello stuntman Bud Ekins.
Steve Mc Queen considerò più volte l’ipotesi di abbandonare il cinema per dedicarsi completamente alle corse:
Con una Porsche 908 spyder nel 1970 partecipò alle 12 ore di Sebring insieme a Peter Revson. In quell’occasione arrivò primo della sua categoria e secondo assoluto alle spalle di un asso come Mario Andretti su Ferrari pur guidando l’auto con un piede fasciato dopo un precedente incidente in moto.
Quella stessa Porsche fu usata nel 1971 per le scene “on board” per girare il film Le 24 Ore di Le Mans, grosso flop commerciale che però rimane uno dei movie più realistici sul mondo delle corse di periodo storico. L’intenzione di McQueen di partecipare effettivamente alla 24 ore di Le Mans fu osteggiata dalla produzione e Steve dovette rinunciarci.
L’alternarsi di gare auto e moto non si spense e l’attore divenne uomo simbolo della Triumph con la quale disputo numerose competizioni. Con le Triumph Bonneville e Triumph 500cc, oltre alla Baja 1000 prese parte alla Mint 400, al Gran Prix di Elsinore e nel 1964 fu scelto per rappresentare gli Stati Uniti all’International Six Days Enduro (ISDE).
Il fronte amoroso non fu meno animato: Il 2 novembre 1956 sposò l’attrice Neile Adams dalla quale ebbe due figli, Terry (nata il 5 giugno 1959 e morta a 38 anni nel 1998 per emocromatosi), e Chad (nato il 28 dicembre 1960). Il matrimonio fini nel 1972 quando i due attori divorziarono.
Galeotto fu il set del film “Getaway”, dove si innamorò dell’attrice Ali MacGraw, già protagonista di “Love Story”, che abbandonò il marito produttore per sposare il 31 agosto 1973 Steve. Cinque anni dopo però anche questa unione terminò.
Nel 1979 gli fu diagnosticato un mesotelioma (un tumore della pleura da imputarsi all’esposizione all’amianto), nonostante ciò il 16 gennaio 1980, dieci mesi prima di morire, Steve McQuinn sposò la modella Barbara Minty.
Steve McQuinn rimane un’icona di un’epoca. La sua morte prematura lo pone, assieme a James Dean, fra i miti di eterna giovinezza, ribellione, insofferenza per le convenzioni e amore per i motori.
Celebrato anche nella Canzone di Vasco Rossi “Voglio una vita spericolata” la sua immagine venne usata recentemente per la pubblicità della Ford Puma. Grazie alle moderne tecniche di fotomontaggio, Steve guida la nuova Ford sulle strade californiane. Poi la depone nel suo garage dove tiene anche una vecchia moto e la Ford Mustang Gt del 1968. Quasi a esaudire il suo desiderio, mai realizzato, di possedere la Mustang GT utilizzata nel film Bullitt.
La filmografia:
1956– Lassù qualcuno mi ama (Somebody Up There Likes Me)
1958– Autopsia di un gangster (Never Love a Stranger), regia di Robert Stevens
– Blob -Fluido mortale (The Blob), regia di Irvin S. Yeaworth Jr.
– Ricercato: vivo o morto (Wanted: Dead or Alive), (1958 – 1961) Telefilm
1959-Sacro e profano (Never So Few), regia di John Sturges
– Gli occhi del testimone (The Great St. Louis Bank Robbery), regia di Charles Guggenheim e John Stix
1960– I magnifici sette (The Magnificent Seven), regia di John Sturges
1961-Per favore non toccate le palline (The Honeymoon Machine), regia di Richard Thorpe
1962-L’inferno è per gli eroi (Hell Is for Heroes), regia di Don Siegel
– Amante di guerra (The War Lover), regia di Philip Leacock
1963-Strano incontro (Love with the Proper Stranger), regia di Robert Mulligan
– La grande fuga (The Great Escape), regia di John Sturges
– Soldato sotto la pioggia (Soldier in the Rain), regia di Ralph Nelson
1965– L’ultimo tentativo (Baby the Rain Must Fall), regia di Robert Mulligan
– Cincinnati Kid (The Cincinnati Kid), regia di Norman Jewison
1966 -Nevada Smith (Nevada Smith), regia di Henry Hathaway
– Quelli della San Pablo (The Sand Pebbles), regia di Robert Wise
1968 – Il caso Thomas Crown (The Thomas Crown Affair), regia di Norman Jewison
– Bullitt (Bullitt), regia di Peter Yates
1969 – Boon il saccheggiatore (The Reivers), regia di Mark Rydell
1971– Le 24 Ore di Le Mans (Le Mans), regia di Lee H. Katzin
1972– L’ultimo buscadero (Junior Bonner), regia di Sam Peckinpah
– Getaway. (The Getaway), regia di Sam Peckinpah
1973– Papillon (Papillon), regia di Franklin J. Schaffner
1974– L’inferno di cristallo (The Towering Inferno), regia di John Guillermin
1976– Dixie Dynamite (Dixie Dynamite), regia di Lee Frost
1978– Un nemico del popolo (An Enemy of the People), regia di George Schaefer
1980– Tom Horn (Tom Horn), regia di William Wiard
1980– Il cacciatore di taglie (The Hunter), regia di Buzz Kulik
La Baja California (Bassa California) è una penisola messicana situata a nord-ovest del continente americano. Confinante con la California statunitense e l’Arizona è bagnata ad ovest dall’Oceano Pacifico, a est dal mare di Cortés e confina a est con lo stato di Sonora.
Incredibilmente affascinante da attraversarsi da nord a sud, offre tratti desertici, siti archeologici, monumenti coloniali, e insenature di straordinaria bellezza.
Tutto questo condito con villaggi e atmosfere tipiche della cultura messicana. Molto interessante anche dal punto di vista naturalistico, lungo le sue coste è possibile visitare numerose colonie di foche e leoni marini, volatili migratori e stanziali.
Le acque della Baja California sono tra i luoghi al mondo più popolate di cetacei ed è possibile, tramite appositi tour operator locali, venirne a strettissimo contatto.
Per arrivarci, considerando la vicinanza con gli aeroporti californiani, si potrebbe pensare di noleggiare un mezzo a Los Angeles. Ma le rigide procedure di immigrazione tra USA e Mexico e questioni assicurative,fanno si che sia difficile trovare un noleggiatore americano disposto a favorire l’ingresso in Baja California dagli USA.
Conviene quindi prenotare un volo con scalo su Los Angeles e poi con le compagnie locali arrivare su uno degli aeroporti della penisola, dove rivolgersi ad un noleggiatore.