di Flavio Carato
E invece no, anche se le luci della metropoli Milanese combattono con le prime luci del giorno che inizia la notte ormai è andata e la Befana non ha le scarpe rotte, ma bensì stivali stivali da moto, giacche colorate e caschi sgargianti.
Non una Befana, ma una moltitudine a cavallo di scope a due ruote che pacificamente invadono le strade di Milano.
Eccola la 47 edizione della Moto Befana organizzata dal Moto Club Ticinese.
Un tradizionale evento, simile a molti in tutta la nostra bella penisola, che vuole portare un sorriso e un po’ di gioia almeno per un giorno a chi è stato meno fortunato di noi.
P.zza Castello invasa da folcloristici e goliardici motociclisti camuffati da Befane improbabili su moto trasformate in gerle cariche di dolci e doni.
Una moltitudine chiamata dalla tradizione e dalla voglia di aprire la stagione motociclistica con un sano gesto di solidarietà.
La Moto Befana è principalmente questo, la voglia di ritrovarsi con un valido motivo, il desiderio di esserci e fare del bene.
Forse non per tutti, non mancano quelli a cui non gliene frega niente, quelli che semplicemente si aggregano per avere la scusa di un giro in moto e ancora quelli che approfittano del “tutto è concesso” per esibirsi in fastidiosi burn-out ed esibizioni pericolose per se e per gli altri, ma fortunatamente negli anni personaggi tali sono stati sempre più isolati fino a diventare un minoranza in un giorno di festa.
Le strade per un giorno dimenticano le restrizioni antiinquinamento e anche i cittadini, di solito ostili verso le due ruote, applaudono al passaggio di questo serpentone colorato; almeno per un giorno non siamo brutti, sporchi e cattivi.
Le tappe sono le solite, prima al Piccolo cottolengo Don Orione e successivamente alla Sacra Famiglia di Cesano Boscone.
Facce sorridenti ci accolgono, ci aspettano, anche per loro è un evento tradizionale, ci confondiamo tra loro portando piccoli doni e grandi sorrisi.
Per qualche momento la loro esistenza ha avuto una gioia in più, glielo si legge negli sguardi.
Occhi che ci accompagnano anche tornando a casa con la convinzione che la moto è capace anche di donare gioia e solidarietà, magari con l’impegno che non sia solo per un giorno.