In diretta da EICMA 2019 ecco le novità che più ci hanno colpito, al di là delle schede tecniche. Piccolo riassunto per chi c’è già stato e per chi ci andrà.
Cagiva Elefant 4.0 (più o meno)
Diciamolo subito: la novità più bella di EICMA 2019 è un manichino. No, non una delle bellissime e sorridenti (al limite della paresi facciale) ragazze che troneggiano nei vari stand, mi riferisco al prototipo della Ducati Desert X presentata in grafica durante la World Premier di Rimini e qui proposta in 3D per saggiare la reazione del pubblico.
Tassellata come si deve a una moto che vuole essere una specie di Cagiva Elefant 4.0 di dakariana memoria, con doppi serbatoi anteriori e posteriori i quali si spera siano dotati di un’unica chiave di apertura, con i fregi che ricordano molto da vicino la colorazione Lucky Explorer (e io già me la immagino col grande logo rotondo), ha suscitato interesse, ammirazione, e anche qualche critica: “pare incidentata” (manco rispondo…), “ma ha solo 85 cv!”, e qui invece rispondo che è un grandissimo pregio del collaudato motore di 1100 cc già presente sulle varie versioni Scrambler. Finalmente una potenza umana, sfruttabile, senza andare a cercare i numeri a effetto, che tanto poi, come si suol dire, i cavalli sono inutili se alla guida c’è un asino. Parlo a titolo personale naturalmente.
Dr-Big 4.0 (più o meno)
Un’altra vecchia gloria rivisitata in chiave moderna è stata proposta anche allo stand Suzuki, dove è stata presentata in pompa magna, con tanto di presenza dei piloti della MotoGP Rins e Mir, la V-Strom 1050. Una delle moto più equilibrate del panorama delle tourer simil endurone, adasso il nuovo modello esposto a Eicma 2019 vanta un centinaio abbondante di cavalli gestiti da un’elettronica evoluta, e ha il non facile compito di strizzare l’occhio a quella grandissima icona del passato che fu la Dr-Big. Solo che in Suzuki hanno commesso un piccolo errore: nello stand c’erano anche le originali. Non solo, ma erano in versione Camel giallo-blu Beppe Gualini e Marlboro bianco-rossa Gaston Rahier. E insomma parliamoci chiaro, a Hamamatsu fanno moto eccezionali, ma non è che siano proprio dei riferimenti estetici. Era un po’ come avere di fronte i Rolling Stones da una parte e una cover band dall’altra, ecco.
Honda Superbike
Visto che in MotoGP a vincere è più Marquez di lei, la Honda ha deciso che vuole anche il mondiale Superbike, e per farlo ha messo in campo la nuova Fireblade. Splendid… belliss… bella via, e nemmeno poco. Però boh, che volete che vi dica, sarà per la veste grafica, sarà che le normative antinquinamento costringono a terminali di scarico simili a tubi da stufa, sarà che sono un vecchio brontolone malato di nostalgia, ma la RC 30 o la VTR erano di un altro pianeta. Certo che di cavalleria per primeggiare ce n’è in abbondanza, l’elettronica e le ormai immancabili alette la terranno adeguatamente a bada per strada, e le finiture certosine sono di quelle che attirano gli sguardi anche in angoli nascosti. Vedremo se sarà anche vincente, in gara e fuori.
A come Aprilia, MM come Moto Morini
Un’altra moto bella bella vista a Eicma 2019 è l’Aprilia RS 660, sportiva di media cilindrata il cui motore sarà montato anche sulla dual on-off che era esposta sotto vetro in mezzo a due o tre piantine ornamentali. Solo che il giardiniere deve aver esagerato col concime e le piantine si sono trasformate in giungla amazzonica. Vabbè, se volevano suscitare curiosità ci sono riusciti, tanto più che quello delle moto tuttofare con una certa vocazione per gli sterrati è un settore che sta tirando parecchio.
Chiedere per esempio a Husqvarna che ha mostrato la bellissima Norden 901, o la Morini che pur non provocando crisi isteriche tipo ragazzine ai concerti dei Beatles, ha favorevolmente stupito con la sua X-Cape affiancata dalla 6 ½ (e ci risiamo con gli sguardi al passato, anche nel nome).
Bene Benelli
Finalmente liberi dalla sindrome del culturista (moto grandi e grosse ma poco dotate sotto, dev’essere una specie di marchio di fabbrica cinese) in casa Benelli hanno tirato fuori il motore da 800 cc. Per ora è montato sulle nuove Leoncino, ma molti lo aspettano a gloria sulla TRK.
A proposito di cilindrate
La Triumph Rocket III si rifà il trucco ma continua a mostrare i muscoli. E mentre tutti ragionavano di coppia, freni, peso, guidabilità, a me veniva in mente che se quei tre pistoni lì li rovesci e li riempi di birra (inglese of course) non sfigureresti nemmeno all’Oktoberfest.
L’uovo di Colombo
Girando per i padiglioni ci siamo imbattuti in tante proposte elettriche, e diversi esperimenti e concept si cominciano a vedere anche in stand blasonati. Ma in particolare mi ha colpito una, come si dice? start up, i cui ideatori devono aver letto i miei suggerimenti. In pratica alla Emula hanno pensato bene di sfruttare la tecnologia McFly della 2electron, per dotare una moto elettrica di tutto ciò che le manca. E cioè, udite udite (appunto), del sound, delle vibrazioni, e addirittura di cambio e frizione. Digitali.
Da un display sul cruscotto è possibile impostare il tipo di moto che si intende guidare, una 250 a due tempi come una 600 quattro cilindri, o se preferite un bicilindrico o quel che volete, e il sistema è in grado di restituire a una moto elettrica tutto il potenziale emotivo di un vecchio, caro, rumoroso, inquinante, classico motore endotermico.
Ci sarà da lavorarci ancora un po’ su, ma vuoi vedere che questi hanno trovato l’uovo di Colombo?
E per finire…
Ok, e se siete arrivati fino a questo punto eccavvoi anche una galleria a uso e consumo di quel 94% che va ai saloni per vedere tutto meno che le moto.