di Kiddo
Sarà che di questi tempi quando si partecipa ad un raduno motociclistico l’età media dei partecipanti è spesso alta in maniera preoccupante, affollata di signori incanutiti dove un quarantenne come me è spesso un’eccezione, ma partecipare al raduno organizzato dal Club Mec è stato davvero una bella boccata di aria fresca. Nato una decina di anni fa dalla passione di un gruppo di studenti della facoltà di ingegneria di Firenze e su consiglio del professor Giovanni Ferrara, docente del corso di Motori a Combustione Interna, il club Mec ha permesso fra le altre attività di creare un laboratorio dove gli studenti possono smontare e capire le differenze delle tipologie dei vari motori, oltre che studiare semplicemente la teoria sui libri.
Parte integrante del “capire la moto”, essenziale per chi un domani con ogni probabilità dovrà progettarne, è guidarla; provarla e vederne diverse in azione. Confrontare lo stile di guida rapportandolo agli altri e comunicare esperienza. Crescere motociclisticamente.
E quale miglior modo se non organizzando un raduno?
Il ritrovo del Club Mec è servito da raccolta fondi per la Fondazione Francesco Bracci, un’associazione benefica nata in memoria di un amico ed ex studente di ingegneria fondatore fra gli altri del Club Mec: il Potter. Francesco ci ha lasciati quattro anni fa a causa di un incidente stradale, ma il ricordo di quella persona speciale viene tenuto vivo dai suoi compagni dell’università; dai Sommeliers d’Asfalto, gli amici di moto; da tutti quelli che lo hanno conosciuto.
Passare una mezza giornata con questi ragazzi, la loro passione, il loro entusiasmo, la voglia di capire, le mille domande, la voglia di conoscere, partecipare è una bellissima occasione di confronto con sé stessi, perché nelle loro osservazioni e nella risposta che si da alle loro domande si capisce il nostro vivere la moto.
Ragazzi però, lo so che sono vecchio, ma smettetela di chiamarmi professore.