Ho attraversato e viaggiato in Senegal 5 volte, e sono appena tornato da una nuova, pessima esperienza
Testo e foto di Marco Ronzoni
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Dakar, leggendaria meta motociclistica nata dalla fama regalatale dalla celebre gara che, come alternativa esotica a Capo Nord, rappresenta uno dei miti da conquistare sulle due ruote. Sui vari siti di viaggi o di avventura si trovano tante informazioni su cosa vi aspetta se mai decidiate di entrare con un vostro mezzo in Senegal. Chi c’è stato ha voluto condividere in rete la propria esperienza per far sì che chi volesse ripeterla possa esserne preparato. Beh, posso dirvi che non sarete mai abbastanza preparati, qualunque scelta farete e qualunque racconto leggiate. Ho attraversato e viaggiato in Senegal cinque volte (in taxi, in moto, con un’ambulanza, in 4×4 ed ancora in moto), e sono appena sopravvissuto ad una pessima esperienza che mi ha portato a scrivere queste righe, nella speranza di convincere chi mai volesse fare la stessa cosa a non farla. Ma se proprio insistete…
Ci sono due modi per arrivare dall’Europa in Senegal con un veicolo: via terra, dal confine nord con la Mauritania dopo aver guidato attraverso Marocco e Sahara Occidentale, o via mare, spedendolo dentro un container al porto di Dakar, dopo circa 15/20 giorni di navigazione. Ma andiamo per ordine. Innanzitutto Senegal e Mauritania richiedono visti di ingresso che hanno già costi impegnativi. Per il Senegal, dallo scorso luglio una laboriosa procedura in internet vi procurerà un pre-visto (ad un costo di euro 52,50 da pagare con carta di credito durante la compilazione del modulo e fornendo files delle copie di biglietto aereo, prenotazione alberghiera o invito di privati e passaporto), ottenuto il quale dovete recarvi presso l’Ambasciata di Roma, il Consolato di Milano o l’aeroporto di Dakar (sconsigliatissimo!) per ottenere il visto trimestrale “biometrico” con foto segnaletica e impronte digitali (roba da pazzi!). Per la Mauritania dovrete invece inviare il passaporto all’Ambasciata di Roma che, in una decina di giorni e con un costo (attuale) di circa 125,00 euro, vi rilascerà un visto per due mesi. Passaporti pronti, potete iniziare l’avventura.
Le frontiere mauritane praticabili su strada, intendo quelle più facilmente raggiungibili e percorribili con quasi ogni genere di veicolo, sono due: Rosso e Diama. In ogni caso sarete di certo sulla strada asfaltata in qualche maniera e piena di sabbia che arriva da Nouakchott, la capitale. La via più diretta porta alla dogana di Rosso, un vero incubo di sporcizia, complicazioni e perdite di tempo. Se avete avuto la malaugurata idea di tentare da lì, incominciate ad aprire il portafoglio e a salutare centinaia di euro che passeranno nelle tasche di faccendieri protetti e collusi con le forze dell’ordine, che a prezzi sconsiderati si occuperanno di “snellire” le vostre pratiche per tasse, timbri, permessi ed assicurazioni per i mezzi. E’ una forca caudina obbligatoria in quanto è impossibile occuparsene da soli. Risolta questa fase, vi attende poi il ferry che attraversa il fiume che forma la linea di confine tra i due Paesi, anch’esso da pagare e da attendere pazientemente in coda (tornando poche settimane fa l’ho aspettato per cinque ore…).
Ora potete finalmente entrare in Senegal, o almeno così credete. Niente di più sbagliato. Il faccendiere, che vi ha seguito come un segugio sull’altra sponda del fiume, ricomincia con tasse, timbri e permessi; l’unica differenza è che prima avete pagato in Ouguyia mauritani ed ora state pagando in Franchi CFA senegalesi, cosa che renderà ancora meno quantificabile il vostro conto. Sappiate anche che il vostro nuovo amico vi cambierà gli euro nelle varie monete locali dal 10 al 20% in meno rispetto al cambio ufficiale. Prendere o lasciare… Per circolare o attraversare il Senegal col vostro veicolo, vi serviranno un’assicurazione di circolazione ed un permesso di importazione temporanea. Il “Carnet de passage” (credo tutti sappiano cos’è) qui non serve, anzi è meglio se non l’avete. Nessuno ve lo chiederà e rischiereste di darlo in mano a gente che non sa nemmeno cos’è e che vi potrebbe mettere nei casini una volta rientrati in Patria con vidimazioni sbagliate o saltate. In più, oltre ai costi non indifferenti per ottenerlo in Italia, l’esibizione di tale documento non vi metterà nemmeno al sicuro dal pagamento di somme varie richieste a qualunque titolo per accedere al Paese. Sappiate che il coltello dalla parte del manico ce l’hanno loro… Vi verrà quindi rilasciato un “Passavant de circulation” da custodire gelosamente ed esibire ad ogni successivo controllo, che di norma vale 48 ore ma è estendibile a 72, cosa che fa ovviamente lievitare il suo prezzo. Il costo dipende da età e tipo di veicolo ma anche dal tragitto da compiere in Senegal. In ogni caso è sicuramente corposo, nell’ordine di qualche centinaia di euro che vi saranno sparati a caso o mostrati su una specie di “listino prezzi” ufficiale/ufficioso. Non fate affidamento sulla vostra simpatia, sulle vostre doti di attore tragico o sulla presunzione di saperci fare nelle trattative. Tempo sprecato, tanto siete solo dei ricchi europei da spolpare vivi. Se vi andrà bene e se la vostra “generosità” durante le piacevoli ore trascorse in compagnia dell’infame faccendiere sarà stata sufficiente a ripagarlo delle “fatiche”, vi verrà risparmiata l’estorsione finale con esplicite minacce da parte sua e dei suoi fedeli compari che si saranno aggirati come avvoltoi intorno a voi. E non pensate di cavarvela con gadgets luccicanti, berretti sponsorizzati o t-shirt colorate; servono fruscianti banconote, meglio se euro. Bene, con tutto timbrato, documenti in mano e portafoglio alleggerito, ora siete davvero in Senegal. Benvenuti nel mito…
L’altra dogana di terra da nord è quella di Diama, raggiungibile fino ad un paio d’anni fa lungo una pista tanto affascinante quanto polverosa di un centinaio di chilometri che parte verso sud-ovest poco prima di Rosso e si inoltra verso il Parco Nazionale di Djoudi. Disseminata di trappole di sabbia, fes-fes e toule-ondulé, era percorribile solo nella stagione secca dato che con le piogge non si poteva fare nemmeno con un Unimog preparato per la Dakar. Difficoltà di guida a parte, la frontiera era decisamente più “serena” ed anche più rapida da attraversare. Nel 2010 e nel 2012 i costi sono stati meno impegnativi e ho potuto cavarmela da solo senza dover ingrassare un faccendiere. Il fiume/confine si attraversa su un ponte con un modesto pedaggio cui vanno aggiunti i 10 euro a persona per uscire dal Parco Nazionale. Ora i lavori di asfaltatura della pista stanno per essere ultimati, cosa che faciliterà di certo il raggiungimento della dogana, ma temo che la renderà molto simile a quella di Rosso.
Se invece avete avuto l’idea di spedire il vostro mezzo via mare dentro ad un container, vi troverete ad affrontare ben altri problemi che inizieranno già in Italia. I costi di imbarco e spedizione sono piuttosto alti ed ovviamente incideranno a seconda di quanti mezzi riuscirete a farci stare nel container. In media siamo nell’ordine dei tremila euro solo per il contenitore. Dovrete affidarvi ad un ufficio per le pratiche e ad uno spedizioniere. Attenzione però alle informazioni che vi saranno date. In primo luogo, non avrete alcuna notizia certa nemmeno dal Consolato di Milano e quelle riferite dall’ufficio per le pratiche e dallo spedizioniere saranno quantomeno superficiali o addirittura infondate. Entrambi hanno solo interesse economico nel fare la propria parte per portarvi i mezzi laggiù, il resto sono fatti vostri, soprattutto come entrare nel Paese. E quando sarete già a Dakar, trottolando da giorni tra costose scartoffie sparse per tutta la città scoprendo di essere nei guai fino al collo, vi incazzerete ancor di più perché i due simpatici uffici negheranno tutto (danno e beffa) e non si cureranno minimamente di darvi una mano. E non aspettatevi che la sede locale dello spedizioniere vi agevoli in qualche modo, anzi troverete personale disinformato, fannullone ed incompetente, per non dire molto di peggio. Sappiate che per caricare i mezzi nel container in Italia, oltre a libretto di circolazione, CDP e documenti dei proprietari/conducenti, serve una distinta accurata di cosa entra nel container insieme ai veicoli ed il peso di ogni cosa, compresi i mezzi. Fatela anche se l’ufficio italiano che si occupa delle pratiche vi prospetterà la cosa come una semplice e sommaria formalità da scrivere sulla carta del prosciutto. Non è vero, è molto importante. E non fidatevi nemmeno dei tempi di arrivo del container previsti dallo spedizioniere perché se poi la nave tarderà di tre settimane e voi sarete già a Dakar ad aspettare appiedati da giorni e giorni, vi diranno che “è normale un lieve ritardo”… Quindi, come consiglio, prevedete tempi di invio molto precedenti la vostra partenza in aereo (almeno 90 giorni); meglio pagare il deposito del container nel porto di Dakar o sprecare metà dei vostri giorni di viaggio ad aspettarlo?
Ok, ora sia voi sia la nave siete sul posto. Non vi resta che aprire il container, scaricare i mezzi ed uscire dal porto. Cosa serve? Tanti soldi (perderete il conto), tanta pazienza (vi verrà voglia di strozzare qualcuno), decine di carte e qualche Santo in Paradiso. Le formalità per il recupero di tutta la documentazione necessaria vi prenderanno almeno quattro giorni. E’ indispensabile l’appoggio di un “transiteur”, il solito faccendiere (stavolta regolare) organizzato e leggermente mafioso che vi condurrà nel patetico, cervellotico e corrotto labirinto della burocrazia portuale senegalese. Non riuscirete a credere a quanti documenti serviranno… Il “Carnet de Passage” in questo caso è vivamente consigliato soprattutto se sarete in moto. I mezzi a 4 o più ruote, sempre che non siano “veicoli speciali” o che trasportino medicinali (ma qui si apre un altro capitolo), potrebbero farne a meno perché, con la filosofia senegalese della tracciabilità del transito dei veicoli al fine di evitare vendite illegali nel proprio territorio, possono essere dotate di “escort” che non è una bella mora di trent’anni disponibile e disinibita…
La “scorta” può essere rappresentata da un ufficiale della dogana che accompagni il veicolo salendovi a bordo o da un dispositivo GPS magnetico che permetta di seguirne il tragitto fino alla dogana dichiarata d’uscita dove verrà restituito. Oppure basta pagare una buona somma e niente doganiere e niente GPS… Quest’ultima opzione non sarà frutto di un vostro bel tentativo di corruzione (state molto attenti a non fare mai sciocchezze di questo genere!) ma sarà una cifra richiesta da qualche ufficiale o responsabile doganale a fronte di “permessi straordinari”. Per le moto è diverso per semplici problemi logistici: non c’è doganiere che salirà in sella con voi e il grosso GPS magnetico non può essere installato. Così, se non avete il Carnet de Passage che la identifica come veicolo, la vostra moto sarà considerata “merce” ed in quanto tale potrà circolare in Senegal solo a bordo di un mezzo locale, quindi non vi resterà altro da fare che filare in frontiera e lasciare il Paese. Si, ma come? Non preoccupatevi almeno di questo.
Proprio fuori dal porto troverete “casualmente” chi gentilmente si offrirà, con un piccolo contributo, di caricare le vostre moto su un furgone e di portarvele per esempio fino alla frontiera mauritana: ve la caverete con solo un migliaio di euro o poco più… Non ci credete? Beh, nemmeno io quando me li hanno chiesti… Quindi il “Carnet” qui serve eccome. Si, lo so, vi domanderete perché non ce l’avevo… Semplice. Era la prima esperienza via mare dopo diverse via terra dove, come vi ho detto, non era mai stato richiesto. I dubbi pre partenza erano stati sciolti dal simpatico ufficio pratiche di Genova (Schenone & Costigliolo) e dal Console di Milano che avevano assicurato che non serviva (vatti a fidare) e lo spedizioniere (Messina Line) ne aveva parlato a container chiuso ed ormai in partenza, con tempi troppo ristretti per correre all’ACI e farselo rilasciare, prospettando serenamente che senza Carnet ci sarebbe stata qualche difficoltà in più… A tutti e tre vanno i miei più sentiti ringraziamenti. E non solo…
Ah, dimenticavo. Come ho risolto il problema della mancanza del Carnet? Con un Santo in Paradiso…
Ecco fatto. Ora sapete.
Sempre decisi ad andare a Dakar? ☺
Ciao! Purtroppo sono deciso e anzi devo (lavoro). Interessante il tuo articolo… Di certo avremo modo di sentirci…
Ciao Francesco e scusa il pesante ritardo della risposta ma, per una mia refrattarietà ai social (non utilizzo fb), non sono molto raggiungibile…
Spero tu abbia risolto ma in caso contrario puoi scrivermi su mronz@libero.it
Scusa ancora.
Marco
….Marco tra l’altro hai da tanto tempo la mia richiesta di amicizia “pendente”
Ho un vecchissimo camper, storico, 42 anni, quindi bolli ed assicurazioni non mi servono più se lo lascio fermo. E’ un Saviem Sg2 – passo corto – 3500 diesel aspirato, 550.000 km percorsi. Ho girato il mondo.
Adesso anch’io sono vecchio e desidero cederlo a qualcuno che voglia usarlo. Nessuna idea di demolirlo in Italia!
pensavo di poterlo lasciare in Mauritania o Senegal o in qualche altro Stato, eventualmente anche a Enti, approfittando così di un ultimo viaggio.
Che consigli mi potete dare? qualche idea? in qualsiasi posto del mondo!
Ovviamente senza carnet e con la possibilità di rientrare in italia senza più il mezzo!
Giriamo la domanda all’autore dell’articolo.
Ciao e complimenti per la strada fatta col tuo vecchio amico.
Da quanto ne so (e ne ho avute diverse conferme personali) in Senegal e Mauritania non è possibile “lasciare” il mezzo con cui entri. Senza Carnet de passage (averlo renderebbe tutto ancora più difficoltoso), il veicolo viene annotato a penna sul tuo passaporto di fianco al timbro di ingresso nei due Paesi e al momento di uscirne la Dogana riannota il medesimo veicolo sempre a fianco del timbro di uscita. Credo sia un vero e proprio guaio non giustificare ufficialmente l’uscita senza il veicolo con cui sei entrato (potresti essere accusato di contrabbando); dovresti almeno poter esibire ad esempio denuncia di furto depositata ad uno dei vari Comandi di Polizia o la distruzione del mezzo causa incidente. Spero di averti dato informazioni utili che, tengo a precisare, si basano su mie personali esperienze che non necessariamente corrispondono a verità assoluta.
Buona strada. Marco