Me ne avevano parlato alcuni amici: attento che tra i quaranta e i cinquanta il rischio di prendere una sbandata per una ventenne è molto alto.
Anche io ho preso una sbandata per una giovincella. Certe cose non si pianificano, succedono senza poterle controllare. Si perde il lume della ragione, e si rischia di far dei danni.
Ero in viaggio di lavoro in Molise, la radio trasmetteva una delle più belle canzoni di Vasco Rossi “Vivere È passato tanto tempo. Vivere. È un ricordo senza tempo. Vivere. È un po’ come perder tempo. Vivere e sorridere”. Poi ad un tratto ho visto lei, sola vocino a un negozio, come aspettasse qualcuno. Non ci ho pensato molto, ho cacciato una bella frenata, inversione, e mi sono avvicinato.
Lei era lì, silenziosa, con quell’aria semplice, per nulla truccata e con l’aria da bambina. Ecco in quel momento mi sono passati molti pensieri in testa, mi avvicino e magari in modo gentile rompo il ghiaccio? Oppure mi faccio bastare la sola visione, risalgo in macchina e sparisco per sempre? Erano tanti i pensieri che mi passavano in quel momento, sapevo dentro di me che mi sarebbe bastato veramente poco per cascare nella sua rete. Aveva tutto quello che un uomo della mia età cerca, alta, slanciata, tonica e acqua e sapone. Insomma un vero casino. Se lei avesse accettato alle mie avance, come avrei potuto mai dire a mia moglie: “Ciao Nadia, vedi non ho saputo resistere, era li e mi ha fatto gli occhi dolci”.
Insomma ero ad un bivio. La toccai, si me ne pento, ma l’ho fatto. Aveva i fianchi stretti, un vestito semplice, colori quasi naturali, eppure in quel momento facevo fatica a togliergli gli occhi di dosso. Non aveva un particolare che stonava: insomma mi ero invaghito. Persi il lume della ragione, ed è bastato poco per farla diventare mia. In fondo in quella regione, bella ma con un tasso demografico molto basso, io ero per lei il forestiero che la faceva evadere, le dava una nuova opportunità di vita.
Mi feci raccontare tutto di lei, era stata insieme ad uno molto più grande di lei, a confronto ero praticamente un giovincello, l’aveva sempre trattata con profondo rispetto, giusto qualche passeggiatina insieme, e poco più. Non l’aveva mai portata a ballare nel suo ambiente preferito, e probabilmente si erano fermati ad un rapporto di amicizia e nulla di più. Insomma la feci mia, e dopo tre settimane la portai a casa, all’insaputa di mia moglie.
Decisi che non potevo più scappare, dovevo affrontare il problema, con il rischio di trovarmi fuori casa. Un pomeriggio arrivai a casa con lei, citofonai e chiesi a Nadia di scendere. Scese e trovandosela davanti, la guardò, ci girò in torno. Qualche timida domanda, da dove viene fuori, quanti anni ha, le solite domande.
La sua reazione fu, tutto sommato, molto controllata, mi stupì. In fondo non era la prima volta che accadeva, ma si sa a certe situazioni non si fa mai il callo.
Poi tutto è cambiato, per qualche motivo il rapporto tra le mie due donne cambiò. E’ bastata un’uscita insieme ed è iniziato il sodalizio, un rapporto molto intimo. Capite bene, si sono alleate e mi hanno spiazzato. Mia moglie, quarantatré anni, invaghita anche lei di una ventitreenne. Ed io? Mi hanno messo da parte, senza grosse chance di riprendere in mando la situazione.
L’Honda Dominator ha creato scompiglio in famiglia.
Ho comprato una moto che mi ha conquistato, nuova e perfetta, con neanche un filo di ruggine. Immatricolata nel 1996, con soli 20.000 km, probabilmente il precedente proprietario non le aveva mai fatto vedere un filo di strada polverosa, e il motore era ancora legato. Acquistata perché è bella, e con lo scopo di utilizzarla in qualche uscita in off con gli amici. Dopo dieci mesi che la posseggo, il contachilometri ora segna 28.500 km, e forse solo i 500 sono ad opera mia.
Con lei la mia dolce metà ci ha fatto: Romagna Twin, Rally Dell’Umbria, Il buono il brutto il biker, e anche qualche uscita con me in fuoristrada.
Una cosa l’ho capita, le ventenni non piacciono solo a me.
la foto di copertina per gentile concessione di Moe & Ryan – Cicle Garden California