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Safari in moto: il motoraduno nell’epoca dei social network

testo e foto Carlo Nannini (Kiddo)

Mi ero ripromesso che non avrei più organizzato nulla, fra eventi, raduni, corsi, girate o qualsiasi altra manifestazione motociclistica. D’altronde, scrivere per un giornale, e cercare di farlo nel miglior modo possibile prende già abbastanza tempo, e mettersi a organizzare eventi ne prende anche di più, spesso col solo compenso di un “grazie mille” e una pacca sulle spalle da parte dei partecipanti. Altre volte ti infamano pesantemente, perché li hai portati su strade troppo impegnative, per le quali non hanno moto adatte, o hai fatto un giro troppo lungo, non hai fatto la sosta caffè. Anche perché sono sempre stato un convinto sostenitore del fatto che, soprattutto in moto, bisognerebbe cercare la strada per migliorarsi, esplorare, conoscere, superare i propri limiti e, in generale “accettare la scommessa”. Cosa che mi ha quasi sempre messo in casini di vario genere e spesso fatto incazzare chi mi è passato vicino.

Safari in moto: il motoraduno nell’epoca di social network. Partenza Piazzale Michelangelo.

L’unica eccezione che mi lascio sempre sedurre a operare è in occasione della Classica dei “Sommeliers d’Asfalto”, il gruppo di amici dei quali ho già raccontato in occasione del nostro “Coast to Coast” ( http://www.moto-ontheroad.it/blog/in-viaggio-con-papa-3/ ), e che lasciano a me, il Grande Vecchio, l’onore e la palla di organizzare.
Dopo quattro edizioni di CtC, ho deciso quindi che era il momento di rinnovare la Classica, e dopo un anno di buco, purtroppo proprio quello in cui si celebrava il decimo anniversario del gruppo, ho escogitato una nuova formula, anche alla luce della nuovissima formazione un po’ estemporanea che mi sono dovuto formare in merito a gare di granfondo, rallye e endurance per il nostro articolo sugli eventi del mese di giugno ( http://www.moto-ontheroad.it/blog/endurance-gran-fondo-rally-limportante-e-divertirsi/ ).
In un mondo in cui passiamo sempre più tempo come dei bischeri a guardare lo schermo di un telefonino, che effettivamente non ha proprio tutte le risposte, ma ci si avvicina molto e per questo ha contribuito anche a bypassare un’infinità di attività commerciali superate dalle infinite possibilità che le applicazioni di uno smartphone consentono, anche l’organizzazione di un evento mi sembrava giusto dovesse passare da social networks e applicazioni varie. Così, davanti al secondo boccale di birra ormai agli sgoccioli durante uno dei nostri ritrovi invernali mentre discutevamo di una nuova veste da dare al nostro ritrovo, faccio a Dagasse: “e se facessimo un tour della Toscana?!”
Effettivamente i membri del nostro gruppo provengono da tutta la regione, e mi sembrava una figata racchiudere in un giro tutte le province del Granducato: Firenze, Arezzo, Grosseto, Lucca, Livorno, Massa, Pisa, Pistoia, Prato, Siena; anche per consentire a ognuno di dare il proprio contributo alla pianificazione dell’itinerario, che comunque nelle tappe più importanti si sarebbe dovuto mantenere più lontano possibile da strade a scorrimento veloce o, orrore, autostrade. Per aggiungere un po’ di sfida alla faccenda, e allargare maggiormente l’evento, ho fissato dei “checkpoint”, uno per ogni provincia, in prossimità dei quali ci si sarebbe dovuti fermare per farsi un selfie insieme alla moto da caricare sulla pagina Facebook dell’evento “Safari toscano in moto”, o con Istagram o con Twitter con l’ashtag #safarinmoto.
Ovviamente solo chi partecipava all’evento poteva caricare le foto, e solo chi riusciva a percorrere tutte le province dalle 9 di mattina del sabato alle 18 della domenica pomeriggio avrebbe concluso il Safari. In pratica, mi ero inventato un format inedito per una manifestazione motociclistica, una cosa non da poco, soprattutto pensando che non era affatto nelle mie intenzioni.
L’idea, nel caso di un giro in solitaria oppure in coppia, sarebbe stata assolutamente praticabile, poco più di una lunga e piacevole scampagnata obbligati, per esigenze di itinerario, a esplorare alcune bellissime strade poco battute, solitamente lontane dagli itinerari consueti.

Safari in moto…

Ma, spostandoci in un branco eterogeneo dove trovavano spazio i mezzi più disparati, dal Cagiva Elefant 750 guidato da un veterano come il mio amico Luke, alla stradale con semimanubri, al motard racing, e in un numero che ha raggiunto le 18 moto, la faccenda diventava molto più complicata e l’essere riusciti a chiudere il giro nel tempo prefissato, per i pochi che ci sono riusciti, una vera scommessa vinta.
Anche per riuscire a compattarci, ogni volta che qualcuno doveva separarsi per le esigenze più disparate, dalla foratura al motore bruciato alla colazione per aver dormito una mezz’ora di troppo, o anche soltanto perché qualcuno si univa a metà percorso, diventava fondamentale la funzione di condividere la posizione su Google Maps tramite Whatsup, in modo da potersi ritrovare velocemente.

Safari in moto: il motoraduno nell’epoca dei social network

La partenza era fissata al Piazzale Michelangelo a Firenze alle nove, assolutamente improrogabile, anche se la formula non prevedeva un punto di partenza obbligatorio, ma solo di caricare le foto dei checkpoint per cui ognuno avrebbe potuto fare il giro che voleva, anche se ovviamente tutta la torta serviva unicamente per poter passare un fine settimana fra amici.
Frequentare i social network permette di conoscere aspetti nascosti dell’animo umano. La rivoluzione in ambito comunicativo che hanno provocato ci porta spesso, quando incontriamo un amico di persona, a continuare un discorso che avevamo interrotto sul social come se avessimo discusso qualche minuto prima, ed in effetti è così. Capita di incontrare Mario e senza neanche dirgli buongiorno apostrofarlo con “hai visto in che posti siamo stati?…” sapendo dai suoi “like it” che ha seguito il tuo ultimo viaggio e lui risponderà senza neanche chiedersi un attimo a che cosa ci si riferisse “si, ma che gnocche ci sono in Finlandia?!…”

( http://www.moto-ontheroad.it/blog/gnocche-chewing-gum-e-divinita-vichinghe/ ).
Allo stesso modo, i nostri ritrovi, le cose che facciamo, dove andiamo e con chi siamo, diventano di dominio pubblico senza contare che un numero enorme di persone ne possono essere a conoscenza. Forse per questo, la mattina del raduno, veniamo raggiunti da amici che non avevano mai accennato alla loro partecipazione e che, senza scrivere niente, hanno seguito l’evolversi dell’organizzazione del raduno, ma che ovviamente siamo ben felici di abbracciare.

Con soli venti minuti di ritardo, dopo la foto al primo checkpoint (FI) e dopo aver avviato WeRide, Strava o Ride the Way, le applicazioni per tracciare il percorso fatto in modo da poterlo archiviare o condividere, partiamo verso il Chianti e il Valdarno, verso Monte san Savino (Ar) e il secondo traguardo. A Radda si uniscono altri due Sommeliers d’Asfalto, Winnie e Salvatore, mentre arrivati a Montevarchi Paolino di Livorno fora il posteriore del suo Ktm Duke, che dopo 86.000 chilometri, tredici anni di carriera e una alluvione ancora va come un orologio. Forse qualcuno dovrebbe avvertirlo che avrebbe dovuto rompersi almeno 40.000 chilometri fa.

Safari in moto: il motoraduno nell’epoca di social network. Monte San Savino

Per continuare il nostro giro abbandoniamo Paolo e Fonzi nelle capaci mani di un gommista, ma è sulla strada per Montepulciano che noto del fumo uscire da sotto la sella dell’Usky 450 di Daniele, che è costretto ad abbandonare per aver rotto il motore. Probabilmente del liquido di raffreddamento nell’olio.

Safari in moto: il motoraduno nell’epoca di social network. Montepulciano

Il terzo checkpoint del Safari in Moto

Così decimati arriviamo a Montepulciano (Si) dove fissiamo con una foto di gruppo il nostro terzo checkpoint e dove si aggregano altri due amici, per raggiungere Radicofani e la meritata pausa pranzo.
Ero assolutamente certo che non ce l’avremmo mai fatta a percorrere tutta la strada che mi ero prefissato, sicuro di aver esagerato ancora una volta nel pianificare il percorso. E invece nonostante gli intoppi, le rotture e l’itinerario non sempre definito siamo riusciti a fare la parte di strada che conoscevamo meno e che dava molti dubbi su traffico e percorribilità e che si sta rivelando in verità bellissima.
Dopo pranzo Paolo col Giesse e Greg danno forfait: altre due vittime sulla strada del nostro Safari; il primo lascia per stanchezza, ritmo un po’ troppo… “arzillo” e ore piccole la sera prima al lavoro per riuscire a venire al raduno. Greg lascia per un rumoraccio del suo Gasgas 450, tanto che qualche chilometro dopo, sulla strada di casa, lo lascerà a piedi. La telefonata a casa per farsi venire a riprendere è una delle esperienze più dolorose che un motociclista deve affrontare, argomento che mi riprometto di riprendere in un prossimo blog.
Per fortuna Paolino e Fonzi, risolta la foratura, ci hanno superato e raggiunto a Radicofani e ripartiamo girando intorno al Monte Amiata da Santa Fiora attraverso alcune delle più belle strade della Toscana e che torneremo a visitare durante il raduno di F800Gs Italia ( http://www.moto-ontheroad.it/turismo-2/motoraduni-turismo-2/raduni-bmw-gs/ ) fino al quarto checkpoint a Roccatederighi (Gr).

Safari in moto: il motoraduno nell’epoca di social network. Roccatederighi

La stanchezza comincia a farsi sentire, il ritmo un po’ cala e anche il figlio di Carcagas, Niccolò di undici anni, passeggero del babbo dietro al Ktm 690 smc, inizia a chiedere “quanto manca?”. Come era già successo a me due anni prima quando avevo condiviso l’esperienza del viaggio con mio figlio, rimaniamo sorpresi da quanta resistenza fisica, mentale e di buonumore possa dimostrare un ragazzo di quell’età se coinvolto in un’avventura così impegnativa.

 

Safari in moto…A Cecina, davanti l’albergo.

Tutte le volte che mi giro a guardarlo, ben piazzato sulla sella e col busto ben dritto e ne incrocio lo sguardo, Niccolò ha gli occhi che brillano dentro il casco, tante sono le cose, i paesaggi, i colori, le battute fra di noi che si stanno imprimendo nella sua memoria come marchiandola a fuoco e che conserverà come uno dei ricordi più belli ed emozionanti della vita.
Finalmente, dopo aver ampiamente attraversato la provincia pisana senza fare foto e dopo un’ultima deviazione per Montescudaio, dove spremiamo le ultime energie della giornata, arriviamo a Marina di Cecina, dove ci attende il meritato riposo e una favolosa cena.

Ripartire la domenica è decisamente faticoso, ma soprattutto volendo toccare la provincia di Massa, che abbiamo dovuto includere nel giro un po’ forzosamente, siamo costretti a fare un bel pezzo di autostrada, avendo dolorosamente constatato che percorrere l’Aurelia è anche peggio per via di traffico, rotonde e semafori. Arriviamo a Massa dopo essere usciti a Pisa nord e scattiamo la foto del nostro Safari a Marina di Vecchiano (Pi), a quanto dice il nostro Google Maps, anche se in realtà siamo in mezzo al niente, con solo un casello dell’ANAS a testimoniare il nostro passaggio.

La ricompensa per aver resistito al trasferimento autostradale è la meraviglia del Passo del Vestito, che affrontiamo dopo la foto nella piazza centrale di Massa (Ms) e dove ci accoglie il fantastico paesaggio della strada che si arrampica sulla montagna affacciandosi sul mare fra infiniti tornanti, gallerie e cave di marmo.

Safari in moto…Massa Carrara

Il resto del giro ci porta, fra qualche defezione (ad esempio il Tresca, oppure Winnie o LozioPino che ci abbandonano per tagliare verso casa) attraverso la Garfagnana fino a Borgo a Mozzano e al Ponte del Diavolo, dove scattiamo la foto per la provincia di Lucca,

Safari in moto: il motoraduno nell’epoca di social network. Ponte del Diavolo

e poi attraverso la Lima fino a San Marcello Pistoiese (Pt) dove immortaliamo il nostro penultimo checkpoint.

Safari in moto…San Marcello Pistoiese

Siamo rimasti in pochi a chiudere il Safari perché, fra chi ha rinunciato, chi si è unito lungo il percorso e chi ha fatto solo un pezzo rimangono solo sei moto fra le quali due in coppia fra quelli partiti dal piazzale Michelangelo a Firenze, e quando arriviamo all’ultimo checkpoint a Vernio (Po) la gioia è veramente tanta, anzi una bella soddisfazione davvero essersi presi il tempo, e aver cercato di raggiungere questo traguardo assolutamente virtuale dopo aver percorso i 750 chilometri necessari.

Safari in moto…Arrivati a Prato

Carichiamo le ultime foto sulle pagine dell’evento per suggellare la nostra vittoria, senza nessuno a festeggiare l’arrivo di questi “vincitori”, nessuna bandiera a scacchi, nessun premio, solo i complimenti e il riconoscimento di quelli che ci hanno seguito sui social, e un po’ si, saremo cretini, ma ci sentiamo degli eroi! Perché in fondo un traguardo è un fatto mentale, la vera sfida è quella con sé stessi, e non importa che ci sia qualcuno a festeggiarti all’arrivo, lo sai da te, che ce l’hai fatta!
Più che una girata fra amici questa edizione zero del safari si e’ rivelata una vera esperienza, merito anche delle bellissime strade della Toscana, , che potrebbe diventare veramente una nuova formula di evento motociclistico, modificabile con una partenza e un arrivo entro determinati orari, dei premi per chi conclude il giro, un modo per testimoniare che le foto sono state fatte entro gli orari prefissati (ad esempio qualcosa da esibire ad ogni checkpoint).

Nell’attesa che qualcuno più ferrato di me abbia voglia di organizzare una nuova edizione del Safari in moto, torno alla mia occupazione di imbratta pagine elettroniche e mi riprometto che, al prossimo giro, non mi porto dietro neanche il telefono!

 

 

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