Zavorrina a chi? Potrebbe dire la passeggera in moto! Riflessioni sulle nostre compagne di viaggio.
di Kiddo
Come ogni cultura che si rispetti, anche quella motociclistica ha le sue parole chiave, i suoi neologismi. Uno dei più brutti inventati e diffusi grazie ai forums su internet in tempi recenti è sicuramente la “zavorrina”, riferito al passeggero che di solito è di sesso femminile, e che è diventato di uso comune anche per i passeggeri che parlano di se stessi.
“Purtroppo devo fare da zavorrina”, dirà la passeggera in moto del maschio motociclista avvisando della presenza di una rompicoglioni nella compagnia di amici dediti alla smanettata quasi a sentirsi in colpa. Oppure ” purtroppo vengo zavorrato” come se il maschio motociclista solitamente dedito a fare da capobranco alla manica di temibili smanettoni terrore della Valnerina fosse costretto dalla avversa sorte a portarsi un’incudine legata con gli elastici sulla sella, soltanto per evitare ripercussioni quali una prolungata astinenza sessuale per ripicca della consorte.
La stessa parola “zavorrina” che in alcuni casi dovrebbe sembrare un epiteto addirittura vezzeggiativo, affettuoso, rimane in realtà una delle invenzioni linguistiche più ipocrite mai coniate. Una zavorra, per definizione, è una cosa che rallenta, impedisce di spiccare il volo, nel migliore dei casi pesa senza avere parte attiva al movimento della moto. Questo modo di intendere il passeggero è in realtà il segno distintivo di una profonda ignoranza del vivere la moto. Solo ad un pilota inesperto alla guida con passeggero può venire in mente di chiamarlo “zavorra”, e mi ha sempre stupito molto che, insieme agli innumerevoli corsi di guida per motociclisti, non ce ne siano anche per equipaggi. Si, perché proprio di “equipaggio” si dovrà correttamente parlare di una coppia che guida una moto.
La guida in due è profondamente diversa da quella in solitario, su questo siamo d’accordo, e chi è ai comandi dovrà resettare il cervello prima di partire e pensare “siamo in due”, perché anche la moto che conosce così bene cambierà profondamente e cambieranno le risposte della geometria della moto. Si dovrà spiegare al passeggero che non è, appunto , una zavorra ma che dovrà partecipare alla guida spostando il peso in sincronia col pilota, come dovrà tenersi in accelerazione e in frenata, avendo preventivamente modificato l’assetto ad esempio aumentando il precarico del mono e ricordando di frenare maggiormente col posteriore che con l’anteriore. Il passeggero a sua volta dovrà evitare la passività stando seduto a mò di sdraio sulla spiaggia di Follonica tenendo d’occhio la strada e muovendosi di conseguenza, perché ha un ruolo fondamentale alla guida di un veicolo che non permette di non essere sempre attivi. Un mondo di movimenti, di sincronia, di grazia, di partecipazione e leggerezza che tutto possono richiamare alla mente tranne il trasporto di una zavorra. Perché andare in moto in due è per molte coppie una scelta ben precisa, e non un ripiego. Perché in due si sta vicini, praticamente attaccati e SI GUIDA, IN DUE! Avere un buon feeeling con il passeggero è una cosa che si acquisisce con la pratica, col tempo, fino a diventare come fare l’amore: certo che può essere eccitante una prima volta con qualcuno che conosci appena, ma non ti darà mai la stessa gioia profonda e totale della compartecipazione che solo il tempo e la conoscenza reciproca possono dare.