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Dare un nome alla propria moto

di Carlo Nannini (Kiddo)

La parola, il nome, è ciò che distingue un oggetto prodotto in serie e quindi uguale a tanti altri dalla Nostra moto, da quella che ci appartiene e in qualche modo ci fa appartenere a lei.

Dare un nome alla propria moto è una cosa che molti motociclisti fanno: la rende più umana, le riconosce un carattere, in qualche modo una volontà e perché no, un’anima.

Spesso leggiamo in commenti sui social “la mia Brenda”, oppure “la nostra (se si usa principalmente in coppia) Laudomia”, perché non è più un modello con una sigla, un codice, un insieme di metallo e plastica ma un vero componente di un team, una compagna di viaggio e di vita.

Anche quando se ne sono possedute tante, solo alcune hanno avuto l’onore di venire battezzate con un nome, quasi sempre di donna, ovviamente, ma non solo.

Chiaramente non teniamo conto del Ténéré che chiameremo benevolmente Tenerona, mentre per me è sempre stata Lucrezia, Lucy per chi ha condiviso con noi i viaggi in Portogallo, Croazia, Spagna, Ungheria; oppure del GS che sarà nominato ovviamente Jessica. Se lo avete fatto, non siete stati originali. Per noi il GS 1100 era Rebecca o Becky e ci ha portato a spasso per il nord della Francia, Germania, Austria, Svizzera.

Ma anche in tempi più recenti la Multistrada bianca, una vera astronave, è diventata quasi subito il Millennium Falcon.

Ai tempi della scuola avevo chiamato un po’ pretenziosamente il mio Fantic Raider 50 Astarte, perché ero affascinato dalla storia del cane preposto alla difesa personale di Annibale disegnata da Andrea Pazienza, rimasta purtroppo incompiuta. Poi l’Aprilia Tuareg 125 avrebbe dovuto chiamarsi Bucefalo, in onore del cavallo di Alessandro Magno (lo so, non mi piaceva volare basso, se dovevo dare un nome alla moto mi cercavo dei bei personaggi), ma poi quelle merde dei miei compagni di classe presero a chiamarla Pasqualina, perché avevo preso moto e patente in quel periodo, e così rimase.

Alcuni amici hanno battezzato la loro moto “La Lurida”, poi siccome la figlia voleva chiamarla Gilda è diventata “la lurida Gilda”; altri Condution, credo perché ci fanno una buona conduzione… no davvero non lo so, eppure usciamo spesso insieme. Pitbull, Carogna, Zozza, Scorreggiona, Bastarda, Gangbang per quelli che amano dir loro le parolacce e montare le gran puttanone.

Oppure Veronica, Alba, Giada, Perla se a dare il nome è stata la fidanzata. Ho conosciuto un HP2 che si chiamava Olga e un GSXR full titanio che sopportava dignitosamente il nome Camilla. Non è che potesse farci molto. Forse dare una bella grippata a metà della San Donato ma sembrava troppo di buon cuore per farlo.

Insomma, se anche voi avete affibbiato un nome alla vostra moto, sappiate che non siete i primi, e di sicuro non sarete neanche gli ultimi. Magari, potete aspirare al primato dell’originalità.

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