Un amico, che ha la fortuna di lavorare nella redazione di un mensile di moto e di curarne la pagina Facebook, spesso mi definisce "Talebano" per il modo - forse un po' vecchia scuola - con cui sono solito approcciarmi alla motocicletta e per il mio modus vivendi: un po' conservatore e refrattario alle innovazioni.
Sono allergico all’elettronica, ho una vera idiosincrasia verso il navigatore satellitare, i cellulari spaziali e le diavolerie multifunzione. L’unico oggetto multiuso che tollero, è il coltellino svizzero forse perché è privo d’elettronica e perché da piccolo son cresciuto a pane e Mc Gyver: il telefilm di un tipo che con un simile utensile e un accendino usa e getta faceva di tutto: dal far partire un rugginoso catarpillar abbandonato da secoli in un fienile, a disinnescare un missile con testata nucleare. Tornando a noi il telefonino deve fare il telefonino, la macchina fotografica deve fare il suo lavoro e il pc il computer. In merito a queste diavolerie, mi ricordo di un tempo assai lontano, quando facevo il mestiere che amavo, guidando un TIR, i cellulari erano roba da manager e i navigatori erano impiegati solo in ambito militare. Per cui si arrivava a destinazione, si scaricava, poi bar, caffè e si chiamava in ditta da una cabina telefonica: “dove vado ora?”, con calma e senza stress.
Poi giunse il telefonino e ogni 5 minuti; “dove sei, quando arrivi? Ti stanno aspettando“.
Successivamente arrivò anche il controllo satellitare, non facevi in tempo a fermarti in una piazzola per una pisciatina che dall’ufficio ti chiamava l’impiegata: “Perché sei fermo?” e io le rispondevo “Benvenuta al telequiz, indovina che ho in mano? “e metteva giù.
Poi l’avvento del navigatore satellitare!
Prima si viaggiava con l’atlante stradale, giunti nella località, al primo bar ti fermavi, caffè e chiedevi le ultime dritte, magari a una barista simpatica e scollata il giusto. Il navigatore ha la sua utilità nei grossi centri metropolitani, a patto che gli alti palazzi non coprano i satelliti, se no scarsa ricezione satelliti…e si impianta.
Nel caso funzioni però, niente bella barista, ma una vocina elettronica pseudo-femminile, sensuale come un muratore bergamasco che dice a 200 metri svoltare a destra, e noi sempre più isolati dal prossimo, sempre più soli, sempre più schiavi dell’elettronica. Sarò un Talebano , sarò all’antica ma anche in moto, io vado ancora di atlante stradale.