di Kiddo
Il mototurista, è ovviamente una forma umana di viaggiatore, ovvero di persona che gira per il mondo in sella ad una moto.
È a tutti gli effetti una delle forme più evolute di turista: ha imparato a muoversi con destrezza nell’ambiente circostante, si procaccia il cibo, a volte con successo, a volte meno quando non capisce l’idioma locale e deve prodursi in gesti al limite dell’oscenità portandosi la punta delle dita di una mano chiuse verso la bocca; cosa questa che si dice abbia prodotto risultati drammatici perché in alcune culture dell’Anatolia centromeridionale è un esplicito invito al coito orale.
Il motoviaggiatore, dicevamo, si veste e si equipaggia in maniera adeguata alla meta che si è prefissato, tralasciando ogni bagaglio superfluo. Riesce a stabilire un percorso che da casa lo porterà a destinazione e ritorno, prenoterà i posti dove dormire oppure si fiderà di regole di sopravvivenza che gli hanno consentito sempre o quasi di trovare un riparo per la notte. Insomma, il motoviaggiatore, lasciato libero nel suo ambiente, è uno che sa cavarsela, uno sgamato, a suo modo ha mestiere!
Il problema, viene quando la persona che ha sempre viaggiato partendo dal proprio garage si ritrova a dover fare i conti con la forma di turismo più classica, ovvero quella che prevede spostamenti in aereo, treni, aeroporti, check in, biglietti, traghetti, alberghi, orari, domeniche quando trovi chiuso, prenotazioni… un inferno, dal quale il povero motoviaggiatore, che credeva di avere il mondo a portata di manopola del gas, si sente escluso, come se invece di essere una belva da combattimento, si ritrovasse a fare la parte del pulcino.
Oltre ai casi in cui il motoviaggiatore spedisce incautamente il proprio mezzo per visitare destinazioni molto lontane, questi casi si presentano a noi reporter che giriamo in Paesi lontani per i pochi giorni necessari al reportage. Di solito il viaggio in moto, che è sempre stato come d’obbligo un piacere dalla partenza dentro il garage fino al punto più lontano e ritorno, dove le uniche preoccupazioni sono la stanchezza e poco altro che male male a casa ci torno, diventa uno sbattimento di orari di aerei, treni, ritiro della moto, riconsegna, orari di alberghi, dove spesso sei strettissimo, e stai in ansia che non ci siano intoppi o disguidi, perché hai ritmi serratissimi da rispettare.
Oltre a questo, la difficoltà sta nel conciliare il bagaglio di un normale viaggio in aereo con quello di un viaggio in moto. Lo sappiamo tutti che in moto si viaggia leggeri, ma cominciate a pensare anche solo alla roba che avete addosso quando partite per le ferie in moto (tuta intera, casco, guanti, stivali, paraschiena, antiacqua, materiale fotografico, telecamere, borse se non le prevede la moto in loco, e la lista può allungarsi a piacimento) e che dovete infilarla tutta in un bagaglio da aereo.
Per risparmiare spazio il motoviaggiatore parte con gli stivali addosso
La soluzione la si impara con l’esperienza, si fa di necessità virtù, si imparano un sacco di trucchetti, fra cui quello di partire direttamente con gli stivali addosso. Si, anche se è luglio e ci si scioglie al pensiero. Il problema di alcuni stivali, però, è che hanno il puntale di metallo come nel caso dei Forma Cape Horn che vedete in foto e che non va molto d’accordo con i metal detector dell’aeroporto. Per questo, nel programmare il suo prossimo viaggio, il tipaccio che vedete in foto sta tagliando via questo accessorio, sperando che non debba ritrovarsi costretto a toglierseli, come all’ultimo check-in.
O almeno, si ricorderà di non mettersi i calzini bucati.