Parliamoci subito chiaro: scrivo di moto, ma non di sport, compito che lascio ad altri sicuramente più preparati di me. Non seguivo le gare neanche da ragazzo, neanche della classe più alta, so a malapena chi è Eddie Lawson o Kevin Schwantz o Randy Mamola più per sentito dire che altro, so cosa può aver combinato Giacomo Agostini perché ho seguito delle trasmissioni documentarie sulla Rai, e attualmente non vedo mai o quasi la SuperBike.
Però ho cominciato a guardare con costanza e assiduità la MotoGP da quando quel ragazzetto marchigiano coi capelli a bischero ha cominciato a correre nella 500 2 tempi, vincendo, cadendo, sorpassando e rimontando posizioni su posizioni negli ultimi cinque giri come se fosse stato l’unico capace davvero di guidare una moto. Appassionante, spettacolare, simpatico al punto da farsi venerare dai media e dal pubblico, che vedeva in Valentino Rossi non solo un fenomeno capace di vincere una gara dopo l’altra, ma un giovane mito capace di rendere ogni gara una vera sfida fatta di battaglie e bagarre.
Almeno in Italia, la massima classe e il portacolori italiano erano entrati dappertutto, in ogni casa, in ogni discussione fra appassionati e non, in ogni conciliabolo da spiaggia o da bar. La madre di un amico all’epoca settantatreenne, nel momento in cui si dibatteva per il monogomma o meno, chiese se a quel ragazzo si sarebbero decisi a dargli le gomme buone o no.
La MotoGp, piaccia o no allo zoccolo duro di appassionati da sempre che in qualche modo si sono visti scippati di una sorta di autorità in materia dal numeroso popolo di tifosi improvvisati intenditori per l’occasione, era diventata un fenomeno di massa , un po come lo sci all’epoca di Tomba o la vela ai tempi della Luna Rossa. Probabilmente, anche io faccio parte di questa massa di followers sbocciati insieme al fenomeno Rossi. Il seguito della storia è recente: vuoi per l’evoluzione della tecnica e dell’elettronica, vuoi per l’arrivo di piloti che di volta in volta sono riusciti a fare gare esclusivamente al comando e di conseguenza senza battaglie entusiasmanti da seguire, la vera sfida durante la MotoGp è quella di riuscire a restare svegli per tutta la durata della gara.
Però si continuava a vederla, anche grazie agli sforzi dei commentatori che erano bravi ad illudere il pubblico che lo stop dal podio di Rossi era un fenomeno momentaneo dovuto a scelte momentaneamente sbagliate ma che lo spettacolo sarebbe tornato presto. Purtroppo così non è mai stato, nonostante i recenti ottimi risultati del mito di casa, e neanche il fenomeno Marquez, bravo e simpatico almeno quanto Rossi, ma vittima proprio della tecnologia impossibilitato a mostrare la propria combattività, riuscirà almeno alle nostre latitudini a portare un po di interesse per la specialità.
Ovviamente, la mazzata finale l’ha data il portare il circo della MotoGp sui canali a pagamento. Se prima anche senza volere una telecronaca in orario in cui sinceramente con difficoltà avevi una beneamata minchia (per dirla alla Antonio Albanese) di meglio da fare lo potevi anche incrociare, ora devi andarti a cercare orari e canali non immediatamente accessibili ( io ho speso 125 € per un altro decoder) a meno che non si sborsino cifre ben più sostanziose per la pay tv.
…” la MotoGP??!! ma la fanno ancora?”
Sicuramente, come detto fin dall’inizio, non sono un appassionato vero, mi ricordo di rado che è la domenica della MotoGp e se devo scegliere fra guardare qualcun altro che corre o andare a farmi un bel giro in moto, il dubbio neanche mi viene, sicuramente meglio la seconda! In tutto questo, però, parlando in spiaggia con un amico appassionato di moto, qualche dubbio sul seguito che la specialità possa continuare ad avere, mi è venuto. Sentendoci parlottare dei risultati di Rossi, un vecchio amante delle Ducati dell’ombrellone accanto ci ha chiesto: ” la MotoGP??!! ma la fanno ancora?”