Fare il motociclista solitario (che non deve smazzarsi nessuna paturnia) o girare in motocicletta in gruppo? Il kiddo ci dice la sua.
Probabilmente, il motociclista è un essere che tende a raggrupparsi. Per marchio o modello, per tipo di uscite, per ritmi e gusti. Un po’ per via del fatto che quando ci si ferma si ha modo di commentare la strada, il percorso, i posti che si attraversano; oppure semplicemente per sicurezza se qualcuno ha un problema, ma credo che principalmente il motivo, per molti che preferiscono andare in motocicletta in gruppo, sia semplicemente pigrizia.
Avere un amico che si smazza la pianificazione del percorso, che passa il tempo su Maps per cercare le strade più belle e che poi propone agli altri evidentemente è fondamentale, perché bello sì avere la moto, poterla cambiare, accessoriare e tante belle storie, ma se poi non si sa dove andare a sfogare il bisogno di dare il gas, è inutile! La conseguenza più naturale è accodarsi agli amici e lasciare che ci guidino.
Sinceramente, anche per non apparire il solito orso che va a giro sempre da solo, o perché esplicitamente invitato, ho provato anche recentemente ad aggregarmi a qualche gruppo, sia per uscite su strada che fuori, e sinceramente è sempre stata una esperienza traumatica, o quantomeno deludente: non riesco a stare in mezzo al gruppo.
Saranno i tanti anni passati a cercarmi da solo i miei percorsi, a fare “scouting” come diciamo adesso di strade asfaltate e non; a tenere il mio, di ritmo, e non quello imposto dal gruppo o da chi fa strada, ma dopo pochi minuti con l’ansia di perdermi chi mi sta davanti o rallentare o rischiare di farmi tamponare da quello dietro, trovo una scusa e mi metto in fondo, spesso lasciando il gruppo qualche centinaio di metri avanti senza perderlo mai di vista, ma con un enorme sollievo di non dovermi trovare là in mezzo, domandandomi come diavolo facciano gli altri a starci, e mi sorprendo non poco di vederli così felici e sereni.
Non capisco come si possa stare dietro a uno che sa già il percorso e magari quindi fa un passo decisamente svelto, mentre gli altri che inseguono devono forzare l’andatura per tenere il ritmo, che giocoforza non è il loro, prendendo quindi anche dei rischi, o comunque impossibilitati a godere di quella armonia, di quel senso di libertà infinita che solo la bella guida della propria moto può dare perché forzati al passo di un altro.
Farsi un bel giro in moto significa scoprire, esplorare, lasciar scorrere le ruote su un bel tratto tutto da guidare fra una piega e l’altra danzando insieme alla propria appendice meccanica, la moto; oppure, nel fuoristrada, superare agilmente un ostacolo, impennare per superarne un altro, gestire il peso, derapare, in una parola: giocare. Come posso essere libero di giocare in mezzo a una fila indiana dove il mio unico pensiero è di stare al passo?
Il bello di un itinerario è anche, forse più di altri, la sosta; rallentare fin quasi a fermarsi, sentire un odore, osservare con attenzione un particolare, dei colori, uno scorcio panoramico, un monumento seminascosto che merita una deviazione per essere visto da vicino, magari fotografato, e proprio il prendersi il tempo per uno scatto anche col cellulare regala quel senso di libertà che più di ogni altro ogni motociclista ricerca.
Quando vado in moto voglio decidere io se e quando mi voglio fermare, se un pezzo di strada merita di essere guidato più svelto o meno, e non riesco a delegare a una guida, seppur bravissima, le decisioni in merito al mio andare in moto, anche perché purtroppo, spesso l’andare in fila serrata, inconsapevoli quasi del tutto dell’itinerario che si sta seguendo e impossibilitati a guardare cosa si ha intorno, trasforma ogni uscita in una sorta di corsa in circuito, dove il panorama e l’itinerario non hanno ovviamente motivo di essere considerati.
Non so se devo imputare il fatto che dopo una uscita in motocicletta in gruppo mi riprometto di non farne seguire altre, se possibile, alla mancanza di capacità di aggregazione; ma preferisco pensare che con l’avanzare dell’età sia riuscito a raggiungere una certa maturità motociclistica, unita all’enorme piacere che mi dà pianificare il mio percorso, la strada da esplorare, la sosta dove fotografare che è importante quanto e più dell’uscita in moto stessa, perché sarà il ricordo che potrà rimanere di quella giornata.
Di sicuro, so che quando esco in moto, mi diverto di più quando siamo in coppia, al massimo coi pochi amici fidati. O anche tanti, l’importante è che faccia da guida io!