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La volta che mi presi la Moto Guzzi V10 Centauro

di Kiddo

Nella vita di ogni motociclista è normale che ci siano fasi varie e differenti, momenti in cui si esce dal seminato, in cui si cambia totalmente genere da quello che si è sempre avuto o sperimentato, ed è anche bello. E’ una cosa che fa crescere, provare a prendersi una custom dopo tanti anni di sportive, oppure un motard dopo l’esperienza del cross, una racing dopo tanti chilometri macinati su moto da turismo.

A volte, ma dubito che lo facciano i veri motociclisti, e qui partiranno le lettere offese in redazione, si rinuncia anche a tenerla, una moto. “Vendo causa arrivo di un figlio”, si legge spesso sugli annunci di vendita, quando, e lo dico per provata esperienza, proprio dopo che quell’adorata creatura sarà venuta al mondo la moto, e “l’obbligo” di far girare un po’ l’olio perché non si sciupi il motore, sarà la scusa perfetta per prendersi qualche mezz’ora d’aria.

Proprio qualche tempo dopo la nascita del mio primogenito – e in vista di un periodo di difficoltà a continuare la vita da zingari in sella alla moto insieme alla mia consorte – mi cominciarono a prudere le mani, ed effettivamente il momento era valido per cominciare a guardarsi intorno e sfogare malcelate passioni, fedifraghi propositi, tradimenti sfacciati rispetto al mio solito genere di moto, le maxienduro, che mi aveva sempre accompagnato fino ad allora. Mi attirava il motard, da morire. Mi immaginavo a spinnazzare su una ruota con uno di quegli affari che spesso vedevamo quando passavamo con mia moglie nel sud della Francia. Ma solo l’idea di dare via il mio GS 1100 per un monocilindrico mi faceva rabbrividire. La moto, per me, aveva due cilindri! Un mono mi pareva più che altro un balocco, una moto che non si poteva andare in due non era una moto.

Il periodo, parliamo della fine dello scorso millennio, vedeva il dominio di cruiser e varie robe strane, molto spesso in chiave ibrida. Nacquero in quegli anni, soprattutto, la Ducati Monster, le 883 sportivizzate, la Bimota Mantra, l’Aprilia Motò, in molti sognavano la Yamaha VMax e anche Moto Guzzi, a modo suo, propose una moto dalla nicchia abbastanza indefinibile, che ovviamente suscitò i più triti pareri discordanti. Sto parlando, ovviamente, della Moto Guzzi V10 Centauro.

Costruita letteralmente attorno al poderoso motore quattro valvole, che fino a qualche tempo fa leggevo fosse il motore più potente mai costruito in Casa di Mandello, una sorta di dragster lunga e confortevole, dalle linee rotondeggianti e personalissime. Una linea particolare, di carattere, che o si odia o si ama, senza compromessi. Difficile in realtà trovare una definizione per il genere di moto che rappresentasse, con tutto quel motore, quella coppia, così gustosa, così soddisfacente e inutile tanto gnucca da farla girare in curva com’era. Una moto – la Moto Guzzi V10 Centauro – mi si perdoni il termine al quale questo blog non e’ uso farvi avvezzi, “tutta cazzo”, per citare il Devoto-Oli.

Anche da spenta, per provare a sedersi sopra, si capiva quanto ci si poteva sentire maschi a bordo della Moto Guzzi V10 Centauro. fino a quando non veniva il momento, nostro malgrado, di dover smettere di sognare di fare brum brum e si spingeva con la punta del piede la stampella laterale, innaturalmente avanzata, con una terrificante molla di ritorno automatico che obbligava a tenere la gamba completamente dritta al momento di adagiare la moto sul cavalletto. Le prime volte era angoscia che non tornasse indietro lo stesso o si rompesse qualcosa quando sarebbe stato impossibile recuperare la moto che cade, successivamente era pura fede!

Scovai una splendida Moto Guzzi V10 Centauro Rossa

Moto Guzzi V10 Centauro

Sulla mia strada della perdizione, alla ricerca di qualcosa che mi facesse sognare nuove emozioni, cominciai a cercarne una e, venduto il nostro adorato GS, azione che mia moglie tutt’oggi mi rimprovera, scovai da un concessionario di Venturina una splendida Moto Guzzi V10 Centauro rossa, modello sport, quella col copricodino e le bande bianche, praticamente seminuova.

Per me sarebbe stato davvero un colpo di testa, una scelta di passione pura.

Ovviamente ero timoroso, il cambiamento sarebbe stato davvero importante, era decisamente il momento di concentrarmi sui figli e la mia signora non era assolutamente favorevole, anche perché comunque prima o poi ci sarebbe dovuta salire anche lei!

Qualche tempo dopo, mi ero raccattato un ferro vecchio, un Teneré Yamaha 660, perfetto per i miei pochi spostamenti, mentre continuavo a sognare la Centauro. Il caso volle che in un negozio di giocattoli, un pomeriggio che portavo a spasso col passeggino il frugoletto, vidi un modellino molto ben fatto della Moto Guzzi V10 Centauro, gialla. Ovviamente lo comprai subito, e tornato a casa esclamai orgoglioso a mia moglie “amore, ho preso la Centauro!”

Lei scosse il capo, dicendo che prima o poi, se lo sarebbe aspettato, ma senza fare grandi scenate. “Eccola!” le dissi io tirando fuori il modellino, e ancora oggi non saprei dire se fu sollevata o un tantino delusa.

La mia Centauro gialla rimase per poco tempo su una mensola ad altezza a prova di girello, successivamente carpita da rapaci manine che la esplorarono con il garbo dovuto ad un oggetto al quale il babbo teneva molto, poi fagocitata dal cestone che conteneva tutte le altre macchinine.

La Moto Guzzi V10 Centauro. quella vera, non l’ho mai avuta, e mi dispiace non poco. Rimane ovviamente una delle moto che mi sono rimaste nel cuore e visto che i ragazzi stanno diventando grandi, chissà che un giorno, prima o poi, non riesca a togliermi anche questa voglia.

 

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