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Maledetto navigatore… ma anche no.

Alle volte l’utilizzo del navigatore può portare fuoristrada, e così si finisce per scoprire un inaspettato e divertente percorso.

Ormai i nostri amati smartphone fanno praticamente tutto, prossimamente anche il caffè, in un solo dispositivo, piccolo e leggero, abbiamo il necessario per viaggiare: possiamo fare foto di buona qualità,  accedere ad internet, controllare la posta e anche un navigatore… ah, è vero, si può telefonare. Ovviamente stiamo parlando di un utilizzo amatoriale, non sostituisce certo una macchina fotografica di un certo livello, né un navigatore GPS e nemmeno un PC, ma per foto veloci, magari da condivide sui vari social o per evitare di perdersi va più che bene.

Yamaha Super Ténéré XT1200Z

Per affrontare dei reportage si cerca di organizzare ogni dettaglio: quali strade percorrere, punti di interesse, eventuali deviazioni, alberghi e ristoranti. Insomma pianifichiamo un percorso sul navigatore e lo memorizziamo, anche per l’uso offline, soprattutto quando andiamo all’estero, dove i nomi dei paesi o le strade da percorrere non sono sempre facili da ricordare.

Una domenica mattina decido di farmi un bel giro in moto, da solo e senza nessuna meta da raggiungere. Insomma libero di esplorare, una delle cose che più mi piacciono. Da Reggio Emilia, mi dirigo verso la collina, ci sono belle strade e poco traffico, se si ha l’accortezza di evitare quelle principali, e dopo un’oretta sono già sul Passo del Lagastrello, valico dell’Appennino Tosco-Emiliano, al confine tra Emilia Romagna e Toscana. Un bel posto ad un’altezza di circa 1200 m s.l.m., non è difficile trovare un bel pezzo d’ombra lungo le rive del lago artificiale di Paduli, quindi relax assicurato. Qualche anno fa partecipai ad un viaggio stampa in questa zona e, parlando con alcune persone del posto, ebbi occasione di farmi raccontare magari qualche particolarità sulla zona e ne scoprii una veramente interessante.

Vista Passo del Lagastrello

A qualche chilometro dal lago, esiste un sentiero,  teoricamente chiuso alla pubblica circolazione che porta ad un incredibile punto di osservazione:  una base militare sbarrata e abbandonata, quindi non entrateci, fate i bravi. Ad ogni modo lungo questa stradina dismessa e mezza distrutta, ci sono punti dove godere di un panorama bellissimo, si ammira la vallata e il lago se si guarda verso la sponda emiliana e, appena più avanti, in prossimità di un tornante, si può osservare il panorama sulla sponda toscana.

Vista Passo del Lagastrello verso la Toscana

Dopo aver appagato la vista, decido di rimettere in funzione il navigatore dello smartphone. Invece di ritornare verso Reggio Emilia, per la solita strada mi viene in mente di puntare verso Cerreto Laghi, proprio consultando la mappa che visualizzo sul telefono. Il percorso che mi viene proposto non mi attrae più di tanto comincio a selezionare delle mete verso la mia nuova destinazione in modo del tutto casuale. La partenza non è delle migliori, le strade che pian piano affronto sono terribilmente strette, e a parte alcuni punti, non mi piacciono affatto. Procedo, d’altra parte ormai ho la curiosità di vedere dove diavolo vado a finire. Ad un certo punto, il GPS, mi indica che a 400 mt devo girare a destra. Poi 300, 200, 100… e la freccia mi indica di voltare. Guardo, in effetti c’è una specie di sentiero, una strada bianca, non più larga dell’ingombro della mia moto con le borse, e parte con una bella salitona, una di quelle. Inoltre, dopo la salita lunga circa 70/80 metri, la strada gira a sinistra e non si vede proprio dove va a finire. Dubbi: che faccio? La mia moto, la Yamaha Super Tenèrè è adatta a percorsi off road, l’ho presa per quello, ma ha come limite quello di avere un peso di oltre 260 kg, con le borse installate. Quindi il dubbio è di quelli “pesanti” insomma non vorrei poi trovarmi nella condizione di arrampicarmi, arrivare in cima, magari trovare la strada bloccata, o magari proprio non c’è e non avere spazio e modo per girare la moto. Questo è un bel limite per quando si va via da soli, bisogna far fede alla propria astuzia e forza, perché in caso di difficoltà ci si deve arrangiare. Alla fine decido di imboccare il sentiero. Intervengo sul controllo di trazione e lo escludo, non sia mai che a metà della salita poi mi pianto perché lo pneumatico posteriore inizia a slittare e mi trovo senza potenza per salire. Un minimo di rincorsa e via. Salgo verso la curva “ceca” chissà mai cosa mi aspetta; la motona sale, con qualche bella sgommata ma sale. Arrivo in cima, e da quel punto la strada sembra procedere verso la costa della montagna; in effetti il navigatore mi dice di procedere, nelle impostazioni di preferenza non ho escluso i percorsi fuoristrada. Procedo. La strada bianca è decisamente poco battuta, ma tutto sommato si va via abbastanza bene, in piedi sulle pedane, prestando attenzione soprattutto a grossi sassi che talvolta mettono a dura prova la stabilità precaria della moto.

Lungo un sentiero tra i boschi

Pian piano il percorso migliora, e il GPS mi indica di procedere per altri 6 km, prima della successiva svolta. La strada diventa pian piano sempre più bella, attraversa boschi nel silenzio più totale; non posso non fermarmi e ammirare un tratto di bosco, anche per lasciare spazio e tempo ad una lepre che scappa impaurita dalla mia presenza.  Chissà, mi chiedo, se dovessi fermarmi per un qualsiasi guasto alla moto, chi chiamo e dove gli dico che sono, e se anche riuscissi ad indicargli la posizione come diavolo mi raggiungono, con la “moto-carroattrezzi”?

Riparto, la strada continua per diversi chilometri nel bosco, il navigatore mi indica che vado bene, se lo dice lui… Finalmente raggiungo un bivio, ma non ci sono cartelli con indicazioni. A sinistra continua la strada off road a destra dopo qualche metro si intravede dell’asfalto; ovviamente il GPS mi indica di andare verso sinistra. Va be mi dico, tanto fino a quel momento era stato talmente bello procedere lungo quella strada che se anche mi avesse detto di andare a destra io alla fine sarei comunque andato dalla parte opposta. Sono ben 6 i chilometri che mi dividono dalla prossima indicazione, bene così. Finisce il bosco e, la strada continua lungo il costone della montagna, bello e finalmente si apre anche il panorama davanti a me verso un paesino sottostante. Oddio, d’improvviso fermo la moto, e ora cosa faccio? La strada è interrotta dal passaggio di un piccolo torrente, e anche se non sembra difficile transitarlo a “piedi” passando da una roccia all’altra, mi sembra decisamente più complicato da farlo in moto. Provo a osservarlo meglio, sposto qualche sasso, e trovo quello che per me potrebbe essere un punto di transito accettabile anche con la mia due ruote. Certo i dubbi sono molti, se sbaglio e perdo l’equilibrio, sono veramente nei guai, difficile ritirare la moto su in mezzo al ruscello da solo.

Passare con la Yamaha non è stato poi così difficile

Ritornare indietro non mi va, in fondo mancano poche centinaia di metri a raggiungere il centro abitato, voglio portare a termine questo fantastico inaspettato “taglio della montagna”. In piedi sulle pedane e con un filo di acceleratore mi infilo nel torrente: che figata. La moto passa, mi sono proprio divertito. Arrivo ad un cartello, da quel punto inizia il comune di Fivizzano. Grazie navigatore che hai pensato bene di ottimizzare il mio percorso regalandomi tanta adrenalina, ora la domenica aggiungo un nuovo itinerario.

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