“Ma dai, la Vespa col controllo di trazione… avevano paura di ribaltarsi?”
A questo penso mentre aspettiamo di metterci a tavola alla cena per la presentazione alla stampa della nuova Vespa 300 col nuovo ABS e traction control, dove sono presente, in veste di scrocco-collaboratore, insieme al direttore di Moto on the Road.
ABS e traction control sono diavolerie elettroniche che suonano un po’ strane, su un mezzo come la Vespa che è un’icona, una bandiera nazionale, bellissima perché inalterata nelle linee guida e nella sua semplicità, o quasi, dal suo esordio.
Per fortuna fra poco si mangia, il menù rende onore alla tradizione culinaria toscana, siamo a Barberino di Mugello, e come primo piatto propongono la Panzanella!
La Panzanella, se davvero qualcuno non la conoscesse, è un tipico piatto toscano della cucina più povera e contadina. Si prepara semplicemente strizzando del pane toscano raffermo e aggiungendo cetrioli e pomodori freschi a pezzi, come un’insalata. Si può arricchire, trasformandolo in un ottimo piatto unico estivo fresco e nutriente, con sedano, mozzarella e tonno. Indispensabile una bella quantità di cipolla rossa tagliata molto fine, olio e sale. Di solito, veniva preparata condendo il pane portato la mattina presto mentre si andava al lavoro nei campi, immergendolo nell’acqua di fonte e strizzandolo con le mani che avevano appena finito di zappare la terra, in piena ottemperanza alle norme igienico-sanitarie dell’epoca.
Per noi toscani la Panzanella è un’icona, un inno alla semplicità che può diventare poesia, oppure se alterata da mani inesperte, una tragedia disgustevole. Non puoi usare ingredienti non freschi, il pane non toscano oppure (orrore) strizzato male, l’olio non pizzichino; insomma sembra semplice ma non puoi neanche farne brutte imitazioni.
E infatti i nodi vengono al pettine: quando mi si presenta davanti la “Panzanella” del lussuoso ristorante, con raccapriccio mi accorgo che mi viene servita una composizione di crostini di pane forse al forno condita effettivamente con verdure fresche. “Ecco, lo sapevo – penso- mi hanno sciupato la Panzanella. Disgraziati!”
Come posso ribellarmi a questa ingiustizia? Come posso urlare tutto il mio sdegno senza passare per un invasato davanti ai colleghi di altre parti d’Italia e stranieri gabbati da un piatto che solo nel nome vorrebbe richiamare quello che costituisce un monumento della cucina nostrana? Fare una Panzanella così è come… mettere l’elettronica sulla Vespa, appunto.
Mentre ascolto il giudizio sui nuovi controlli elettronici istallati sulla Vespa di un collega a tavola con noi che ha già potuto provare lo scooter a proposito del nuovo ABS, quasi inavvertibile, così come il controllo di trazione, specie sul bagnato, assaggio il piatto e devo riconoscere che non è male. Niente a che vedere con quella che fa la mì mamma, ma si lascia mangiare. Anzi, diciamola tutta, è proprio buona!
Impossibile non associare le due cose, che sono partite da un nome, una formula quasi magica, semplice, oggetto di esportazione della nostra cultura e sono diventate col tempo qualcosa che è stato soggetto a trasformazioni, interpretazioni, e perché no, miglioramenti, a giudicare da come si ingozza il belga dietro di me.
Forse, il succo di tutta la questione è proprio questo, ovvero riuscire nel difficile intento di continuare a proporre qualcosa di ben identificato – un marchio, un modello, un prodotto, perché no un piatto – che, rimanendo fedele a se stesso, in fondo anche questa è un’insalata di pane, sia capace di rinnovarsi col tempo, i gusti, le mode, le esigenze.
Va bene, il nuovo ABS della Vespa sarà sicuramente perfetto. Ma se volete assaggiare la vera Panzanella a modo, la prossima volta datemi uno squillo, perché vi porto dalla mì mamma…