Due o tre consigli, assolutamente non richiesti, alle Case. Pensieri a voce alta scaturiti di fronte a un bicchiere di rosso. Anche due o tre diciamo.
Venezia è bella ma non so se ci vivrei. Quante volte l’abbiamo detta o sentita questa frase, uno dei luoghi comuni più usati insieme a non c’è più la mezza stagione, o vorrei avere un cane ma non ho il giardino. E quante volte, di fronte alla moto dei sogni nella vetrina di un concessionario, o sulle pagine di una rivista, o accanto alle grazie di belle figliole agli stand di un salone, ci siamo trovati a pensare “E’ bella, ma non so se la comprerei” (la moto dei sogni dico). Io parecchie.
Per esempio di fronte alla MV Brutale Serie Oro, votata coma la “Moto più bella di EICMA 2018”. In effetti è uno spettacolo, ogni bullone è fatto a mano, c’è da perdersi a osservare ogni piccolo particolare, dalla forcella agli scarichi, dal forcellone alla strumentazione, arte allo stato puro. Appunto, arte. Voi ci andreste in giro con un Caravaggio sotto braccio? Voglio dire, lasciamo perdere le considerazioni sul prezzo astronomico, ma anche costasse un terzo io avrei paura a guidare per strada un gioiello del genere. Un granello di polvere, orrore! Un sassolino che sfiora il parafango, sacrilegio! Comincia a piovere, presto a me un tendone da circo! E poi non la lascerei in un parcheggio nemmeno ci fosse intorno un fossato coi coccodrilli! Ok, esistono anche versioni più “economiche” della Superveloce o della Serie Oro, ma cari amici di Schiranna, forse sarò strano io ma un po’ di soggezione la mettete, fate anche qualche moto più bruttina, secondo me ne vendereste anche di più. (ok poso il fiasco)
Fin dalla presentazione del concept è attesissima osannatissima acclamatissima ammiratissima la Guzzi V85TT, e non solo dai talebani del marchio. In effetti a Mandello hanno fatto un bel lavoro, rendendo agile e snella una moto che per la struttura stessa del suo motorone rimane sempre bella massiccia. Ora che arriva dai concessionari però voglio vedere quanti di quelli che si dichiaravano pronti all’acquisto staccheranno davvero l’assegno. Che anche la Stelvio piace, ma non è che se ne vedano in giro così tante. Un consiglio: lasciate perdere le colorazioni monocromatiche e proponetela solo in versione giallo/bianca col telaio rosso. Anzi, se vi avanza vernice passatela ai cugini dell’Aprilia e fate pitturare così anche le rimanenze di magazzino dell’ETV Capo Nord, che così le fanno fuori al volo (hic!)
Una categoria di moto molto richiesta ma poco offerta è quella delle cosiddette dual, moto tuttofare per andarci al lavoro come al mare, magari avventurandosi in qualche stradello sterrato per arrivare alla spiaggetta nascosta, o perché no, arrivandoci per strade bianche direttamente da casa senza quasi mai toccare asfalto. Quella è grossa e pesante come una betoniera e non va bene sui sentieri, quella è piccola e leggera come un’acciuga e non va bene in autostrada, quella consuma come uno Shuttle, quella è troppo specialistica, quella è troppo chicchirillosa, quella costa un rene, quella si smonta a guardarla, insomma, forse l’offerta è bassa perché la richiesta è pretenziosa.
Una motina adatta però secondo me ci sarebbe, tant’è che ce l’ho in garage: la Ducati Scrambler Desert Sled. Bellina da morire, potente il giusto, ci si fa un po’ di tutto, compreso il fighetto al bar. Solo che… ok lo so che non è proprio da offroad, ma le moto sudicie mi garbano un sacco, e allora ecco che tra i sassi proprio agile non è, nel fango proprio ben gommata non è, e a tirarla su da terra (mi capita spesso anche senza l’aiuto del Chianti) proprio una piuma non è. E allora: visto che le sospensioni tutto sommato sospensionano, il telaio è bello robusto, e l’appetito vien mangiando, perché non fare una versione monocilindrica da 600/650 c.c., con due cerchi 18 – 21, bei tasselli, e 150 kg col pieno? Suvvìa, avete raddoppiato i cilindri della Panigale, che vi ci vuole a dimezzare questi?
E già che siamo nei dintorni di Bologna: recentemente mi è capitato di andare a spasso (e che spasso!) con una endurona dotata di cambio automatico. Che quando mi fermavo altri motardi notavano la mancanza delle leve storcevano il naso, si sa, certe rivoluzioni sono difficili da accettare. Invece secondo me è una ganzata! C’è da spippolare un po’ coi bottoncini al manubrio, ma si impara subito e si guida che è un piacere. Ehi voi di Borgo Panigale, mi sentite? Se l’idea del monocilindrico vi pare un po’ troppo a rischio etilometro almeno un accrocchio del genere sulla prossima Multistrada potreste metterlo. Ma sai come ci starebbe bene abbinato a un motore così pepato? Nel caso sappiate che il primo cliente ce l’avete già. Pure sobrio.
(per la foto di questo articolo non è stata maltrattata alcuna moto, solo i disegni del grande Oberdan Bezzi al quale chiedo scusa)