E’ davvero sorprendente osservare la quantità di scoperte rivoluzionarie che sono state fatte per caso, magari da persone che stavano cercando tutt’altro. Famosissimo l’esempio del barbiere che inventò rimestando fra varie sostanze chimiche una colla strepitosa; altrettanto noto a tutti quello dell’altro tipo, non ricordo il nome, che scoprì l’elettricità torturando giustamente le rane; meno noto anche quell’altro, quello che voleva andare in India e sbagliando drammaticamente strada si ritrovò a Santo Domingo (chiamalo scemo), ma che inventò la necessità di un navigatore satellitare.
Allo stesso modo, venticinque anni fa il geniale regista giapponese Katsuhiro Otomo dette vita a sua insaputa sulle pagine della rivoluzionaria graphic novel “Akira” niente meno che al Tmax Yamaha, o comunque uno dei più recenti maxiscooter di ultima generazione.
Sto evidentemente parlando della moto di Kaneda, capo della banda di motociclisti-delinquenti protagonista del fumetto e del film, uscito appunto nel 1988 e ambientato in un 2019 postapocalittico, dove mutazioni genetiche e catastrofismo alla giapponese si mischiano in una magistrale serie di scene visionarie, sorprendenti per qualità e immaginazione, incredibilmente attuale. La moto di Kaneda era assolutamente fuori dai canoni di qualsiasi mezzo in produzione all’epoca, volutamente fantascientifica, mischiava caratteristiche da custom e supersportiva; un po’ astronave e un po’ maxiscooter. Solo che all’epoca, i maxiscooter non c’erano!
La differenza sostanziale della moto di Kaneda stava nella posizione di guida, che non era “a cavallo” della moto, bensì “dentro”. Il pilota non aveva le gambe dietro bensì in avanti: rivoluzionava il modo di guidare, senza spingere sulle pedane ma controsterzando grazie al controllo delle braccia sull’avantreno, che si muoveva insieme alla parte anteriore del telaio della moto. Inevitabile passare decine di volte le scene di guida del film, dal 2002 in dvd, per vedere cosa si erano inventati.
Chi all’epoca ha potuto osservare questa strana motocicletta, probabilmente si sarà chiesto se in futuro sarebbe stato creato qualcosa che gli assomigliasse, se quella geometria così insolita avrebbe mai potuto prendere forma. Effettivamente da qualche anno, per la precisione dall’uscita degli ultimi modelli di Tmax, il maxiscooter Yamaha, chi ha avuto impresso nella memoria quello strano oggetto avrà avuto prima un forte senso di dejà vu, e poi avrà esclamato: “cazzo, finalmente hanno fatto la moto di Kaneda!”. Vabbeh, ammettiamo pure che gli scooter non ci piacciono, non hanno le marce e quindi non si considerano motociclette a tutti gli effetti, però se Otomo poteva aver avuto una visione del futuro, senz’altro si accosta tantissimo a questi nuovi plasticoni sportivi.
In realtà, bisogna dire che a parte la posizione di guida alternativa a quella della moto tradizionale, anche gli scooter più avanzati ne hanno di strada da fare prima di arrivare alla tecnologia della moto che Kaneda fa costruire su suo disegno (forse perché studente di un istituto tecnico dove si studia meccanica), anche perché sembra che i motori elettrici siano posizionati sulle due ruote motrici, e ci sono servomeccanismi che agevolano l’accesso al posto guida aprendo la moto come se avesse il telaio che si piega nel mezzo, anche, come detto, durante la guida. E tutto questo impennando, derapando e sgommando.
La visione della moto del futuro, quindi, sembra che avesse poco a che fare con i mezzi decisamente più votati alla ricerca della sicurezza che dell’emozione che vediamo uscire dai concessionari, e la moto di Kaneda rimane un’invenzione della migliore fantascienza, così come, fortunatamente, la guerra nucleare che distrugge Tokyo nel luglio 1988.
Per chi non lo avesse mai visto, il film di Otomo è visibile nelle sale cinematografiche il 29 maggio 2013, in occasione del 25° anniversario dell’uscita del film. Consigliamo di andare a vederlo, magari in moto.